Bruxelles – “Il nostro pensiero va alle famiglie delle vittime, di chi è intrappolato, dei feriti e a tutti i soccorritori che combattono contro il tempo giorno e notte per salvare vite”. Ha aperto così la sessione plenaria a Strasburgo la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, prima di indire un minuto di silenzio per le vittime del terribile sisma che ha colpito Turchia e Siria lo scorso 6 febbraio. Vittime che, come reso noto dal responsabile regionale emergenze dell’Oms per il Mediterraneo orientale, Rick Brennan, sarebbero ormai più di 40 mila: 31.643 nello Stato di Ankara e circa 9.300 in Siria.
La presidente Metsola ha sottolineato l’impegno immediato dell’Unione europea, con l’attivazione del Meccanismo Ue di protezione civile per entrambi i Paesi. Ma mentre in Turchia sono già presenti 38 squadre di soccorso da 21 Stati Ue, per un totale di 1,652 operatori e 105 cani da salvataggio, l’arrivo di assistenza umanitaria in Siria procede a rilento: al di là della rete di organizzazioni internazionali partner dell’Ue, che con fondi comunitari stanno partecipando attivamente alle operazioni di ricerca e soccorso, per ora 10 Paesi membri hanno risposto alla richiesta di attivazione del meccanismo di protezione civile da parte di Damasco e sono disponibili a fornire assistenza.
La zavorra che non consente l’arrivo immediato dell’assistenza sul campo in Siria è la situazione interna al Paese, lacerato da 12 anni di conflitto e dalla guerra civile tra le forze governative di Bashar al-Assad e gruppi di ribelli che controllano diverse regioni, tra cui quella a Nord maggiormente colpita dal terremoto. Il governo siriano è inoltre sottoposto a un regime di sanzioni da parte dell’Ue, che probabilmente non fanno che ostacolare ulteriormente l’invio di materiale utile per i soccorsi. Ma su questo punto la Commissione europea è stata chiara: “le sanzioni non impediscono in alcun modo l’invio di materiale necessario. Parliamo di tende, lenzuola, letti, materassi, generatori, stufe, viveri, che non sono toccati dalle sanzioni”, ha dichiarato questa mattina il portavoce del Servizio europeo di azione esterna (Seae), Peter Stano. Secondo l’esecutivo Ue, il fatto che ci siano dei rallentamenti a raggiungere la regione colpita dal sisma in Siria “è il risultato di un conflitto mai risolto per oltre 12 anni a causa della posizione del regime di Assad”: Stano ha puntato il dito contro Damasco, affermando che le sanzioni europee “sono state introdotte contro il regime, che conduceva una guerra contro la sua popolazione. Invece che spendere milioni di dollari per portare avanti questa guerra insieme a Russia e Iran, Assad avrebbe potuto spenderli per avere già a disposizione materiale di prima necessità”.
Secondo le analisi preliminari svolte dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), sarebbero almeno 5,3 milioni gli sfollati a causa del terremoto in Siria. Per cercare di velocizzare l’assistenza umanitaria e arginare lo scoglio delle sanzioni, la cui modifica sarebbe comunque una decisione che riguarda direttamente i Paesi membri in sede di Consiglio europeo, l’Ue ha annunciato la mobilitazione di un nuovo strumento, l’European Humanitarian Response Capacity, attraverso il quale sta riorientando materiale di prima necessità sulla regione. In particolare, scorte di “tende invernali, riscaldatori, coperte, acqua, kit sanitari e igienici e set da cucina” sarebbero in arrivo dall’Italia e da Dubai.