Bruxelles – Contratti a lungo termine e contratti per differenza, in una riforma strutturale del mercato elettrico Ue molto meno radicale e strutturale di quanto ci si aspettasse. La Commissione europea sta portando avanti il lavoro sulla riforma del mercato elettrico dell’Ue, uno dei tre pilastri normativi del Piano industriale per il Green Deal annunciato nei giorni scorsi dalla presidente Ursula von der Leyen: insieme al ‘Net-Zero Industry Act’, per l’industria a zero emissioni, e al ‘Critical Raw Material Act’, la futura legge per le materie prime critiche. Al netto di cambiamenti dell’ultima ora, tutti e tre gli atti normativi dovrebbero essere presentati dalla Commissione Ue il 14 marzo, in tempo perché siano discussi al Consiglio europeo del 23 e 24 marzo. L’esecutivo europeo lavora alla proposta di revisione sulla base dei circa 1.350 feedback ricevuti nella consultazione pubblica sull’assetto del mercato elettrico, aperta lo scorso 23 gennaio e chiusa lunedì 13 febbraio.
La richiesta di una revisione del mercato elettrico è arrivata da diversi stati membri Ue nel momento più drammatico della crisi energetica trainata dalla guerra di Russia in Ucraina, in particolare di fronte ai picchi di prezzo dell’elettricità trascinati dai prezzi alti del gas. A spingere di più sulla riforma strutturale del mercato elettrico sono stati soprattutto Paesi come la Francia, la Spagna e anche l’Italia che si sono spinti a chiedere un vero e proprio ‘decoupling’ dei prezzi, un disaccoppiamento dei prezzi del gas e dell’elettricità per evitare l’effetto contagio. In questo momento, però, complice anche il fatto che stanno scendendo i prezzi del gas, sembra che stia prendendo piede nel dibattito l’idea di un decoupling non radicale. A quanto si apprende, anche l’Italia dal punto di vista tecnico non arriva più a chiedere l’eliminazione del mercato di breve periodo ma la direzione verso cui si orienterà la proposta della Commissione è quella di incentivare i contratti di lungo periodo e per differenza, in modo che una buona parte del mercato sia regolata così, dal momento che da un lato assicurano stabilità e maggiore prevedibilità, dall’altro sicurezza per i consumatori evitando picchi eccessivi di prezzo.
Questa è la prospettiva che si sta delineando: da un lato incentivi ai contratti di acquisto di lungo periodo per l’acquisto di energia rinnovabile, le cosiddette tecnologie inframarginali, e dall’altro i contratti per differenza, in cui se il prezzo di mercato è superiore al prezzo indicato nel contratto il produttore o lo stato pagano la differenza al consumatore. In entrambi i casi l’obiettivo, a quanto si apprende, sarebbe lo stesso che si cerca di ottenere con un decoupling, ovvero evitare l’effetto contagio. Se oggi c’è una buona convergenza sull’idea di orientare il mercato sui contratti a lungo termine, a Bruxelles si sta ancora valutando l’ipotesi di renderli obbligatori, un’idea su cui inizialmente spingeva anche l’Italia ma su cui attualmente non c’è una forte convergenza. Francia e Spagna nelle scorse settimane hanno contribuito al dibattito presentando a Bruxelles le loro idee sulla riforma del mercato, e non è da escludere che anche l’Italia faccia altrettanto con un non paper (un documento informale) prima del 14 marzo. A quanto si apprende, nella proposta della Commissione Ue ci sarà una parte sul sostegno delle comunità energetiche.
Se l’Italia si schiera con Francia e Spagna, dall’altra parte dello schieramento ci sono Germania, Danimarca, Paesi Bassi, Finlandia, Lussemburgo, Lettonia ed Estonia che hanno scritto alla Commissione Ue per chiedere che la futura riforma del mercato europeo sia “mirata”, aiuti a mantenere “i vantaggi del design attuale e migliorare su quella base”, e che si concentri su una transizione verso un sistema a basse emissioni di carbonio al minor costo possibile per i cittadini e sulla sicurezza dell’approvvigionamento. Riforma sì, ma quindi senza grandi stravolgimenti del design attuale del mercato elettrico. A confermarlo oggi (27 febbraio) è stato Sven Giegold, Segretario di Stato tedesco per gli affari economici e l’azione per il clima, all’arrivo al Consiglio Ue informale dell’energia in corso oggi e domani a Stoccolma. La Germania in sostanza spinge per un approccio in due fasi della riforma del mercato elettrico dell’Ue, una prima fase in cui “adottare misure rapide sul fronte legislativo, da attuare già prima delle elezioni europee” che si terranno a maggio 2024. Poi arriverà “una riforma più ampia e sistematica per dare anche un segnale a lungo termine”.
Per Berlino la “riforma del design del mercato elettrico può avere vantaggi ma anche provocare danni a un sistema che funziona”. Per questo – ha aggiunto – “dobbiamo essere ambiziosi ma dobbiamo definire le priorità attraverso una valutazione d’impatto”. Entrando nel merito della futura proposta di riforma del mercato elettrico dell’Ue che dovrebbe arrivare il 14 marzo, il ministro chiude all’idea che i contratti per differenza e quelli a lungo termine – su cui si concentrerà la proposta di riforma – debbano essere resi obbligatori, come richiesto ad esempio dall’Italia. “I contratti dovrebbero beneficiare solo di nuove installazioni ed essere volontari”, ha spiegato. La futura riforma del mercato elettrico Ue è al centro della due giorni ministeriale e sarà l’occasione per i ministri per dare alla Commissione Ue una serie di input su come la riforma dovrebbe essere. Ma sembra confermato che la riforma sarà meno strutturale del previsto. “Le voci dicono che sarà una proposta più snella e più mirata e credo che” la riunione del Consiglio energia “sia una buona occasione per i ministri per fornire degli input alla Commissione”, ha confermato Ebba Busch, ministra svedese dell’Energia e presidente di turno Ue all’arrivo al Consiglio.