Bruxelles – Un Paese diviso a metà, tra le aspirazioni della maggioranza della popolazione di entrare nell’Unione Europea e la maggioranza parlamentare a sostegno di una legge di ispirazione russa. A un anno dalla richiesta formale di adesione all’Ue, la Georgia si trova in un momento delicatissimo del suo percorso europeo, come dimostrano le immagini che arrivano da Tbilisi. Nella tarda serata di ieri (7 marzo) migliaia di cittadini sono scesi nelle strade e nelle piazze della capitale georgiana per protestare contro l’approvazione in prima lettura da parte del Parlamento di una legge sugli agenti stranieri che – in caso di approvazione definitiva – avrebbe un impatto negativo sui diritti e le libertà fondamentali nel Paese del Caucaso meridionale.
Davanti al Parlamento scene quasi da film, con i manifestanti respinti con idranti e gas lacrimogeni dalla polizia in assetto antisommossa, mentre sventolavano le bandiere della Georgia e dell’Unione Europea e gridavano Fuck Russian law. Fotografie e video che diventeranno iconici, come ennesima dimostrazione di sostegno popolare alle aspirazioni del Paese ai valori che accomunano i georgiani ai cittadini comunitari. Questa mattina (8 marzo) le forze dell’ordine riportano 66 arresti tra le frange più violente dei manifestanti, che hanno lanciato pietre e molotov contro la polizia, nel tentativo di entrare nel cortile della sede istituzionale dell’organo legislativo.
Le proteste sono arrivate dopo l’adozione in prima lettura della nuova legge sulla “trasparenza dell’influenza straniera”, che prevede la registrazione di tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero come ‘agente straniero’. Un progetto di legge che assomiglia sostanzialmente a quello in vigore in Russia dal primo dicembre dello scorso anno (che ha ampliato l’utilizzo politico dell’etichetta ‘agente straniero’ già utilizzata dal 2012 per colpire media indipendenti e Ong). Mancano ora la seconda e la terza lettura, mentre la presidente della Georgia, Salomé Zourabichvili, ha già messo in chiaro che porrà il veto sulla legge: ma il Parlamento può comunque non tenere in considerazione il suo parere. Il progetto di legge sarà anche inviato alla Commissione di Venezia – l’organo consultivo del Consiglio d’Europa sull’adozione di Costituzioni conformi agli standard europei – che può offrire un parere ma non ha nessun potere esecutivo.
“Si tratta di uno sviluppo molto negativo per la Georgia e per il suo popolo”, è l’attacco dell’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, commentando la possibile nuova legge in Georgia: “Nella sua forma attuale, rischia di avere un effetto raggelante sulla società civile e sulle organizzazioni dei media, con conseguenze negative per i molti georgiani che beneficiano del loro lavoro”. Una legge “incompatibile con i valori e gli standard dell’Ue”, che in sostanza “va contro l’obiettivo dichiarato della Georgia di aderire all’Unione Europea”, ha precisato Borrell, avvertendo che “la sua adozione definitiva potrebbe avere serie ripercussioni sulle nostre relazioni“. Gli ha fatto eco il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, che ha ribadito come “l’impegno per lo stato di diritto e i valori umani è la chiave del progetto dell’Ue” e che “il diritto alla protesta pacifica è alla base di ogni democrazia”. Molti anche gli eurodeputati a sostegno dei manifestanti georgiani: “A Tbilisi stanno scendendo in piazza per esprimere il loro dissenso contro la legge putiniana”, ha ricordato con forza la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno: “Siamo al loro fianco e li difenderemo”.
Woman holding an EU flag facing water cannon by herself. Happening now in #Tbilisi. Georgian people are out in the streets to defend the country’s European future amid ruling party’s adoption of Russian foreign agent law.
Georgia’s future will be European. #NoToRussianLaw pic.twitter.com/7sYqAUfmBw
— Katie Shoshiashvili (@KShoshiashvili) March 7, 2023
La Georgia tra Ue e Russia
La Georgia ha fatto richiesta di adesione all’Ue il 3 marzo dello scorso anno. Tuttavia, in linea con il parere della Commissione, al vertice dei leader del 23 giugno è stato deciso di garantire non lo status di Paese candidato ma la “prospettiva europea”. A cavallo della decisione di Bruxelles, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo georgiano ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo per aver fallito l’obiettivo sulla candidatura all’adesione. I tratti comuni di queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia (quello ufficiale dell’Unione Europea).
Tutte le proteste sono indirizzate contro il premier Irakli Garibashvili e soprattutto contro il partito di governo Sogno Georgiano, che non a caso sostiene il progetto di legge sulla “trasparenza dell’influenza straniera”. Il leader del partito al potere è l’oligarca Bidzina Ivanishvili, che compare nella risoluzione non vincolante del Parlamento Europeo, in cui è richiesto alla Commissione di imporre nei suoi confronti sanzioni personali. A questo si aggiunge il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord: la candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Nell’agosto del 2008 l’esercito russo aveva invaso (per cinque giorni) la Georgia e da allora Mosca riconosce i territori separatisi dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia come Stati indipendenti e ha dislocato migliaia di soldati nell’area, per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia. La legge georgiana sugli agenti stranieri, così simile a quella russa, sembra un ulteriore tentativo del Cremlino di influenzare la politica interna ed estera del Paese confinante.