Dall’inviato a Strasburgo – L’Unione Europea non può più aspettare: è ora di ratificare la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne. Una questione, quella degli abusi di genere e domestici, che ha ancora delle dimensioni drammatiche: 62 milioni di donne, all’incirca un terzo della popolazione femminile europea, subiscono violenza fisica e/o sessuale in Europa. Per questo motivo, a 6 anni dalla firma della Convenzione, oggi (15 febbraio) l’Eurocamera ha adottato a larga maggioranza (469 voti favorevoli, 104 contrari e 55 astenuti) un testo in cui chiede di rompere gli indugi e ratificare la Convenzione, “strumento chiave nell’eradicazione della violenza di genere”.
La Convenzione del Consiglio d’Europa, approvata a Istanbul nel 2011 e firmata da 45 Paesi (ultima l’Ucraina nel giugno 2022), definisce la violenza contro le donne come una violazione dei diritti umani e rappresenta uno strumento giuridicamente vincolante per proteggere le vittime e perseguire i trasgressori. Dei 45 firmatari, solo 20 l’hanno poi ratificata: sono 6 i Paesi membri Ue – Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia, Lituania e Slovacchia – che devono ancora ratificarla, ma questo non impedirebbe, come stabilito nell’ottobre 2021 dalla Corte di Giustizia dell’Ue, all’Unione europea di proseguire alla ratifica senza l’accordo tra tutti gli Stati membri.
Nel documento approvato oggi, gli eurodeputati “condannano duramente i tentativi in corso in alcuni Stati membri di revocare misure già adottate nel contesto dell’applicazione della Convenzione di Istanbul”. Sotto la lente d’ingrandimento in particolare la Polonia, dove il governo ultraconservatore di Mateusz Morawiecki ha reso nota la volontà di ritirarsi dalla Convenzione e ha introdotto strettissime limitazioni sul diritto all’aborto. Proprio la Turchia – che ha ospitato la firma della Convenzione e primo Paese a ratificarla – è stata finora l’unica che ha revocato la propria partecipazione alla Convenzione (con un decreto firmato dal presidente, Recep Tayyip Erdoğan, nel 2021).
La mancanza di consenso in seno al Consiglio si è finora rivelata un ostacolo alla ratifica da parte di Bruxelles, ma la presidenza svedese del Consiglio dell’Ue ne ha fatto una delle sue priorità. L’ha sottolineato Lukasz Kohut, eurodeputato socialdemocratico polacco, relatore del rapporto approvato a Strasburgo: “È un segnale forte in supporto agli sforzi della presidenza svedese per l’accesso dell’Ue alla Convenzione di Istanbul. La realtà cambierà presto”.