Bruxelles – Dopo due non paper da L’Aia e Roma e la lettera ai Ventisette della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, quando mancano solo due giorni al Consiglio Europeo straordinario che avrà il tema della migrazione come cuore pulsante, otto Paesi membri hanno sottoscritto un appello ai leader di Commissione e Consiglio per chiedere un’azione più decisa di fronte a un “attuale sistema di asilo che è rotto e avvantaggia principalmente i cinici trafficanti di esseri umani”.
La lettera firmata da Cipro, Danimarca, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta e Slovacchia attacca duramente il sistema di asilo europeo “e il suo bassissimo tasso di rimpatri”, dal momento in cui rappresenterebbero un “fattore di attrazione” per cittadini di Paesi terzi che “non necessitano di protezione internazionale” ma “continueranno a rischiare la vita nei pericolosi viaggi verso l’Europa”. La questione più calda sul fronte della gestione della migrazione riguarda il fatto che “più della metà delle domande di asilo presentate nell’Ue, e in alcuni Stati membri più dell’80 per cento, sono ritenute infondate” e di conseguenza vengono spese “ingenti e inutili risorse” per il trattamento dei casi e i rimpatri. Contemporaneamente – come evidenziato nella strategia della Commissione Ue sui rimpatri – “meno di un terzo dei richiedenti asilo respinti viene rimpatriato con successo”, mettendo a rischio “la credibilità del sistema di asilo nel suo complesso”, sottolineano gli otto governi.
Mentre rimangono cruciali i progressi sul fronte del Patto migrazione e asilo, gli otto firmatari della lettera chiedono “una risposta innovativa, aperta ed efficace, incentrata sull’eliminazione degli incentivi a intraprendere viaggi pericolosi verso l’Europa“. Oltre ai Piani d’azione sul Mediterraneo centrale e sui Balcani Occidentali già presentati, il gabinetto von der Leyen è stato invitato anche a fornire “un approccio europeo completo per tutte le rotte migratorie”, con un accento posto – di nuovo – sui “fattori di attrazione” e sulle “nuove soluzioni e modi innovativi per affrontare la migrazione irregolare“, si legge nel documento. In questo senso sono cinque le priorità di Praga, Copenaghen, Baltici e tre dei Med 5 (i Paesi del Mediterraneo escluse l’Italia e la Spagna): protezione delle frontiere esterne, aumento dei rimpatri, partenariati con Paesi terzi, allineamento della politica dei visti e informazioni sui pericoli dell’attraversamento irregolare dei confini dell’Unione
Come già ricordato dal non paper italiano, nella gestione delle frontiere comuni è necessario “tenere conto delle differenze tra frontiere terrestri e marittime“, ma anche “sostenere gli Stati membri nei loro sforzi, compreso lo spiegamento di infrastrutture e la sorveglianza aerea pre-frontaliera per le frontiere marittime”. Considerato il fatto che tra i firmatari c’è anche il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, bisogna fare attenzione a quelle “infrastrutture” di confine, che da Vienna sono intese piuttosto come muri finanziabili con fondi Ue. Sul fronte dei rimpatri gli otto governi chiedono a Bruxelles di “utilizzare in modo assertivo tutti gli strumenti di leva – in particolare le politiche dei visti, del commercio e dello sviluppo – per migliorare e mantenere la cooperazione” dei Paesi terzi, di accelerare “trattamento e rigetto delle richieste di asilo infondate” e di “disincentivare ulteriormente i richiedenti asilo respinti dal presentare domanda di asilo in altri Stati membri”.
La gestione della migrazione richiede anche di “esplorare nuovi partenariati e costruire capacità nei settori dell’asilo”, sul modello del “meccanismo 1:1 della dichiarazione Ue-Turchia” e con “accordi con Paesi terzi sicuri lungo il confine esterno” dell’Unione. Rimane comunque centrale l’allineamento delle politiche dei visti dei Paesi terzi, con l’obiettivo di “ridurre il potenziale di flussi migratori irregolari che entrano nel territorio dell’Unione”. Un riferimento esplicito ai Paesi candidati all’adesione Ue – i Sei balcanici nella fattispecie – che “dovrebbero essere invitati ad armonizzare con urgenza” le proprie politiche nazionali a quelle dei Ventisette. Infine, sul piano della “comunicazione strategica”, gli otto Paesi membri esortano a un maggiore sforzo per “promuovere campagne di sensibilizzazione tempestive rivolte ai potenziali migranti irregolari e fornire informazioni sui pericoli della migrazione irregolare”.
Le ultime novità sulla migrazione dal Consiglio Ue
Nel frattempo si stanno limando gli ultimi dettagli della bozza delle conclusioni del Consiglio Europeo straordinario, con il punto sulla migrazione che subisce alcune nuove integrazioni rispetto a quanto già emerso nel corso delle ultime settimane. Anche se rimarrà cruciale la dimensione esterna nelle discussioni tra i 27 leader Ue, nell’ultima versione del testo assume sempre più importanza il riferimento alla “sfida europea” comune ai Ventisette, che “richiede una risposta europea”.
Di fronte alla necessità di un “approccio globale” alla migrazione, che combini “una maggiore azione esterna, un controllo più efficace delle frontiere esterne dell’Ue e gli aspetti interni, nel rispetto dei principi e dei valori” dell’Unione Europea, i capi di Stato e di governo si confronteranno in particolare sul “rafforzamento e accelerazione delle misure operative immediate“, anche considerati i quattro punti presentati dalla presidente von der Leyen nella lettera del 26 gennaio.