Bruxelles – Quasi un miliardo di euro in fondi Ue congelati, per l’ennesimo caso di potenziale non rispetto dei principi dello Stato di diritto e dei diritti umani. Polonia, Ungheria e Cipro sono nel mirino della Commissione Europea per l’erogazione dei rimborsi nell’ambito delle richieste di pagamento di otto programmi dei Fondi per gli Affari Interni, dal momento in cui i tre Paesi membri non soddisfano le condizioni necessarie per quanto riguarda la Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. “La Commissione non rimborserà le domande di pagamento presentate dagli Stati membri interessati finché non sarà soddisfatta la condizione di abilitazione“, è quanto spiegano a Eunews fonti interne all’esecutivo comunitario.
Come rendono noto le stesse fonti, sono coinvolti nello specifico il Fondo Asilo, migrazione e integrazione (Amif), lo Strumento per la gestione delle frontiere e i visti (Bmvi) e il Fondo sicurezza interna (Isf). Ungheria e Polonia non soddisfano le condizioni base per tutti e tre i fondi, mentre Cipro ha ricevuto il via libera solo alla richiesta di pagamento del terzo. Complessivamente si tratta di 922 milioni di euro congelati, di cui Varsavia sarebbe la maggior beneficiaria con 568 milioni che al momento la Commissione non è nelle condizioni di rimborsare. Nonostante l’adozione di tutti gli otto programmi da parte del Berlaymont “una condizione abilitante orizzontale non è soddisfatta sull’effettiva applicazione e attuazione della Carta dei diritti fondamentali”, spiegano i funzionari europei.
Secondo le regole del Quadro pluriennale 2021-2017, per essere ammissibili a ricevere questi fondi comunitari spesi attraverso programmi nazionali (così come quelli della Politica di coesione), i Ventisette devono dimostrare di essere in grado di applicare la Carta dei diritti fondamentali. Per dimostrarlo, devono avere dei meccanismi funzionanti di segnalazione e rendicontazione di potenziali casi di violazione dello Stato di diritto e dei diritti umani. In caso di mancata istituzione di questi meccanismi – come nel caso di Polonia, Ungheria e Cipro – la Commissione Ue può comunque approvare i programmi presentati, ma non potrà rimborsare i soldi già spesi dalle capitali.
Il mezzo miliardo sospeso a Varsavia va ad aggiungersi ai 76 miliardi già congelati a ottobre nell’ambito della Politica di coesione, mentre per Budapest i 223 milioni di euro si sommano ai 6,3 miliardi bloccati a dicembre attraverso il meccanismo di condizionalità sullo Stato di diritto e Nicosia vede uno stop di 131 milioni in due ambiti cruciali nell’ambito dei Fondi per gli Affari Interni. Dal Berlaymont la precisazione è che i servizi della Commissione sono “già in contatto con gli Stati membri interessati”, per sostenerli nell’individuare “una soluzione adeguata per ripristinare la situazione”.
Quali fondi Ue sono stati congelati
Il fondo più colpito per i tre Paesi membri dallo stop della Commissione è quello Amif. Si tratta del Fondo Asilo, migrazione e integrazione istituito per il periodo 2021-2027 – con una dotazione totale di 9,9 miliardi di euro – per mettere in atto un approccio europeo “più equo e integrato” per gestire la migrazione e l’asilo, si legge nella descrizione fornita dall’esecutivo Ue. Degli oltre 424,2 milioni congelati la Polonia sarebbe la maggiore beneficiaria, con la sospensione del rimborso per 282,7 milioni, a cui si aggiungono i 71,6 di Cipro e i 69,8 dell’Ungheria.
Il secondo fondo interessato è lo Strumento per la gestione delle frontiere e i visti, che per il settennio 2021-2027 fa parte del Fondo per la gestione integrata delle frontiere (Ibmf) e ha una dotazione di 6,4 miliardi di euro per la gestione integrata delle frontiere esterne dell’Unione. Sono 360,6 i milioni congelati nell’ambito di questo fondo, di cui 198,1 a Varsavia, 102,8 a Budapest e 59,7 a Nicosia. Coinvolte invece solo Varsavia e Budapest nella sospensione dei rimborsi del Fondo sicurezza interna, incluso nel bilancio 2021-2027 con una dotazione totale di 1,93 miliardi di euro per “contribuire a raggiungere un livello elevato di sicurezza nell’Ue”, in particolare nella lotta contro il terrorismo, la radicalizzazione e la criminalità organizzata e informatica. Su 137,5 milioni congelati, 87 fanno parte della richiesta della Polonia e i restanti 50,5 dell’Ungheria.