Bruxelles – Energia eolica, solare, geotermica, idroelettrica senza serbatoio e non solo. C’è anche l’energia nucleare tra le cinque le tecnologie energetiche considerate ammissibili ai regimi di sostegno diretto per i nuovi investimenti per la produzione di energia elettrica, secondo la bozza di regolamento per riformare il mercato elettrico dell’Ue che la Commissione europea dovrebbe avanzare giovedì 16 marzo. Il documento – visto da Eunews, ma che potrebbe andare sempre incontro a modifiche prima dell’adozione definitiva da parte del collegio – conferma che la Commissione europea sta portando avanti il lavoro di riforma del mercato elettrico dell’Ue in maniera molto meno radicale e strutturale di quanto ci si aspettasse quando le discussioni si sono avviate ormai un anno fa, nel pieno della guerra di Russia in Ucraina.
La richiesta di una revisione del mercato elettrico è arrivata da diversi stati membri Ue nel momento più drammatico della crisi energetica trainata dall’aumento dei prezzi dell’energia, in particolare di fronte ai picchi di prezzo dell’elettricità trascinati dai prezzi alti del gas. A spingere di più sulla riforma strutturale del mercato elettrico sono stati soprattutto Paesi come la Francia, la Spagna e anche l’Italia che si sono spinti a chiedere un vero e proprio ‘decoupling’ dei prezzi, un disaccoppiamento dei prezzi del gas e dell’elettricità per evitare l’effetto contagio. Nella proposta che la Commissione europea metterà sul tavolo degli Stati membri, in vista del prossimo Vertice Ue dei capi di stato e governo in programma il 23 e 24 marzo, per ora non compare una proposta di disaccoppiamento (decoupling) dei prezzi del gas da quelli dell’elettricità per evitare l’effetto contagio’. La Commissione punta piuttosto a orientare il mercato sui contratti a lungo termine in modo che sia regolato così: da un lato incentivi ai contratti di acquisto di lungo periodo per l’acquisto di energia rinnovabile, le cosiddette tecnologie inframarginali, e dall’altro i contratti per differenza, in cui se il prezzo di mercato è superiore al prezzo indicato nel contratto il produttore o lo stato pagano la differenza al consumatore.
Il mercato elettrico tra prezzi fissi e dinamici
I consumatori potranno scegliere se ricorrere a contratti a prezzo fisso o a contratti a prezzo dinamico: nel primo caso si tratta di contratti con prezzi sicuri a lungo termine per evitare sorprese; nel secondo, possono ricorrere ai contratti di prezzo dinamico con i fornitori se desiderano sfruttare la variabilità dei prezzi per utilizzare l’elettricità quando è più economica (ad es. per ricaricare auto elettriche o utilizzare pompe di calore). Nella bozza sfuma invece l’idea – sostenuta dall’Italia – di rendere i contratti a lungo termine in parte o del tutto obbligatori. “Non dovrebbero esistere schemi obbligatori, e la libertà di scelta dei contratti pertinenti deve essere preservata”, si legge nel documento.
Secondo la proposta i contratti di acquisto di energia elettrica (PPA) a lungo termine – che nella sostanza sono contratti privati a lungo termine tra un produttore (di energia rinnovabile o a basse emissioni di carbonio) e un consumatore – devono essere resi accessibili anche ai consumatori più piccoli (PMI e possibilmente anche cittadini). Attualmente – osserva Bruxelles – gli accordi di acquisto di energia elettrica possono proteggere dalla volatilità dei prezzi, ma sono per lo più disponibili solo per i grandi consumatori di energia in pochissimi Stati membri. La proposta cerca di superare gli ostacoli raccomandando agli Stati di garantire che gli strumenti per ridurre i rischi finanziari, comprese le garanzie statali, siano accessibili alle imprese che incontrano barriere all’ingresso nel mercato e non si trovano in difficoltà finanziarie.
Bruxelles pensa anche alle possibili future crisi dei prezzi dell’energia, come quella che si è verificata dopo l’inizio dell’aggressione della Russia in Ucraina. La Commissione europea dovrebbe proporre che in tempi di crisi, dovrebbe essere possibile per gli Stati membri intervenire nella determinazione dei prezzi, ma con un intervento limitato all’80 per cento del consumo degli ultimi 5 anni da parte del rispettivo consumatore. Altra novità è quella di introdurre il diritto di condividere direttamente l’energia rinnovabile, senza la necessità di creare comunità energetiche. La normativa è finalizzata a consentire ai (piccoli) produttori privati di condividere tra loro energia rinnovabile fino a 100 MW. “Una maggiore condivisione dell’energia (ad esempio la condivisione dell’energia solare in eccesso sul tetto con un vicino) può migliorare l’uso di energia rinnovabile a basso costo e fornire un maggiore accesso all’uso diretto dell’energia rinnovabile per i consumatori che altrimenti non potrebbero avere tale accesso”, si legge nel documento.
Inoltre la bozza conferma l’apertura della Commissione Ue a fornire incentivi anche all’energia nucleare attraverso i contratti di lungo termine. Energia eolica, solare, geotermica, idroelettrica senza serbatoio ed energia nucleare. Sono cinque le tecnologie energetiche considerate ammissibili ai regimi di sostegno diretto per i nuovi investimenti per la produzione di energia elettrica. La bozza conferma quanto aveva già anticipato la commissaria europea per l’energia, Kadri Simson, nelle scorse settimane, ovvero che la Commissione sta valutando di di equiparare l’energia nucleare alle rinnovabili per i contratti per differenza e gli accordi di acquisto di energia a lungo termine ma solo per quanto riguarda i nuovi investimenti.
La riforma del mercato elettrico dell’Ue è uno dei tre pilastri normativi del Piano industriale per il Green Deal annunciato nei giorni scorsi dalla presidente Ursula von der Leyen: insieme al ‘Net-Zero Industry Act’, per l’industria a zero emissioni, e al ‘Critical Raw Material Act’, la futura legge per le materie prime critiche. Al netto di cambiamenti dell’ultima ora, tutti e tre gli atti normativi dovrebbero essere presentati dalla Commissione Ue il 14 marzo, in tempo perché siano discussi al Consiglio europeo del 23 e 24 marzo. L’esecutivo europeo lavora alla proposta di revisione sulla base dei circa 1.350 feedback ricevuti nella consultazione pubblica sull’assetto del mercato elettrico, aperta lo scorso 23 gennaio e chiusa lunedì 13 febbraio.