Bruxelles – L’ombra delle frodi a danno del bilancio dell’Unione europea. La Procura europea (EPPO) ha disposto il sequestro di oltre 170mila euro nei confronti di Stefania Zambelli, europarlamentare del Carroccio, membro della commissione Lavoro e della commissione speciale sulla pandemia Covid-19. Il provvedimento è stato ordinato nell’ambito di un’indagine su possibili frodi in materia di indennità parlamentari. Nel mirino degli inquirenti le spese legate ai quattro assistenti della deputata europea, che “secondo gli elementi di prova non hanno svolto le attività connesse alla funzione per la quale erano stati assunti, o le hanno svolte solo parzialmente, documentando falsamente la loro attività al Parlamento europeo”.
Il sequestro operato comprende “anche conti bancari e auto di lusso”, fa sapere l’ufficio della procura europea. Se le accuse dovessero essere confermate si configurerebbe il reato di frode ai danni del bilancio dell’Unione europea. In quel caso si dovrebbe procedere alla restituzione delle cifre di denaro contestato, o al risarcimento del danno procurato. Gli inquirenti al momento non si spingono in scenari di alcun tipo, ricordando che l’inchiesta, condotta assieme dalla Guardia di Finanza di Brescia, continuerà a seguire il suo corso.
Zambelli dovrà affrontare anche l’accusa che oltre alle irregolarità contestate si potrebbe aggiungere di aver intascato denaro pubblico illecitamente: “Si ritiene che l’eurodeputato abbia beneficiato anche delle somme corrisposte dal Parlamento europeo per le attività lavorative che il personale avrebbe dovuto svolgere“, scrive la Procura che accusa alcuni dei suoi assistenti di aver presentato titoli dei quali non sono in possesso.
Sul proprio profilo Facebook Zambelli pubblica la sua versione dei fatti. “In merito ai fatti che hanno determinato l’esecuzione del sequestro preventivo a mio carico, tengo a precisare che né io né i miei collaboratori abbiamo commesso alcun illecito“. L’esponente del gruppo Identità e democrazia (Id) si dice “a completa disposizione” dell’autorità giudiziaria, e ricorda un precedente che la riguarda. Nella precedente legislatura era già stata denunciata “dalla stessa persona” che oggi ha fatto scattare la nuova inchiesta. Allora “questa assistente è stata licenziata per giusta causa all’esito del giudizio , secondo le indicazioni ricevute dagli stessi funzionari del Parlamento Europeo, mentre nei miei confronti non è stato emesso alcun provvedimento”.