Bruxelles – Il timbro profondo, lo sguardo torvo ma deciso e le parole che veicolano messaggi chiari e dritti al punto. In quasi un anno di guerra i discorsi del presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, sono diventati ormai la normalità in tutta Europa. Ma sempre da lontano, dietro uno schermo, mai oltre i confini del Paese invaso militarmente dall’esercito del Cremlino. Dal vivo i tratti caratteristici rimangono gli stessi, ma la potenza si moltiplica esponenzialmente. Ed è questo quello che oggi (9 febbraio) hanno potuto constatare gli eurodeputati riuniti in sessione plenaria straordinaria a Bruxelles, per ascoltare il primo intervento di persona del presidente Zelensky in un’istituzione dell’Unione Europea. “Slava Ukraini”, è ciò che si è sentito intonare più spesso all’unanimità nella mezz’ora di confronto tra il presidente ucraino e i membri del Parlamento Europeo.
“L’Ucraina vincerà questa guerra totale russa e diventerà un membro dell’Unione Europea“, è la promessa di Zelensky agli eurodeputati, che lo hanno tributato con lunghe standing ovation e ripetute acclamazioni dopo il saluto della presidente Metsola: “Siamo qui oggi in questa occasione storica, è un momento straordinario, in tempi straordinari“. Il perno dell’intervento del leader ucraino è sulla difesa dei valori comuni – “the Ukrainian and European way of life” (lo stile di vita ucraino ed europeo) ha precisato, passando dall’ucraino all’inglese appositamente – in difesa dall’aggressione russa. “La guerra totale portata dal Cremlino nel nostro Paese non è solo una guerra per conquistare territori“, è l’avvertimento di Zelensky sulla “distruzione di un modello di vita europeo in generale, di tutti i Paesi dell’Ue”. Ecco perché il numero uno di Kiev è a Bruxelles: “Sono qui perché vogliamo difendere la nostra casa comune dalle minacce di un dittatore che ha riserve massicce di armi sovietiche e di altri regimi, come quello iraniano“.
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Lo stile di vita comune è basato sulla “pace, libertà, uno Stato sociale che crea un’unione di popoli nell’uguaglianza, con frontiere aperte e in cui i cittadini hanno fede nel futuro e possono decidere di scendere in piazza liberamente”. Le conditio sine qua non sono “pace e sicurezza”, che al momento il Cremlino sta calpestando con la sua guerra di invasione. Ma non solo. “In Russia la vita di nessun cittadino ha valore, per l’establishment sono 140 milioni di corpi che servono solo a trasportare armi e a cui devono obbedienza”, è l’affondo di Zelensky contro Vladimir Putin, che non viene mai citato per nome: “In questo modo punta a instaurare un regime di violenza, che odia la giustizia sociale e il rispetto differenze, che investe nella xenofobia e cerca di renderla la normalità, puntando a far tornare l’Europa agli anni Trenta” del secolo scorso. Il riferimento nemmeno troppo tra le righe è al regime nazista, in un ribaltamento dell’accusa formulata da Mosca per giustificare l’invasione di un Paese sovrano il 24 febbraio dello scorso anno.
Non ha chiesto armi il presidente dell’Ucraina nella casa della democrazia europea, ma ha voluto ribadire che “insieme stiamo lottando contro la forza più anti-europea al mondo e noi stiamo difendendo sul campo di battaglia i nostri valori comuni“. È stata invece la presidente Metsola a ricordare che l’Ue e i Ventisette stanno inviando “equipaggiamenti militari e sistemi di difesa” – inclusi i carri armati pesanti tedeschi Leopard 2 – ma con una nuova esortazione agli Stati europei a “considerare rapidamente, come passo successivo, la fornitura di sistemi a lungo raggio e dei jet” di cui l’Ucraina ha bisogno “per proteggere la libertà che troppi hanno dato per scontata” prima dello scoppio della guerra. Il primo, lungo applauso degli eurodeputati a Metsola è arrivato proprio su queste parole. In ogni caso al vertice dei leader Ue Zelensky rivolgerà un “ringraziamento ai capi di Stato e di governo per tutte le decisioni che hanno realizzato nel continente“, sia per “essersi liberati dai lacci delle importazioni delle fonti fossili russe”, sia per “la fornitura di armi e attrezzature militari”.
Da parte del Parlamento Ue il sostegno incondizionato è anche all’adesione dell’Ucraina all’Ue, come ricordato dallo stesso Zelensky: “Avete mostrato determinazione a soli sei giorni di distanza dall’inizio dell’invasione” – quando per la prima volta il presidente ucraino si era rivolto, in videocollegamento, alla sessione plenaria straordinaria dell’Eurocamera – con una risoluzione favorevole alla concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, “che ci ha motivati a essere ancora più forti e a resistere”. Dal 23 giugno dello scorso anno l’Ucraina lo è a tutti gli effetti e ora Kiev spinge per “un processo di riforme, mentre ci difendiamo” sul campo di battaglia: “Vogliamo diventare membri dell’Unione Europea, non vogliamo prendere tempo, ma procedere speditamente“. E dalle parole della presidente Metsola la promessa non cambia: “Eravamo con voi allora, siamo con voi ora e saremo con voi per tutto il tempo necessario”.
La chiusura della sessione plenaria straordinaria – con gli inni dell’Ucraina e dell’Unione Europea che risuonano nell’emiciclo e la bandiera giallo-blu a dodici stelle dell’Ue tenuta in mano da entrambi i presidenti – racchiude il motivo per cui la prima visita di Zelensky di persona a Bruxelles era attesa con così tanta urgenza. Con una guerra in corso sul continente europeo, non si era mai assistito a un messaggio così potente in nessuno dei palazzi delle istituzioni comunitarie.