Bruxelles – Dopo l’embargo e il price cap sul greggio in arrivo dalla Russia entrati in vigore lo scorso 5 dicembre, ora i governi europei sono alla ricerca di un accordo sul limite di prezzo alla vendita verso Paesi terzi di prodotti raffinati del petrolio di Mosca, come benzina e diesel.
A inizio dicembre è entrato in vigore il price cap stabilito dall’Unione europea, dai Paesi G7 (Canada, Francia, Italia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti) e dall’Australia pari a 60 dollari al barile sulla vendita a Paesi terzi di petrolio russo e servizi collegati e, contemporaneamente, anche l’embargo europeo sul petrolio russo in arrivo via mare deciso nel sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca per l’aggressione dell’Ucraina.
A partire da domenica 5 febbraio l’embargo stabilito a livello europeo si estenderà anche ai prodotti raffinati del petrolio, come la benzina e il diesel, ma contemporaneamente nel quadro della stessa coalizione tra Ue, Australia e G7 sono in corso le trattative per stabilire la soglia di prezzo sul cap per i prodotti raffinati. Sul greggio la soglia è stata fissata a dicembre a 60 dollari al barile, anche se il prezzo di mercato è più alto (attualmente si aggira intorno agli 80 euro), ma potrebbe essere aggiornata proprio in questi giorni nel quadro dei negoziati in corso. L’accordo prevede infatti che la cifra possa essere modificata in ogni momento, l’intesa prevede un meccanismo di revisione del funzionamento del price cap ogni due mesi.
Sui prodotti raffinati le trattative in corso tra Stati membri e G7 si stanno spostando su una soglia più elevata, come 100 dollari al barile e 45 dollari al barile per i prodotti raffinati prodotti scambiati a un prezzo inferiore rispetto ai prezzi di riferimento (i prodotti scontati). A quanto si apprende a Bruxelles, venerdì si è tenuta una prima discussione “preliminare” sul price cap tra gli ambasciatori dei 27 Stati membri presso l’UE, che torneranno sulla questione già domani per arrivare probabilmente a un accordo venerdì, prima dell’entrata in vigore dell’embargo la prossima domenica.
L’embargo stabilito a giugno scorso con il via libera al sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina prevede il divieto su tutto il petrolio russo trasportato via mare in Europa, con una esenzione sulle importazioni di petrolio che arrivano in Europa attraverso gli oleodotti che trasportano il greggio in Ungheria, Slovacchia e Repubblica ceca, ovvero i Paesi più dipendenti dalla Russia in termini di petrolio e senza sbocco sul mare. Data la “specifica esposizione geografica” è prevista una deroga temporanea speciale fino alla fine del 2024 per la Bulgaria che potrà continuare a importare petrolio greggio e prodotti petroliferi trasportati via mare, mentre la Croazia potrà inoltre autorizzare fino alla fine del 2023 l’importazione di gasolio sottovuoto russo, necessario per il funzionamento della sua raffineria. Secondo le stime di Bruxelles, nel 2021 l’UE ha importato dalla Russia circa 48 miliardi di euro di petrolio greggio e 23 miliardi di euro di prodotti petroliferi raffinati, come la benzina.