Bruxelles – E’ un’etichetta nutrizionale semplificata e colorata a dividere l’Europa. Si chiama ‘NutriScore’ ed è un sistema di valutazione inventato in Francia e che potrebbe essere indicata dalla Commissione europea per diventare il modello di etichettatura nutrizionale uguale per tutti i Paesi in Ue. Nel quadro della sua politica agroalimentare, la strategia ‘Farm to Fork’ (Dal campo alla tavola) pubblicata a maggio 2020, la Commissione europea ha promesso di rivedere tutta la legislazione europea relativa alla cosiddetta ‘Informazione alimentare ai consumatori’, andando a proporre un sistema di etichettatura con i valori nutrizionali armonizzata a livello Ue. Una proposta doveva arrivare entro il 2022, ma per ora è slittata a data da destinarsi e potrebbe anche non arrivare in tempo per essere esaminata entro la fine della legislatura attuale, nel 2024.
L’etichetta della discordia
Cinque lettere per cinque bollini colorati. Si chiama ‘NutriScore’ il sistema francese di etichettatura nutrizionale a colori da apporre sulla parte anteriore della confezione dei prodotti (Front-of-pack) che da anni ormai divide l’Unione europea e i suoi stati membri. Inventato in Francia, dove è stato adottato dal 2017 su base volontaria insieme al Belgio, la Germania, il Lussemburgo e i Paesi Bassi. L’etichetta è composta da colori e da lettere, in una combinazione generata da un algoritmo sviluppato da un team di ricerca francese sull’epidemiologia nutrizionale che mette in relazione le proprietà positive dei cibi o dei prodotti (contenuto di proteine, fibre e frutta, verdura, noci) e le proprietà negative (contenuto di energia, zuccheri, grassi saturi, sodio (parte del sale da cucina) per arrivare a un punteggio compreso tra -15 (scelta migliore) e +40 (il peggior malsano).
Il ‘bollino’ colorato francese sulla qualità nutrizionale dei prodotti si basa su una scala di 5 colori dal verde scuro all’arancione scuro e viene associato a lettere che vanno dalla A alla E per facilitarne la comprensione da parte del consumatore. Il colore e la lettera vengono assegnati sulla base di un punteggio che tiene conto, per 100 g o 100 mL di prodotto, del contenuto: in nutrienti e alimenti da favorire (fibre, proteine, frutta, verdura, legumi, noci, colza, noci e olio d’oliva), e nutrienti da limitare (energia, acidi grassi saturi, zuccheri, sale). Nel quadro della sua politica agroalimentare, la strategia ‘Farm to Fork’ (Dal campo alla tavola) pubblicata a maggio 2020, la Commissione europea ha promesso di rivedere tutta la legislazione europea relativa alla cosiddetta ‘Informazione rtp live alimentare ai consumatori’ con una proposta legislativa al Parlamento europeo e agli Stati membri che coprirà tutte e quattro le tipologie di etichette alimentari: le etichette nutrizionali, etichette d’origine, indicazione della data ed etichette per le bevande alcoliche.
La parte più discussa in Unione Europea su questa iniziativa di riforma è quella sull’etichetta nutrizionale da apporre sulla parte anteriore della confezione dei prodotti, che l’Esecutivo vuole armonizzare a livello comunitario scegliendo un modello che sia uguale per tutti. Bruxelles aveva promesso di avanzare entro fine 2022 la proposta legislativa, ma per ora sembra rimandata a data da destinarsi. Un funzionario dell’Ue precisa che come per tutte le proposte legislative, è in corso al momento una valutazione d’impatto che si basa “sulle prove scientifiche fornite dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare e dal Centro comune di ricerca e sulle consultazioni con i cittadini, le parti interessate e le indagini mirate con gli Stati membri, le imprese, le PMI e le organizzazioni dei consumatori e della salute”. In questa fase, “sono in corso lavori tecnici per raccogliere ulteriori prove” e dunque non c’è data certa per la presentazione da parte dell’Ue, che si attende entro il 2023, ma probabilmente troppo tardi per essere esaminata e approvata durante l’attuale legislatura che si concluderà nel 2024.
La battaglia in Europa
Gli Stati membri dell’Ue sono divisi sul sistema di etichettatura nato in Francia, principalmente perché qualunque sistema di etichettatura viene considerato da molti un sistema di condizionamento per i consumatori, che tendono a orientarsi sui cibi che l’etichetta definisce “più sani”. Attorno alla battaglia ci sono essenzialmente due schieramenti. Da un lato, una coalizione di almeno 7 Paesi, ovvero Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna e Svizzera, che negli anni scorsi ha promosso l’istituzione di un meccanismo di coordinamento al livello comunitario per facilitare l’adozione del Nutriscore.
Dall’altro lato, si pone una coalizione guidata dall’Italia, che comprende Paesi come Repubblica Ceca, Grecia e Romania. Per l’Europa meridionale la posta in gioco è ancora più alta visto che diversi prodotti mediterranei come l’olio d’oliva, il parmigiano o il prosciutto vengono penalizzati con un colore che rispecchia un voto basso, come ‘C’ o ‘D’. Per l’Italia il sistema Nutriscore è inaccettabile ed è in prima linea sul fronte europeo contro l’adozione, per una volta unita tra politica e mondo della filiera nel condannare questo sistema di etichettatura semplificata. Ormai più di tre anni fa ha presentato a Bruxelles una proposta per un sistema di etichettatura alternativo, chiamato ‘Nutrinform Battery’, un sistema che si presenta come una batteria, che indica il valore nutrizionale di un prodotto in relazione all’apporto nutrizionale giornaliero raccomandato per quel determinato alimento. Dal canto loro, i Paesi scandinavi (Danimarca, Norvegia e Svezia) utilizzando il simbolo a colori ‘Keyhole’ (buco della serratura), istituito in Svezia nel 1989, che rappresenta un’etichetta alimentare che identifica i prodotti più sani perché contengono meno zuccheri e sale, più fibre e cereali integrali o meno grassi rispetto ai prodotti simili dello stesso gruppo. Dal momento che il simbolo nordico non discrimina i prodotti ma si concentra solo sulla valenza positiva, secondo molti potrebbe rappresentare una buona via di compromesso tra la proposta francese e quella italiana.
La proposta italiana è partita già svantaggiata nella corsa europea, dal momento che il Nutriscore è già adottato in diversi Paesi e quindi i consumatori si stanno abituando piano piano al suo utilizzo quotidiano al supermercato. Nonostante il vantaggio che è innegabile, la partita è ancora tutta aperta finché la Commissione europea non deciderà di avanzare la proposta vera e propria. Anche a livello produttivo sta emergendo sempre maggiore consapevolezza sui limiti del Nutriscore, il cui principale punto di forza – riconosciuto anche dall’Italia stessa – è il sistema colorimetrico, a colori, che risulta molto semplice e immediato per i consumatori. Con il rischio, secondo molti, di condizionarne le scelte. Sull’etichetta “sono in corso lavori tecnici per raccogliere ulteriori prove scientifiche” per una valutazione d’impatto e non c’è data certa per una presentazione da parte dell’Ue.