Bruxelles – Good people all, lend me thy ears / a tale of import I bringeth here / for something great that cometh nigh / age of AI, that thus defy. Questi versi William Shakespeare non li ha mai scritti, eppure nel 2023 hanno fatto la storia del Parlamento Europeo. Perché l’intelligenza artificiale è stata in grado di assorbirne lo stile e, con la voce di un eurodeputato, sono stati portati per la prima volta nella storia nell’emiciclo dell’Eurocamera. L’esperimento è del tedesco Damian Boeselager del gruppo dei Verdi/Ale, che ha voluto fornire un esempio pratico di come i sistemi di intelligenza artificiale abbiano ormai raggiunto livelli di imitazione della scrittura umana sempre più sofisticati. E anche per questo motivo è necessaria una regolamentazione accurata da parte delle istituzioni Ue.
“Ho cercato di dimostrare in modo divertente che i modelli linguistici generativi avranno un impatto su tutte le professioni basate sul linguaggio, compreso il policy making”, ha spiegato su Twitter lo stesso Boeselager, esortando a farne “il miglior uso possibile”. Nella pratica l’eurodeputato ha utilizzato il software di IA ChatGPT, un sistema progettato per imitare la scrittura umana a partire da input più o meno specifici: “Ho chiesto a ChatGPT di dirmi come regolare l’intelligenza artificiale in inglese shakespeariano“. E i 50 secondi di intervento in sessione plenaria giovedì (16 febbraio) sono stati semplicemente la lettura di quanto il software autonomamente è stato in grado di elaborare a partire da queste due indicazioni. Con un impatto anche sul lavoro degli interpreti in Aula, chiamati a ragionare e trovare una soluzione a uno scenario totalmente nuovo.
https://twitter.com/d_boeselager/status/1626121395389272064?s=20
Come funzionano gli ultimi sistemi di intelligenza artificiale
ChatGPT è un chatbot, ovvero un software progettato per simulare una conversazione con un essere umano, come da anni se ne utilizzano per interagire direttamente con smartphone e altri dispositivi digitali. Quello sviluppato dalla società OpenAI e rilasciato nel novembre dello scorso anno ha però diverse caratteristiche peculiari, che lo distinguono dagli altri chatbot: tra le sue funzioni principali ci sono rispondere a a domande specifiche, risolvere equazioni matematiche, scrivere testi e articoli giornalistici e formulare raccomandazioni.
Come spiegato in un’attenta analisi de il Post, ChatGPT è un’intelligenza artificiale addestrata su una enorme mole di testi e questo permette di avere output molto articolati – come l’elaborazione di un testo sulla regolamentazione dell’IA come lo avrebbe scritto Shakespeare – e inoltre ha la capacità di ricordare e riutilizzare i messaggi scambiati in precedenza con l’utente. Allo stesso tempo non è collegato a Internet e per il momento non è in grado di elaborare nulla che coinvolga fatti accaduti dopo il 2021. Ma soprattutto il suo database è composto di opinioni e analisi anche molto diverse tra loro e non categorizzate dagli sviluppatori su una scala di validità o autorevolezza (il che lo rende spesso generico e basato su ipotesi probabilistiche).
ChatGPT è solo l’ultimo dei più sofisticati chatbot, che dimostra verso quale direzione i sistemi di intelligenza artificiale potrebbero andare e quali spazi – anche professionali – potrebbero occupare. Un altro esempio di software di questo genere, sviluppato sempre dalla società OpenAI, è DALL•E. Si tratta di un sistema a cui può essere chiesto di disegnare qualsiasi cosa, con gli input testuali più disparati, e l’intelligenza artificiale li trasforma da zero in un’immagine che non è mai esistita prima. L’algoritmo non è più basato su una tecnica di apprendimento automatico (il machine learining) a partire da immagini esistenti online, ma sul passaggio da un testo scritto a un’immagine visiva tramite l’IA. Per esempio a DALL•E può essere chiesto di disegnare un robot che interviene alla sessione plenaria del Parlamento Ue: se ne ottengono diverse immagini tutte diverse e tutte originali.
Come l’Ue vuole regolamentare l’intelligenza artificiale
È del 21 aprile del 2021 la proposta di un quadro normativo sull’intelligenza artificiale presentata dalla Commissione Europea per lo sviluppo e l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia sul suolo dell’Ue. Si tratta della prima iniziativa legislativa al mondo per definire un approccio normativo sui sistemi di IA e l’esecutivo comunitario ha deciso di basarla su una scala di rischio. Sono quattro i livelli definiti nella proposta: minimo (videogiochi abilitati per l’IA e filtri anti-spam), limitato (chatbot), alto (per applicazioni come l’assegnazione di punteggi a esami scolastici e professionali, lo smistamento dei curriculum, la valutazione dell’affidabilità delle prove in tribunale, la chirurgia assistita da robot) e inaccettabile (tutto ciò che rappresenta una “chiara minaccia per la sicurezza, i mezzi di sussistenza e i diritti delle persone”, come l’assegnazione di un ‘punteggio sociale’ da parte dei governi).
Tra il primo – in cui non è previsto nessun intervento – e l’ultimo – che sarà vietato integralmente – si gioca tutta la partita legislativa dei co-legislatori sulla regolamentazione più o meno stringente delle applicazioni di IA. Mentre il Consiglio dell’Ue ha adottato la propria posizione lo scorso 6 dicembre, si attende quella del Parlamento Europeo per avviare i triloghi (negoziati inter-istituzionali mediati dalla Commissione). Il lavoro degli eurodeputati è stato in questi mesi particolarmente intenso in particolare per la definizione di emendamenti di compromesso su alcuni aspetti più delicati, come il divieto delle applicazioni di identificazione a distanza attraverso la biometria, su cui il Parlamento Ue ha dimostrato da tempo di potersi spaccare su più direttrici.