Bruxelles – Divergenze tra i Ventisette su quale dovrebbe essere la risposta di Bruxelles all’Inflation Reduction Act (Ira), il piano di sussidi verdi da quasi 370 miliardi di dollari varato dall’amministrazione statunitense che Bruxelles teme possa svantaggiare le imprese europee. Il tema sale in cima all’agenda del Consiglio europeo straordinario che giovedì e venerdì (9 e 10 febbraio) riunirà i capi di stato e governo a Bruxelles in un vertice dedicato a come rafforzare la competitività dell’Ue e alla gestione comune dei flussi migratori.
Sedute allo stesso tavolo ci sono sensibilità diverse, soprattutto sul piano finanziario e su come la risposta dell’Ue dovrebbe essere finanziata. A confermarlo oggi in conferenza stampa è stata la ministra svedese per gli Affari europei, Jessika Roswall, dopo aver presieduto la riunione del Consiglio Affari Generali in qualità di presidente di turno dell’Ue. “Gli Stati membri hanno opinioni differenti su quella che dovrebbe essere la risposta dell’Ue”, ha dichiarato in conferenza stampa, riferendo di una prima discussione tra i ministri in preparazione del Summit. Nulla di nuovo, in realtà. La Commissione europea ha svelato lo scorso primo febbraio le sue idee per un Piano industriale per il Green Deal europeo fondato su quattro pilastri: un quadro normativo semplificato per i produttori di tecnologie verdi, spinta sugli accordi commerciali per l’approvvigionamento di materie prime critiche, lo sviluppo di competenze per preparare manodopera alla transizione verde e alcune idee di finanziamento per la futura industria green.
Il nodo nella discussione tra i leader sarà proprio sui finanziamenti. Da un lato, su spinta di Francia e Germania, la Commissione europea propone un allentamento del quadro di aiuti di stato per i settori che sostengono la transizione, come le batterie, la cattura e lo stoccaggio di carbonio, l’idrogeno verde e in generale le energie rinnovabili. Dall’altro, prende atto che allentare le regole sugli aiuti rischia di creare una frattura tra gli Stati che hanno lo spazio fiscale per gli aiuti pubblici (di cui la gran parte sono notificati da Germania e Francia) e quelli che non ce l’hanno, come l’Italia. Dunque, l’altra via per finanziare il piano per l’industria verde europea è quella di aumentare i finanziamenti propri dell’Ue: a medio termine, con un Fondo sovrano europeo per rilanciare l’industria, ma nel breve periodo garantendo la flessibilità dei fondi esistenti, puntando su ‘REPowerEu’, il piano varato a maggio per affrancare l’Ue dai combustibili fossili russi, di cui punta ad aumentare le risorse.
Domani gli occhi saranno puntati domani sulla ‘missione’ di Francia e Germania a Washington in vista del Vertice Ue, il ministro francese dell’economia Bruno Le Maire e il ministro tedesco per il clima, Robert Habeck, in un’inedita formazione incontreranno il segretario al Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen per cercare di negoziare aggiustamenti al grande piano americano. Prove di distensione con Washington che Bruxelles sta cercando di portare avanti in parallelo al lavoro sul piano industriale dell’Ue: quanto si apprende a Bruxelles, nelle scorse settimane si sono registrati progressi su due fronti: sui veicoli elettrici aziendali in leasing, con la pubblicazione di alcune linee guida da parte di Washington (che dovrebbero essere confermate a marzo) secondo cui i veicoli europei potranno beneficiare degli stessi vantaggi fiscali previsti per le auto made in Usa; e poi, sui minerali lavorati nell’Unione europea per la produzione di batterie elettriche. Un Inflation Reduction Act (Ira) europeo sta per essere realizzato.
Fondo sovrano sì, ma senza debito comune
Parlando a France Inter, Le Maire si è detto ottimista di poter dare vita a questa “Ira europea, tutto si giocherà al Consiglio europeo nei prossimi giorni”, ha commentato il ministro francese. Ma le discussioni al Vertice Ue potrebbero essere rallentate sulla questione dei finanziamenti. Non sembra invece guadagnare terreno a Bruxelles per ora l’idea di nuovi strumenti di debito comune, come è accaduto durante la pandemia Covid-19 con il Next Generation Eu, e a pochi giorni dal Vertice, l’idea di un nuovo indebitamento sembra lontana, soprattutto a causa dell’opposizione dei Paesi cosiddetti frugali, Germania e Paesi Bassi, da sempre contrari all’idea di un nuovo strumento di debito comune.
Nell’ultima versione della bozza di conclusioni del Consiglio europeo – datata 2 febbraio e vista da Eunews – è sparito ogni riferimento inserito nella versione precedente a uno strumento finanziario europeo di questo genere, basato sullo strumento SURE contro la disoccupazione. Il riferimento era stato inserito nella prima bozza di conclusioni (del 23 gennaio) su iniziativa del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ma è stata nei fatti bocciata da molti stati membri del peso della Germania e dalla Commissione europea. Nel capitolo relativo all’economia, i leader Ue dovrebbero ribadire che è necessario rendere più “semplici, rapide e prevedibili le procedure” per gli aiuti di stato, prendendo inoltre atto dell’intenzione della Commissione di presentare “prima dell’estate del 2023” un fondo di sovranità europeo per sostenere gli investimenti in settori di importanza strategica per l’UE.
Intanto, in vista delle discussioni al Summit, Michel ha organizzato questa sera una cena di lavoro con Ursula von der Leyen, con la presidente della Banca centrale europea (Bce), Christine Lagarde, il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, e il presidente della Banca europea degli investimenti, Werner Hoyer, per “discutere questioni economiche, in preparazione al Consiglio europeo straordinario del 9 e del 10 febbraio”, ha riferito un portavoce della Commissione Europea. Michel non ha mai nascosto di voler rendere la Banca europea degli investimenti la spina dorsale finanziaria del futuro Fondo di sovranità industriale, su cui una proposta da parte della Commissione europea è attesa non prima dell’estate, approfittando della revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale (Qfp – 2021/2027).
L’Italia, intanto, ha fatto recapitare nei giorni scorsi alle altre 26 capitali un non-paper (documento informale) per contribuire al dibattito, sostenendo l’idea di “agire in una logica di ‘pacchetto sull’industria’, facendo andare di pari passo la discussione sugli aiuti di Stato con quella della revisione della governance economica e la “necessità di costruire una capacità fiscale centrale, sulla scorta dell’esperienza positiva di NextGenerationEU e/o SURE”, ha ribadito in una nota il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che questa sera sarà a Stoccolma per partecipare al Consiglio Ue competitività.