Bruxelles – Agricoltura, silvicoltura e pesca. Un settore, il primario, in cui lavorano 9,2 milioni di persone in tutta l’Unione europea. Romania (1,9 milioni), Polonia (1,5 milioni) e Italia (902mila) i principali Stati membri per numero di addetti, secondo i dati Eurostat. Nel 2021 il comparto agricolo ha creato un valore aggiunto lordo stimato attorno ai 189,4 miliardi di euro, per un contributo al Pil a dodici stelle delll’1,3 per cento. Complessivamente il valore di tutto ciò che il settore primario dell’Ue ha prodotto nel 2021 è stato di 449,5 miliardi di euro. Un dato, quest’ultimo, che comprende il valore dei raccolti, degli animali, dei servizi agricoli, nonché alcuni beni e servizi non strettamente agricoli ma che non potevano essere misurati separatamente.
Poco più della metà (55,3 per cento) del valore della produzione totale dell’industria agricola deriva da colture (248,7 miliardi di euro), con cereali, ortaggi e piante orticole che risultano le colture più pregiate. Poco più di un terzo (36,3 per cento) della produzione totale deriva da pastorizia e prodotti di origine animale (163,1 miliardi), in particolare filiera suina e prodotti lattiero-caseari. I servizi agricoli (21,6 miliardi) e le attività non agricole inscindibili (16,2 miliardi) hanno contribuito al resto (8,4 per cento).
A livello di Stati membri, più della metà (57,8 per cento) del valore totale della produzione agricola dell’Ue nel 2021 è frutto del ‘made in’ di Francia (82,4 miliardi di euro), Italia (61,2 miliardi), Germania (59,2 miliardi) e Spagna (59,2 miliardi). Se si considerano anche Paesi Bassi (30,6 miliardi), Polonia (27,9 miliardi) e Romania (21,1 miliardi), tre quarti (75,5 per cento) del valore totale della produzione agricola dell’Ue nel 2021 arriva da questi sette Stati membri.
Curiosità: per ogni euro speso per il costo di beni e servizi utilizzati nel processo di produzione (noto come consumo intermedio), l’industria agricola dell’Ue ha creato un valore aggiunto di 0,73 euro.