Bruxelles – Non c’è pace per la Bulgaria e, ancora una volta, si cerca nelle urne la risposta per uscire da una crisi politica di cui non si vede la fine da ormai due anni. Dopo il fallimento di tutti i mandati esplorativi per tentare di mettere in piedi un esecutivo, il presidente della Repubblica, Rumen Radev, ha sciolto questa mattina (3 febbraio) l’Assemblea Nazionale e ha indetto le elezioni anticipate per il prossimo 2 aprile. Un appuntamento che ormai sta diventando quasi la normalità per il Paese. Quella che si svolgerà fra due mesi sarà la quinta tornata elettorale in due anni esatti: era il 4 aprile 2021 quando gli elettori bulgari si recavano alle urne per l’inizio della nuova legislatura.
Contestualmente all’indizione delle nuove elezioni, il presidente Radev ha anche nominato l’ex-ministro del Lavoro e gli Affari sociali (dal 12 maggio al 13 dicembre 2021) e già premier ad interim dal 2 agosto dello scorso anno, Gălăb Donev, come primo ministro incaricato di traghettare la Bulgaria in questi due mesi di campagna elettorale. Dal 2 ottobre dello scorso anno, giorno delle ultime elezioni, sono falliti i tentativi di formare un governo sia del partito conservatore Gerb (Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria) dell’ex-primo ministro, Boyko Borissov, sia del partito europeista anti-corruzione Continuiamo il cambiamento del premier uscente, Kiril Petkov, e infine anche il più recente da parte del Partito Socialista Bulgaro (Bsp).
La costante crisi politica in Bulgaria rischia però anche di minare le posizioni del Paese a Bruxelles. Non tanto sulla questione dei rapporti con la Macedonia del Nord – Paese confinante che ha avviato i negoziati di adesione all’Ue dopo una dura disputa con Sofia – quanto piuttosto per le stesse speranze bulgare di accedere allo spazio Schengen e all’Eurozona. Nel dicembre dello scorso anno la Bulgaria è stata bloccata da Austria e Paesi Bassi nel suo percorso verso l’area che ha abolito le frontiere interne, in particolare per questioni riguardanti la gestione delle rotte migratorie e della protezione delle frontiere esterne dell’Unione. Parallelamente il Paese sta facendo i preparativi per adottare la moneta ufficiale dell’Ue, con l’obiettivo dichiarato del primo gennaio 2024. Ma senza un governo pienamente funzionante fino alla formazione del nuovo Parlamento – e con tutta probabilità anche oltre, visti i numerosi precedenti degli ultimi due anni – sarà quasi impossibile approvare le modifiche legislative necessarie per rendersi credibili agli occhi degli altri 26 Paesi membri su entrambi i dossier.
Cos’è successo in Bulgaria dal 4 aprile 2021
Il voto di protesta in Bulgaria è una costante contro la corruzione, incarnata principalmente da Gerb e dall’ex-premier Borissov, che ha governato il Paese quasi ininterrottamente dal 2009. Le elezioni del 4 aprile 2021 avevano sì confermato i conservatori come prima forza, ma in uno scenario politico estremamente frammentato. Dopo tre mesi di negoziati falliti per la formazione di un esecutivo, il presidente Radev aveva deciso il ritorno anticipato alle urne e la propaganda anti-sistema aveva premiato il movimento populista fondato dallo showman Slavi Trifonov, C’è un popolo come questo (Itn). Niente da fare neanche dopo il secondo appuntamento elettorale dell’11 luglio e altri quattro mesi di trattative tra i partiti, che avevano costretto Radev a convocare nuove elezioni anticipate a novembre.
Quello del 14 novembre 2021 poteva essere il vero momento di svolta per la Bulgaria. A sorpresa, le terze elezioni in sette mesi avevano consegnato al fondatore del partito anti-corruzione Continuiamo il cambiamento un quarto delle preferenze, scavalcando i conservatori di Gerb e relegando nell’ombra i populisti di Trifonov. Con l’appoggio di queste due forze Petkov era stato nominato premier, per la prima volta con un senso di stabilità e programmazione per il futuro del Paese: sotto la sua guida sono stati portati avanti i colloqui con la Macedonia del Nord per superare la disputa identitaria che bloccava da dicembre 2020 l’apertura dei negoziati per l’adesione di Skopje all’Ue. Proprio questo impegno è stato fatale a Petkov, anche se non gli ha impedito di portare a compimento la revoca del veto: prima il partito di Trifonov è passato all’opposizione e poi, il 22 giugno 2022, il governo è stato sfiduciato con una mozione presentata da Gerb. Dopo un giro di consultazioni inconcludenti si è tornati al voto a ottobre, con il nuovo primo posto dell’ex-premier Borissov ma la solita incapacità di raggiungere un accordo di governo tra i partiti.