Bruxelles – L’inflazione si mangia tra i 30 e i 60 miliardi di euro di bilancio europeo, ma soprattutto la disponibilità delle risorse del meccanismo della ripresa. Rincaro generalizzato dei prezzi è motivo di riflessione, e la commissione Bilanci del Parlamento europeo ha voluto vederci chiaro. Il risultato è che sul fronte della spesa l‘inflazione aggregata e prevista per il 2022 e il 2023 “ridurrà il valore reale annuo originariamente previsto (‘potere d’acquisto’) dei programmi di spesa del bilancio dell’UE dal 10 al 20 per cento negli anni presenti e futuri”. Un andamento che non risparmia il meccanismo per la ripresa. “Lo stesso vale per i valori delle allocazioni di NextGenerationEU”.
Numeri alla mano (prezzi costanti), per un bilancio pluriennale 2021-2027 da 1.074 miliardi di euro vuol dire perdere tra i 107,4 miliardi di euro e i 214,7 miliardi di euro. Solo per il biennio 2022-2023 (spese messe a bilancio per 154 miliardi di euro circa ogni anno), la riduzione del potere di acquisto vuol dire fra i 15 e i 30 miliardi di euro in meno. Non poco. Mentre sul fronte recovery, vuol dire che i 68,5 miliardi di euro in garanzie concesse all’Italia diventano più leggeri di una cifra che oscilla tra i 6,8 miliardi e i 13,7 miliardi di euro.
L’analisi condotta per conto della commissione Bilanci accende i riflettori su un’emorragia di denaro che non potrà essere risolta senza mettere nuovamente mano agli Erari nazionali. “Il volume e la natura dei margini e degli strumenti speciali non consentono alcuna rettifica significativa delle carenze entro i confini del bilancio pluriennale”. Tutti elementi che rafforzano la posizione negoziale del governo Meloni, deciso a ridiscutere i termini del piano nazionale per la ripresa (Pnrr), finanziato dal recovery fund con cifre che nella realtà non sono più le stesse.