Bruxelles – ‘REPowerEu’, InvestEU e Fondo innovazione. Sono tre le leve finanziarie esistenti che la Commissione europea punta a usare come soluzioni ‘ponte’ per finanziare l’industria green in attesa di mettere nero su bianco la proposta di un Fondo europeo di sovranità. Nel dibattito su come rilanciare la competitività dell’industria europea che si è svolto nella notte tra i capi di stato e governo al Consiglio europeo straordinario che si è tenuto ieri a Bruxelles, Ursula von der Leyen ha illustrato ai capi di stato e governo prime idee sugli strumenti finanziari con cui intende finanziare gli obiettivi di una industria a zero emissioni.
Per finanziare il Piano industriale per il Green Deal – annunciato da Bruxelles per rispondere al vasto piano americano di sussidi verdi, ‘Inflation Reduction Act’ – la presidente della Commissione europea ha previsto di far leva sul fronte nazionale sull’allentamento delle regole per gli aiuti di stato; e sul fronte comunitario di mobilitare anche finanziamenti europei a breve e medio termine, in attesa di un Fondo sovrano. Il nucleo duro di questo piano per l’industria verde sarà il ‘Net-Zero Industry Act’, una Legge europea per l’industria a zero emissioni, sulla scia del ‘Chips Act’ varato da Bruxelles per i semiconduttori. L’atto normativo dovrebbe fissare degli obiettivi produttivi vincolanti entro il 2030, in base ad analisi settoriali specifiche, per quelle tecnologie che vengono considerate chiave per il passaggio allo zero netto, tra cui nella comunicazione vengono menzionate batterie, mulini a vento, pompe di calore, solare, elettrolizzatori (per la produzione di idrogeno rinnovabile) e tecnologie per la cattura e lo stoccaggio del carbonio.
Per finanziare gli obiettivi dell’industria green Bruxelles fa leva innanzitutto sul ‘REPowerEu’, il piano varato a maggio dall’esecutivo comunitario per affrancare l’Ue dai combustibili fossili russi al più tardi entro il 2027. Una scelta di campo e un impegno politico assunto dai leader Ue a maggio scorso, dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Secondo la Commissione europea, ‘RepowerEu’ potrebbe mobilitare fino a 270 miliardi di euro per le energia pulite: circa 20 miliardi di euro in sovvenzioni attraverso il mercato del carbonio, la possibilità di trasferire 5,4 miliardi dalla riserva di adeguamento della Brexit e 7 miliardi dai fondi di coesione, oltre che i 225 miliardi in prestiti stimati dalla Commissione non impiegati dal Next Generation Eu che potrebbero essere redistribuiti alla causa.
Le stime di Bruxelles potrebbero essere troppo ottimistiche, soprattutto per quanto riguarda la quota dei prestiti non utilizzati che gli Stati membri possono ancora richiedere per sé. Una volta che il regolamento sul RepowerEu sarà ufficialmente in Gazzetta (probabile a fine mese, dal momento che il passaggio in plenaria dell’Eurocamera sull’accordo politico con gli Stati membri), gli Stati membri che ancora non lo hanno fatto avranno tempo trenta giorni per avanzare la richiesta formale a Bruxelles di utilizzare i prestiti non ancora richiesti. A quel punto sarà più chiaro quanto di quei 225 miliardi di euro potrà effettivamente essere redistribuito tra i Paesi come l’Italia. Per ora ad aver fatto richiesta di usare i prestiti di Next Generation insieme all’Italia, solo Grecia, Portogallo, Cipro e Romania. A quanto si apprende, attraverso REPowerEu, l’Italia potrebbe richiede con certezza 2,76 miliardi di euro nell’ambito del finanziamento Ets (il sistema di scambio di quote di emissioni dell’Ue) previsto dall’accordo politico, nonché 146 milioni di euro dalla Riserva di adeguamento della Brexit, per un totale di circa 2,9 miliardi di euro.
La seconda ‘leva’ finanziaria è quella di InvestEu, il programma dedicato propriamente agli investimenti, che punta a mobilitare oltre 372 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi nel periodo 2021-27, facendo leva su una garanzia del bilancio dell’UE di 26,2 miliardi di euro che sostiene gli investimenti di partner esecutivi come il gruppo della Banca europea per gli investimenti (BEI) e altre istituzioni finanziarie. Il terzo asse è il Fondo per l’innovazione, che potrebbe fornire fino a circa 40 miliardi di euro di sostegno dal 2020 al 2030, a seconda del prezzo del carbonio, dal momento che il Fondo viene in parte finanziato con le entrate del sistema di scambio di quote di emissioni, il sistema Ets Ue.
I tre assi su cui punta la Commissione europea dovrebbero garantire flessibilità a breve e medio termine così da preparare il terreno al Fondo di sovranità che non arriverà prima dell’estate. Von der Leyen ha chiarito più volte che sfrutterà la revisione intermedia del Bilancio Ue a lungo termine 2021-2027 che arriverà in estate per capire se ci sono fondi ancora a disposizione da finanziare. Secondo quando indicato da von der Leyen ai leader, il futuro fondo – che ancora non è chiaro come verrà finanziato – il piano avrà come priorità il finanziamento delle tecnologie pulite informatica, biotech e biomanifattura.