Bruxelles – Sarà presentata “nei prossimi giorni” una nuova iniziativa dell’Unione Europea in collaborazione con la Polonia che darà più risalto nell’opinione pubblica internazionale al “problema sociale, tragedia e crimine” dei rapimenti e deportazioni dei bambini ucraini da parte delle forze di occupazione russe nel Paese. È quanto rende noto oggi (27 febbraio) alla stampa europea la portavoce dell’esecutivo comunitario, Dana Spinant, annunciando la proposta “sotto la leadership della presidente Ursula von der Leyen e del premier Mateusz Morawiecki“.
“Dobbiamo affrontare la drammatica situazione dei rapimenti dei bambini ucraini, per mandarli poi in adozione in Russia”, ha spiegato la portavoce, parlando delle “migliaia di bambini stimati dall’inizio dell’invasione” che hanno subito questo crimine. L’iniziativa attesa a Bruxelles potrà contare sul “supporto delle agenzie delle Nazioni Unite”, con l’obiettivo di “raccogliere testimonianze perché i bambini ucraini rapiti possano essere ritrovati e i responsabili siano portati davanti alla giustizia”. A Mosca ormai non si fa più nemmeno segreto delle adozioni forzate, come testimoniano alcuni video della commissaria per i Diritti dei bambini della presidenza della Federazione Russa, Maria Lvova-Belova, che ringrazia l’autocrate Vladimir Putin per averle rese possibili e confermando di aver lei stessa ‘adottato’ una ragazzina 15enne di Mariupol.
Two days after the US published a report claiming Russia has abducted at least 6,000 Ukrainian children, children's rights commissioner Maria Lvova-Belova tells Putin she "adopted" a 15-year-old from Mariupol herself.
"All thanks to you, Vladimir Vladimirovich!" pic.twitter.com/rTAP8MEU1g
— max seddon (@maxseddon) February 16, 2023
Il report di Washington sui rapimenti di bambini ucraini
Da un anno l’esercito del Cremlino ha messo nel mirino i bambini ucraini, non solo negli eccidi come Bucha e Irpin ma anche con una sistematica politica di rapimento, indottrinamento e adozione forzata in Russia. Le prime stime – per difetto – arrivano da Washington, grazie a un report pubblicato in collaborazione tra l’Università di Yale e il programma ‘Conflict Observatory’ del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti (istituito nel maggio dello scorso anno per documentare i crimini di guerra commessi o favoriti dall’esercito russo in Ucraina). Sarebbero almeno seimila i bambini ucraini trattenuti in 43 campi di rieducazione in Russia e in Crimea, nel tentativo di Mosca di russificare le regioni occupate.
Di età compresa tra i quattro mesi e i 17 anni, i bambini ucraini sono sottoposti ai cosiddetti “programmi di integrazione” (per indottrinarli con l’ideologia del Cremlino), in attesa di essere destinati all’adozione di famiglie russe. Secondo quanto si legge nel rapporto, i programmi sono “coordinati dal governo della Federazione Russa” ed espongono i bambini ucraini a una “visione del governo russo della cultura nazionale, della storia e della società”, con alcuni casi di addestramento militare. Si tratterebbe di palesi violazioni della Convenzione dei diritti dell’infanzia del 1989, a partire dal rapimento di bambini durante un conflitto armato fino al trasferimento oltre i confini nazionali e alla custodia prolungata senza il consenso esplicito dei tutori.