Bruxelles – In vista del vertice Ue sulle migrazioni del 9 febbraio, il Partito Popolare Europeo (Ppe) prova a dettare la linea alla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Oggi (primo febbraio) il gruppo politico di maggioranza a Bruxelles ha approvato un piano in cui chiede a von der Leyen, che proprio da quel gruppo proviene, di finanziare “infrastrutture fisiche per rafforzare i confini nazionali”, introdurre un codice di condotta europeo per le Ong che salvano vite in mare e riaprire la questione degli hotspot in Africa, le “piattaforme regionali di sbarco” per effettuare in sicurezza le richieste di asilo.
La questione del finanziamento del “muro” al confine tra Bulgaria e Turchia apre una frattura tra la presidente della Commissione Ue e il capogruppo del Ppe, Manfred Weber: von der Leyen, che ha già dichiarato a più riprese che la Commissione non metterà a disposizione fondi per costruirlo, in apertura alla sessione plenaria del Parlamento Ue ha chiuso un’altra volta la porta. “Possiamo fornire infrastrutture e attrezzatura, come droni, radar e altri mezzi di sorveglianza“, ha dichiarato la presidente dell’esecutivo Ue. Ma di muri per impedire l’ingresso ai migranti con i soldi dell’Unione per il momento non se ne parla. Più vicina a von der Leyen la posizione della delegazione di Forza Italia, riassunta così dall’eurodeputato Salvatore De Meo: “Non possiamo immaginare di affrontare un tema così delicato né con la retorica dell’accoglienza semplificata, né con l’uso della forza e con l’innalzamento di barriere fisiche. Con infrastrutture si intende sistemi per favorire una migliore verifica delle dinamiche dei flussi migratori”.
Per la presidente von der Leyen il rafforzamento dei confini esterni rimane comunque una delle quattro priorità che la Commissione presenterà al Consiglio Europeo straordinario di febbraio, insieme all’intensificazione dei rimpatri, alla regolarizzazione dei movimenti secondari e ad una maggiore cooperazione con i Paesi d’origine. Sul Mediterraneo centrale per von der Leyen è sempre più urgente intensificare la lotta contro i trafficanti. Dietro le morti in mare, secondo la presidente, “ci sono reti di criminali che organizzano i viaggi in modo spietato, ricattano i migranti, commerciano vite umane”.
Le altre richieste del Ppe: stretta sulle ong e hotspot in Africa
L’eurodeputato De Meo, raggiunto da Eunews, ha invece insistito sull’importanza della richiesta di adottare un codice di condotta per le ong che operano nel Mediterraneo, come emerge nel position paper approvato dal Ppe. Prendendo spunto da quello italiano. “La proposta italiana è un punto di partenza, non deve essere vista come una demonizzazione delle Ong, ma come una responsabilizzazione“, ha dichiarato l’eurodeputato forzista. Per i popolari, si legge nel testo, le navi che conducono operazioni di ricerca e soccorso devono rispettare “il diritto internazionale e le leggi Ue”, nonché “seguire le regole e cooperare con le autorità, per la sicurezza dei migranti”.
I popolari europei vogliono inoltre rispolverare il progetto degli hotspot sulle coste del Nordafrica. Un’occhiolino alla premier Giorgia Meloni, che da tempo suggerisce di riprendere le discussioni sull’esternalizzazione delle richieste d’asilo. Secondo il Ppe “l’Ue dovrebbe riprendere le discussioni sulle piattaforme regionali di sbarco, su entrambe le coste del Mar Mediterraneo, dove i richiedenti asilo possano essere ricevuti in sicurezza e la loro domanda possa essere valutata in modo dignitoso ed efficiente”.