Bruxelles – La strategia Ue per perseguire i crimini di guerra commessi dal Cremlino in Ucraina prende forma, passo dopo passo. E procede su binari paralleli: da un lato il congelamento e la confisca dei beni di oligarchi russi e entità che sostengono la campagna militare di Putin, che potranno essere utilizzati per compensare la popolazione ucraina e finanziare la ricostruzione, dall’altra la raccolta di prove su chi si è macchiato di crimini di guerra e l’istituzione di un tribunale che possa garantire che nessuno resti impunito.
Questa mattina (17 febbraio) si è riunita a Bruxelles la Task Force “Freeze and Seize” (Congelamento e sequestro), che vede impegnati l’Unione europea, Washington e Kiev allo scopo di assicurare giustizia per i crimini del conflitto in Ucraina. I beni russi congelati a un anno dall’inizio della guerra ammontano già a 21.5 miliardi di euro: ora gli sforzi della Task Force si concentrano su “come confiscare gli asset russi e come usarli in modo trasparente affinché le vittime e i sopravvissuti ricevano una compensazione“, ha dichiarato Andriy Kostin, Procuratore Generale di Kiev. Per fare in modo che sia la Russia a pagare il conto della futura ricostruzione del Paese invaso, il Commissario Ue per la Giustizia, Didier Reynders sta lavorando a una proposta di direttiva che aggiunga alla lista dei crimini Ue l’evasione delle sanzioni. Già approvata da Consiglio e Parlamento europeo, ora l’esecutivo comunitario è all’opera per implementarla. “Giustizia non sarà fatta senza la riparazione dei danni. I parenti delle vittime, la nostra gente che è stata ferita, torturata, stuprata, detenuta illegalmente, che ha perso la proprietà, tutti dovranno ricevere compensazioni dai fondi e dagli asset russi”, ha avvisato Kostin.
Contemporaneamente, procede a piccoli passi il capitolo sulle responsabilità di guerra: “Vogliamo assicurarci che i colpevoli dei crimini di guerra in Ucraina siano certi del rischio di essere portati davanti a una Corte”, ha affermato Reynders. Per fare sì che questo accada, prima di tutto l’Ue si sta impegnando per la raccolta e la conservazione di prove: Eurojust, l’Agenzia di cooperazione giudiziaria dell’Ue, ha ricevuto l’incarico di costruire un nuovo database per la conservazione delle evidenze, che “sarà presto pronto a funzionare”. Prove raccolte in cooperazione con 14 Paesi membri Ue, con la Corte Penale Internazionale (Icc) e, ovviamente, con l’Ucraina: “Stiamo indagando 67 mila crimini di guerra– ha dichiarato il Procuratore Kostin-, il 99,9 per cento dei crimini perpetrati in Ucraina sarà processato”. Kiev insiste che si trovi inoltre il modo di perseguire la Russia per lo specifico reato di aggressione, che nel caso dell’Ucraina non è competenza dell’Icc perché Kiev non ha ratificato lo Statuto di Roma, trattato fondativo della Corte. Per questo la Task Force “ha dato il suo sostegno allo sviluppo di un centro internazionale per la persecuzione del crimine di aggressione contro l’Ucraina” a l’Aia, primo step verso la creazione di un tribunale ad hoc.
Come ha ricordato il Procuratore Generale ucraino, “finché Putin sarà leader del Cremlino, non ci sarà mai il sostegno da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite“, che sarebbe indispensabile per il riconoscimento di un nuovo tribunale internazionale. Ma la Task Force è al lavoro per trovare possibili percorsi giuridici da intraprendere e, a distanza di sei mesi da quando il tema è stato posto, “più di 20 Paesi discutono già la composizione legale di questo tribunale”.