Bruxelles – Un incontro deciso da tempo, ma che per Ursula von der Leyen è anche l’occasione per cercare di ricucire lo strappo con la sua Germania sul Green Deal Ue, la strategia di punta della sua Commissione. La presidente della Commissione europea è volata questo fine settimana a Berlino, in Germania, per prendere parte alla riunione di gabinetto del governo tedesco, dove ha pronunciato un discorso sulla competitività dell’Ue illustrando nelle linee quali saranno le priorità del suo Piano industriale green che sarà presentato la prossima settimana.
Un evento organizzato da tempo, precisano i portavoce dell’esecutivo europeo. Ma che arriva in un momento particolarmente delicato nei rapporti tra la presidente e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, dal momento che Berlino sta bloccando in seno al Consiglio Ue l’ultimo via libera al regolamento sulle emissioni di nuove auto e furgoni, uno dei fascicoli più importanti del pacchetto ‘Fit for 55’ che tra le altre cose prevede anche la fine della vendita dei veicoli con motore a combustione interna, diesel e benzina, a partire dal 2035. Se pure “brevemente”, lo stallo europeo sulle auto è finito in discussione tra i due leader tedeschi. “La discussione è stata ampia e si è concentrata su vari temi tra cui l’azione per il clima e l’economia. Si è discusso brevemente anche del dossier auto”, ha riferito la portavoce della Commissione europea, Dana Spinant, nel corso del briefing di oggi (6 marzo) con la stampa, rispondendo a una domanda sull’incontro con il cancelliere tedesco. Durante la sua visita a Berlino, è stata la stessa von der Leyen a riferire di un confronto “costruttivo” con Scholz e che i problemi sollevati che oggi stanno ritardando il via libera definitivo possono essere risolti. “Deve essere in equilibrio con i nostri obiettivi climatici sui quali c’è accordo”, ha affermato. “La discussione è costruttiva”, ha affermato la presidente.
Il portavoce per l’energia, Tim McPhie, ha poi chiarito oggi che la Commissione Ue sta “lavorando in modo costruttivo per sostenere il voto finale” sul dossier “e l’adozione di queste proposte in Consiglio, dopo il via libera al Parlamento europeo (lo scorso 14 febbraio, ndr) e l’accordo tra i negoziatori raggiunto a fine anno”. Il tema, ha confermato ancora, è stato affrontato “brevemente” nel corso del weekend dalla presidente e dal cancelliere tedesco. “I contatti con gli Stati membri proseguono a più livelli”, ha aggiunto il portavoce. Per ora la Commissione Ue non entra nel merito di quali potrebbero essere i prossimi passi da parte di Bruxelles in caso di una bocciatura o in caso di rinvio a oltranza. L’esecutivo europeo è l’unico ad avere il potere di ritirare l’atto legislativo, ma questo significherebbe dichiarare la sconfitta su uno dei fascicoli più importanti e ambiziosi del ‘Fit for 55’. Una iniziativa che si basa sul principio di neutralità tecnologica e si inquadra nell’obiettivo di arrivare alle emissioni zero dal 2050, ma su cui l’industria europea ha fatto pressioni perché fosse annacquata, lamentando tempi troppo stretti per la transizione.
La giravolta della Germania in Consiglio è però un fatto molto inusuale. I negoziatori dell’Eurocamera e del Consiglio Ue avevano raggiunto un accordo politico alla fine di ottobre sul dossier, che poi è stato avallato dal Coreper (comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Ue) il 16 novembre anche da chi, come l’Italia, oggi dice no. Generalmente, quando i negoziatori dell’Ue raggiungono un accordo politico, il via libera nelle rispettive istituzioni è solo un passaggio formale (come è successo il 14 febbraio a Strasburgo per l’Eurocamera). Questa volta in Consiglio non sembra esserlo. A frenare all’interno della coalizione di governo tedesco è il Partito liberale (FDP) nella voce del ministro dei Trasporti Volker Wissing, che ha incalzato la Commissione europea a presentare una proposta per cui i motori a combustione saranno venduti dopo il 2035 se si potrà dimostrare che sono alimentati con carburanti sintetici.
La Germania non è l’unico Stato in bilico, Italia e Polonia hanno confermato l’intenzione di votare contro e la Bulgaria si asterrà (che ai fini del raggiungimento di una maggioranza qualificata significa votare contro). Ma il ‘forse’ di Berlino è quello politicamente più di peso: intanto perché il Paese rappresenta il 18 per cento della popolazione e dunque sposta letteralmente l’equilibrio del voto in seno al Consiglio, dove la maggioranza qualificata si ottiene quando il 55 per cento degli Stati membri vota a favore (in pratica, 15 Paesi su 27) e quando gli Stati membri che appoggiano la proposta rappresentano almeno il 65 per cento della popolazione totale dell’Ue; poi perché è l’unico dei quattro Paesi che sta mettendo in dubbio il suo ‘sì’ per ottenere qualcosa in cambio, ovvero spinge per un impegno vincolante da parte della Commissione europea sull’inclusione post-2035 degli combustibili e-fuel, ovvero combustibili liquidi o gassosi, di origine sintetica, che vengono prodotti attraverso processi alimentati da energia elettrica.
L’accordo politico negoziato dai co-legislatori in ottobre già prevede un riferimento (un ‘considerando’ all’interno del testo di regolamento) al fatto che la Commissione europea presenti una proposta per l’immatricolazione dei veicoli che funzionano esclusivamente con combustibili CO2 neutrali dopo il 2035 e a un impegno della Commissione europea a valutare i progressi verso il target di zero emissioni per le auto, valutando anche se e-fuel e biocarburanti possano contribuire all’obiettivo. Dopo il rinvio della scorsa settimana, la presidenza di Svezia alla guida dell’Ue ancora non ha messo in calendario una nuova votazione, in attesa che la Commissione convinca la Germania senza necessità di stravolgere il testo dell’accordo.