Bruxelles – Allentamento delle regole sugli aiuti di stato senza frammentare il mercato unico, flessibilità dei fondi esistenti a breve termine e un Fondo sovrano a lungo termine. Sono tre gli assi su cui domani prenderà le mosse il confronto tra i capi di stato e governo al Consiglio europeo straordinario (per ora in programma domani e venerdì, ma la seconda giornata potrebbe saltare) su quella che dovrebbe essere la risposta finanziaria dell’Ue al piano Usa contro l’inflazione degli Stati Uniti, l’Inflation Reduction Act (Ira). Un piano di investimenti per le tecnologie verdi da quasi 370 miliardi di dollari varato dal governo statunitense in agosto, che fa preoccupare l’Ue perché potrebbe svantaggiare le imprese europee dal momento che prevede sgravi fiscali per acquistare prodotti americani tra cui automobili, batterie ed energie rinnovabili.
La ‘scena’ del Vertice europeo annunciato dal presidente Charles Michel a dicembre sarà però rubata dalla presenza, non ancora confermata ufficialmente, del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che si dovrebbe dividere tra Consiglio europeo e plenaria straordinaria convocata dall’Europarlamento per domani mattina. Nel suo primo viaggio in Europa continentale, Zelensky è volato oggi in Regno Unito e questa sera incontrerà l’asse franco tedesco con un trilaterale con il cancelliere Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron. A margine dei lavori del Consiglio, Zelensky dovrebbe tenere domani anche un bilaterale con la premier Giorgia Meloni, al suo secondo vertice europeo.
Il dibattito sulla risposta all’Ira americana sarà il secondo punto in agenda al Vertice, dopo una prima discussione sull’Ucraina in cui i capi di stato e governo si diranno d’accordo a rafforzare il regime antielusione delle sanzioni varate contro la Russia. Il confronto prenderà le mosse dalle prime idee sul Piano per l’industria verde, presentate dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, lo scorso primo febbraio. Quattro pilastri e un obiettivo: lo sviluppo di una industria europea verde, a prova di dipendenze esterne, fondato su un contesto normativo aggiornato per lo sviluppo dell’industria a zero emissioni, finanziamenti a breve e lungo termine per finanziarli, sviluppo di competenze e accordi commerciali per non perdere la corsa all’approvvigionamento di materie prime considerate critiche per la doppia transizione, come il litio per le batterie.
L’ipotesi di dar vita a nuovi strumenti economici comuni per finanziare il piano industriale per il Green Deal dovrebbe essere tra i temi più delicati da affrontare, secondo fonti diplomatiche. Ma non si preannunciano lunghe trattative, i leader Ue sono in attesa che la Commissione chiarisca in termini più precisi in che modo strutturerà il Piano con proposte legislative concrete. In particolare, in che termini deciderà di presentare il Fondo di sovranità industriale, di cui una proposta è attesa non prima dell’estate con la revisione intermedia del bilancio pluriennale (2021-2027). C’è una sostanziale convergenza sulla necessità di fare progressi nel dibattito, in attesa che la Commissione presenti le proposte legislative vere e proprie prima del Consiglio ordinario del 23 e 24 marzo. Si discuterà della proposta di allentare il quadro degli aiuti di stato per stringere il più possibile la tempistica e i settori di intervento a quelli utili alla transizione, batterie, mulini a vento, pompe di calore, solare, elettrolizzatori (per la produzione di idrogeno rinnovabile) e tecnologie per la cattura e lo stoccaggio del carbonio.
Bruxelles sa che l’allentamento delle regole sugli aiuti rischia di creare una frammentazione del mercato unico e una frattura tra gli Stati che hanno lo spazio fiscale per gli aiuti pubblici (di cui la gran parte sono notificati da Germania e Francia) e quelli che non ce l’hanno, come l’Italia. A quanto si apprende, ci sono almeno 15-17 Stati membri che sono favorevoli a monitorare il fatto che la revisione degli aiuti non provochi una frammentazione nel mercato interno. Gli stessi Paesi, tra cui l’Italia, stanno cercando di rafforzare in queste ore il riferimento nelle conclusioni del Vertice alla necessità di garantire la flessibilità dei fondi esistenti sul breve periodo (come Next Generation Eu e RepowerEu, che secondo la Commissione Ue potrebbe avere a disposizione almeno 270 miliardi di euro da poter redistribuire verso l’industria a zero emissioni), e un Fondo di sovranità industriale sul lungo.
Flessibilità dei fondi esistenti e spinta su un Fondo sovrano sono le chiavi per compensare l’allentamento del quadro di aiuti di stato, su cui spingono in particolare Francia e Germania. Nelle discussioni che prenderanno il via domattina i leader cercheranno un equilibrio su questi tre assi. I Paesi più notoriamente frugali, come Germania e Paesi Bassi, frenano invece sull’idea di nuovo indebitamento comune, ma una discussione più approfondita è rimandata a quando ci sarà la proposta del Fondo. Secondo più di una fonte, è prematuro anticipare la discussione. A quanto si apprende, però, si discuterà anche dell’iniziativa promossa dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, di usare la Banca europea degli investimenti come spina dorsale per finanziare il piano. E’ la tradizionale lettera inviata alle Capitali da Michel a chiarire che la discussione di domani sui fondi e nuovi investimenti sarà solo una prima occasione di confronto, per spianare la strada a un dibattito più articolato ai prossimi vertici di marzo e giugno.
Invitation to a special meeting of the #EUCO in Brussels on 9 and 10 February 2023.
We will have three main issues on our agenda:
▪️ Russia’s war of aggression against Ukraine
▪️ our economy and competitiveness and
▪️ our migration policyhttps://t.co/5Gyn0vFnHK— Charles Michel (@CharlesMichel) February 8, 2023