Bruxelles – Sono almeno 2,7 miliardi di euro le nuove risorse che saranno con certezza a disposizione dell’Italia per finanziare l’indipendenza energetica dalla Russia. Al Consiglio Affari Generali che si è tenuto a Bruxelles è arrivato oggi (21 febbraio) l’ultimo via libera degli Stati membri all’accordo politico raggiunto con l’Eurocamera lo scorso 14 dicembre per aggiornare i Pnrr con un capitolo aggiuntivo dedicato a centrare gli obiettivi del ‘REPowerEU’, il piano presentato a maggio scorso per affrancare l’Unione dai combustibili fossili russi al più tardi entro il 2026.
Dall’aumento dei target di efficienza energetica negli edifici alle infrastrutture energetiche transfrontaliere, compresi i progetti di interesse comune, all’aumento della produzione di biometano sostenibile: il capitolo aggiuntivo ai Pnrr dovrà essere dedicato a progetti per sganciare i Paesi dalla dipendenza dai combustibili comprati da Mosca, e questo può voler dire anche nuove infrastrutture legate alle fossili, come i rigassificatori. L’accordo prevede però che i fondi dedicati alla costruzione di nuove infrastrutture fossili non superino il 30% delle risorse complessive del nuovo capitolo REPowerEu, come ha spiegato un funzionario Ue dopo l’accordo. In ragione della necessità di costruire nuove infrastrutture che aiutino i Paesi a diversificare le fonti russe, viene derogato anche il principio del ‘Non arrecare un danno significativo all’ambiente’ (Dnsh, acronimo di ‘Do No Significant Harm’), che invece è uno dei pilastri cardine dei Pnrr.
Le risorse di REPowerEu
L’Europarlamento ha dato via libera all’accordo la scorsa settimana in plenaria a Strasburgo. Ora, dopo il via libera del Consigli, il regolamento sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’UE ed entrerà in vigore a partire dal primo marzo. A quel punto gli Stati membri che ancora non lo hanno fatto ma intendono farlo, avranno fino a 30 giorni di tempo (per l’esattezza, fino al 31 marzo) per richiedere di usufruire dei loro prestiti non richiesti da ‘Next Generation Eu’, il fondo per la ripresa economica dalla pandemia. La richiesta da parte dei governi è necessaria per capire di quante risorse effettivamente potrà disporre REPowerEu. Nell’idea della Commissione europea ci sono circa 268 miliardi di euro di risorse disponibili allo scopo, di cui 20 miliardi di euro che i co-legislatori dell’Ue hanno deciso di finanziare per il 60 per cento con risorse dal Fondo per l’innovazione (12 miliardi di euro) e per il 40 per cento dall’anticipazione delle quote del mercato del carbonio, il sistema Ets (8 miliardi), che oggi sono ferme nella riserva di stabilità del mercato.
Questi 20 miliardi di euro in sovvenzioni (che per l’Italia corrispondono a 2,76 miliardi) sono le uniche risorse fresche in senso proprio. Bruxelles dà inoltre modo agli Stati di trasferire fino a 17,9 miliardi di euro dai fondi di coesione e fino a 5,4 miliardi di trasferimenti dalla Riserva di aggiustamento Brexit. Sul piatto, Bruxelles ha proposto infine di mettere a disposizione anche quei 225 miliardi di euro di prestiti non spesi dai governi dal ‘Next Generation Eu’ e redistribuirli tra tutti i Paesi, compresi quelli come anche l’Italia che hanno già speso tutta la loro quota di prestiti. Entro il 31 marzo i governi possono avanzare la richiesta di usare i prestiti non esborsati da Bruxelles, solo a quel punto sarà chiaro quante risorse sono effettivamente redistribuibili tra gli Stati membri che ne faranno richiesta. A quanto si apprende, per ora la Spagna ha già avanzato la richiesta per circa 84 miliardi di euro e il dialogo con Bruxelles è in corso: da 225 miliardi, dunque, la quota dei prestiti disponibili scenderebbe già a 141 miliardi rispetto a quanto annunciato dalla Commissione. I governi sono incoraggiati dalla Commissione Ue a presentare entro il 30 aprile i Pnrr con le modifiche e il capitolo aggiuntivo dedicato a ‘REPowerEu’, anche se la scadenza ufficiale per richiedere la modifica al Pnrr con i nuovi prestiti è il 31 agosto.