Bruxelles – Niente proroghe. Il piano per la ripresa va attuato entro le tempistiche, e l’Italia farebbe bene a rispettarle. La capacità di spesa non è motivo per giustificare slittamenti di qualsivoglia natura. Valdis Dombrovskis esorta l’Italia a fare le riforme che si rendono necessarie per rilanciare l’economia e promuovere la transizione sostenibile e digitale al centro dell’azione dell’Ue. Il commissario per un’Economia al servizio delle persone respinge ogni ipotesi di cambi di programma. “Il piano nazionale di ripresa (Pnrr) non può essere prorogato fino al 2028 sulla base del quadro attuale”.
Ne fa una questione soprattutto legale e giuridica, nel riferirsi al “quadro attuale”. Ma il nodo è anche politico, visto che dietro al meccanismo per la ripresa (NextGenerationEU) e il recovery fund che lo alimenta in gran parte c’è un accordo tra Stati membri raggiunto in sede europea. La tabella di marcia è la stessa per tutti, da tutti sottoscritta, e lo Stivale non può fare eccezioni. Certo, c’è sempre la possibilità, peraltro mai negata dall’esecutivo comunitario, di “richiedere una modifica del loro piano a causa di circostanze oggettive”, purché le modifiche siano “mirate e ben giustificate”.
Sul fronte del Pnrr, dunque, nulla di nuovo. Semmai l’ennesima chiusura alla richieste vere o presunte del governo Meloni di rimescolare le carte. Dombrovskis si esprime rispondendo a un’interrogazione dell’europarlamentare Ignazio Corrao (Verdi). Risale a inizio dicembre, e si richiama l’attenzione sulle intenzioni manifestate di voler estendere oltre il consentito l’utilizzo del Recovery Fund. La risposta è una e una sola: avanti con le riforme.
Innanzitutto dal lato Commissione Ue si sottolinea che “poiché il Recovery Fund è uno strumento basato sui risultati, gli esborsi si basano sul raggiungimento di traguardi e obiettivi, piuttosto che sulle spese effettive sostenute”. In tal senso traguardi e obiettivi vanno soddisfatti entro agosto 2026, per esborsi possibili fino entro la fine di dicembre dello stesso anno.
In secondo luogo, ricorda ancora Dombrovskis, nel caso italiano il piano per la ripresa “è entrato in una fase cruciale, con il concreto avvio di investimenti e riforme sul campo”. La terza richiesta di pagamento, che prevede 55 tappe e obiettivi per un esborso di 19 miliardi di euro, è stata presentata dalle autorità italiane alla Commissione il 30 dicembre 2022 (è la prima a firma Giorgia Meloni, ndr) e la Commissione “sta attualmente elaborando la sua valutazione preliminare”.
Niente scuse e niente favoritismi. L’Italia deve fare ciò che ha promesso e ciò che, sulla base di questi impegni, ci si aspetta. Qualche concessione potrà essere fatta, ma di minore entità. La partita per il governo a trazione Meloni non sembra essere di quelle semplici.