Bruxelles – Continua il lavoro della Commissione Europea per rispondere all’Inflation Reduction Act (Ira) degli Stati Uniti, il piano da 370 miliardi di dollari di sussidi verdi per lo sviluppo delle tecnologie pulite. Ma a Bruxelles la parola d’ordine è “collaborazione” con Washington, per cercare delle soluzioni comuni ai “rischi che minano la nostra risposta congiunta ai cambiamenti climatici”. Lo ha messo in chiaro questa mattina (25 gennaio) la vicepresidente della Commissione Ue per il Digitale, Margrethe Vestager, nel suo intervento all’evento ‘Cleantech for Europe’ a Bruxelles: “Non permetteremo che l’Inflation Reduction Act distrugga il nostro rapporto con gli Stati Uniti“.
Nonostante gli attriti con gli Stati Uniti per il piano di sussidi che rischia di provocare un esodo dall’Europa delle imprese attive nel settore delle tecnologie verdi, la vicepresidente Vestager ha indicato nella diplomazia commerciale la via d’uscita per mantenere i buoni rapporti con il partner più stretto dell’Unione: “Ci sarà una risposta ferma ma proporzionata, perché viviamo in un mondo in cui vogliamo partner“. A livello operativo questo significherà passare dal canale diretto aperto da oltre un anno, il Consiglio per il Commercio e la Tecnologia (Ttc), “rafforzando le relazioni e il dialogo, dobbiamo continuare a lavorare insieme”. Il terreno comune per sviluppare le tecnologie verdi “è la buona governance, che rimane sempre la stessa”, è l’esortazione di Vestager: “Proteggere la competizione equa, rispettare le regole e supportare l’ambiente industriale” anche di un “nuovo settore in rapido sviluppo”.
La Commissione Ue sta però sviluppando un risposta coerente a livello europeo all’Inflation Reduction Act, per fare in modo che il futuro industriale delle nuove tecnologie pulite non sia lontano dal continente. Il Green Deal per l’industria europea a emissioni zero dovrà declinarsi sul piano normativo, finanziario, delle competenze e del commercio. E proprio su questo ultimo punto la vicepresidente esecutiva del gabinetto von der Leyen ha messo in chiaro che rimane saldo il pilastro del “mercato aperto ed equo“. In altre parole, saranno necessari “partenariati di fiducia per le tecnologie pulite”, che non passano solo da Washington ma anche dal “duro lavoro per concludere accordi con Australia, Nuova Zelanda, Canada e altri partner chiave” per l’Unione. In ballo c’è un mercato della manifattura di tecnologie pulite da “650 miliardi di dollari entro il 2030, come ha affermato l’Agenzia internazionale dell’energia”, che potrà essere declinato in “un grande spettro di nuove tecnologie pulite, dall’agricoltura ai trasporti, dalla manifattura all’energia”, ha ricordato la vicepresidente Vestager: “È una grande sfida, ma anche una grande opportunità”.
In questo scenario globale “ci sono diverse valide ragioni per pensare che l’Ue attrarrà una parte significativa di questo mercato“, a partire proprio dallo sforzo della Commissione per sviluppare un piano estremamente ambizioso per l’industria a emissioni zero: “Renderemo l’Ue la casa dell’innovazione per le tecnologie pulite”, è la promessa della responsabile per il Digitale dell’esecutivo comunitario. Sul piano normativo si partirà con il Net-Zero Industry Act, una legge per l’industria a emissioni zero sul solco della strategia sui microchip – come spiegato la scorsa settimana dal commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton – il cui obiettivo è stato riassunto dalla stessa vicepresidente della Commissione: “Semplificheremo e velocizzeremo i nuovi siti di produzione in un Mercato unico che funzioni in modo appropriato, perché porterà più benefici sul lungo termine che qualsiasi aiuto di Stato”.
Proprio sulla questione della revisione delle regole sugli aiuti di Stato Vestager ha ribadito quanto emerso in un’intervista a Eunews. “Saranno utilizzati dove necessario e in maniera proporzionata, per spingere i finanziamenti privati, ma ci sono delle linee rosse e non sacrificheremo l’unità del nostro Mercato unico“, dal momento in cui “la competitività sul lungo termine non è costruita sui finanziamenti pubblici ma sull’innovazione delle imprese, e dobbiamo pensare anche ai contribuenti”. Nel frattempo non si può dimenticare l’apporto del Next Generation Eu: “Non è una cosa del passato, i fondi stanno iniziando ad arrivare in progetti digitali e verdi e gli investimenti pagheranno i dividendi nei prossimi anni”, ha concluso Vestager.