Bruxelles – Avanti con la transizione sostenibile e digitale, avanti con i piani di ripresa. L’agenda ‘green’ dell’Unione europea, che passa per le riforme e gli interventi del caso negli Stati membri, non va messa in discussione. A due anni dal varo di NextGenerationEU, il meccanismo di rilancio dell’economia sostenuto dal Recovery Fund, la Commissione europea produce una comunicazione utile per ricordare le regole del gioco. Non una proposta legislativa, quanto un pro-memoria per i governi. Questi, nessuno escluso, “dovrebbero continuare a garantire il loro pieno impegno a realizzare tempestivamente le tappe fondamentali e gli obiettivi dei loro piani” nazionali per la ripresa. Un condizionale che suona però da imperativo. Perché “la Commissione rimarrà vigile per garantire che i piani continuino ad affrontare le raccomandazioni specifiche per Paese e a raggiungere gli obiettivi verdi e digitali”.
Il dibattito non è di quelli nuovi, ma si inserisce in un confronto che, almeno per ciò che riguarda l’Italia, vorrebbe la ridefinizione di alcuni degli obiettivi già concordati con Bruxelles. Che chiude, una volta di più. Nell’attuazione dei piani nazionali per la ripresa e il perseguimento delle politiche necessarie per le transizioni verde e digitale, si mette nero su bianco “gli Stati membri dovrebbero mantenere il livello di ambizione di ciascun piano per la ripresa e la resilienza ed evitare il rinvio delle misure”. Avanti con le riforme, dunque.
Si riconoscono margini di manovra e di flessibilità, ma gli spazi non sono molti e neppure ampi. Per quanto riguarda le tempistiche, sono tollerati ritardi “limitati e proporzionati” tra la pubblicazione dei provvedimenti normativi e la loro effettiva entrata in vigore, “purché sia rispettata la certezza della loro applicazione e l’inizio degli effetti giuridici”. Dal punto di vista degli importi, e quindi le spese da sostenere, è tollerata una “una deviazione minima” dalle cifre specificate per l’obiettivo da raggiungere. “Tale deviazione minima è definita come una deviazione di circa il 5 per cento o inferiore”. Di più non si concede, e anzi si torna ad avvertire dei rischi in caso di deviazioni significative da impegni e tabelle di marcia.
Se non si attua il piano di ripresa come previsto e concordato i fondi del Recovery Fund possono essere bloccati . La comunicazione che ricorda come funzionano le cose, è chiaro: “Il regolamento sul Meccanismo di ripresa tiene conto di sviluppi negativi e imprevisti e consente sospensioni parziali o totali dei pagamenti per far fronte a carenze di attuazione”. Per cui, di fronte a sviluppi negativi nell’attuazione dei piani nazionali per la ripresa e la realizzazione degli obiettivi verdi e digitali, “queste situazioni dovrebbero essere eccezionali e corrette il prima possibile”.
A Bruxelles si è convinti più che mai della necessità di andare avanti come fatto finora. “A due anni dalla sua adozione, NextGenerationEU rimane un fattore chiave della trasformazione verde e digitale dell’Ue”. Non solo. Alla luce della guerra in Ucraina e gli shock che ne sono derivati, lo stesso programma per la ripresa, con i suoi piani nazionali, “è in grado di affrontare le sfide urgenti appena emerse legate alla sicurezza energetica dell’Ue, alla competitività industriale sostenibile e alla transizione industriale verso un’economia a zero emissioni, contribuendo nel contempo alla convergenza sociale ed economica verso l’alto”.
Da qui l’esigenza, avvertita a Bruxelles, di inviare un documento non legislativo ai governi per invitarli a “compiere ogni sforzo per sfruttare appieno le opportunità offerte dal dispositivo per la ripresa e ottenere risultati conformemente ai calendari che si sono impegnati nei loro piani”. Un richiamo nuovo, che nel caso tricolore nuovo non è, perché in più di un’occasione si è chiarito che la traduzione in pratica del Pnrr serve a evitare la recessione in tempi di incertezze.