Bruxelles – Preoccupati per lo stop ai motori a combustione e il passaggio alle auto elettriche? “La nostra industria è all’altezza della sfida di fornire veicoli a emissioni zero”. Lo dice, nero su bianco il Direttore Generale dell’ACEA, l’associazione europea dei costrutto di di automobili, Sigrid de Vries.
L’industria non sembra così preoccupata per le norme varate definitivamente ieri, 14 febbraio, dal Parlamento europeo, che prevedono per il 2035 la fine della produzione di veicoli a combustione, che invece stanno provocando tanta agitazione nel governo italiano. “Grazie ai continui investimenti dell’industria, nel 2022 – continua de Vries – più di una su cinque di tutte le nuove auto vendute nell’Ue ha una spina. Il mercato europeo è in procinto di prendere il sopravvento sulle altre regioni mondiali entro il 2030, quando si prevede che la quota di auto elettriche a batteria supererà il 70 per cento”.
Il gruppo Stellantis, ad esempio, prevede di superare (per il mercato Ue) la produzione di auto a combustione molto prima del 2035, perché punta a raggiungere, entro il 2030, il 100 per cento delle vendite con veicoli a batteria in Europa, e il 50 per cento negli Stati Uniti. “Il quadro per la mobilità sostenibile è definito – disse lo scorso anno l’amministratore delegato Carlos Tavares presentando il piano Dare Forward 2030 – noi siamo qui per competere e ormai abbiamo capito le regole così come il quadro normativo. E’ un piano molto sfidante e ambizioso, ci saranno ostacoli lungo la strada ma noi ci adatteremo e spingeremo avanti. I tempi ci chiedono un cambiamento di mentalità, bisogna spingerci il più possibile nel futuro”. Per essere chiaro, riferendosi al mercato globale, a proposito della produzione di auto a combustione Tavares disse: “Non sappiamo quando ci sarà lo stop totale perché non è una nostra decisione, ma noi siamo pronti”.
Secondo quanto riporta il sito specializzato “alVolante.it” se la partita sarà ben gestita potrebbero non esserci neanche grandi problemi per l’occupazione. Nel 2020, ricorda il sito, “le francesi PSA e Total hanno creato la ACC (Automotive Cells Company), una società per la produzione di batterie sul suolo europeo”, ebbene questo sito produttivo a Douvrin, in Francia, dovrebbe fornire da 1.400 a 2.000 posti di lavoro con altre 350-400 unità lavorative che saranno create durante i 18 mesi di costruzione. L’attuale fabbrica di motori a combustione interna di Douvrin, inaugurata nel 1969, ha circa 1.500 dipendenti a tempo pieno e costruisce motori a benzina e diesel per Peugeot, Citroen, Opel/Vauxhall e DS”.
Il problema però ora è lì, ricorda Acea: “tutte le parti interessate devono collaborare con urgenza per garantire l’accesso alle materie prime necessarie per la mobilità elettrica, rendere le auto elettriche accessibili al mercato di massa, mitigare le conseguenze negative sull’occupazione e consentire ai cittadini europei di ricaricare il proprio veicolo elettrico in modo rapido e semplice.”
De Vries comunque ribadisce che “tutti gli sforzi e gli investimenti dell’industria automobilistica sono orientati alla mobilità a emissioni zero. È essenziale che tutte le politiche e i regolamenti dell’Ue si allineino e sostengano questo obiettivo”.
Dal sindacato italiano qualche preoccupazione emerge, ma non c’è opposizione sulla data del 2035. In un’intervista recente sul sito della sua organizzazione Michele De Palma, segretario generale della Fiom-Cgil, ha spiegato che: “Bruxelles ha preso questa decisione sulla scorta di valutazioni scientifiche: raggiungere gli obiettivi climatici è fondamentale per la salvaguardia dell’umanità e del Pianeta. Il tema è come si negozia la transizione industriale raggiungendo obiettivi sia ambientali sia sociali”.
Anche dalla Uilm la richiesta è simile. Dopo l’incontro di ieri con il ministro delle Imprese Adolfo Urso, il segretario generale dell’organizzazzione dei lavoratori metalmeccanici Rocco Palombella ha raccontato che “al Governo chiediamo di sostenere gli investimenti necessari ad accompagnare la transizione all’elettrico non solo in Stellantis, ma nelle numerose imprese della componentistica che stanno già stanno soffrendo moltissimo”.