Bruxelles – Anna Frank, una delle figure simbolo di una delle pagine più buie della storia dell’uomo. La ragazzina morta a 16 anni nei campi di concentramento nazisti per la sola ‘colpa’ di essere ebrea, è qualcosa che ai giovani olandesi suggerisce poco, troppo poco. Alla vigilia delle giornata della memoria (27 gennaio) istituita per ricordare le vittime dell’Olocausto, la Conferenza sulle rivendicazioni materiali ebraiche contro la Germania (nota anche come Claims Conference), pubblica un sondaggio da cui emerge come i giovani dello Stato fondatore dell’Ue sappiano poco e credano ancora meno dello sterminio realizzato in Europa. A partire dalla stessa Anna Frank. Il 32 per cento dei Millennial e il 27 per cento di tutti gli adulti intervistati “non sa che è morta in un campo di concentramento” denuncia lo lo studio.
Il sondaggio si concentra in particolare sulla generazione Y (i nati tra il 1981 e il 1996) e la generazione Z (1997-2012). Innanzitutto più della metà di tutti gli intervistati (54 per cento di tutti gli intervistati e 59 per cento di Millennial e Gen Z) non sa che sono stati assassinati sei milioni di ebrei. Non c’è consapevolezza dei numeri, tanto che il 12 per cento di tutti gli intervistati ritiene che l’Olocausto sia un mito o che il numero di ebrei uccisi sia stato notevolmente esagerato, mentre il 9 per cento non è sicuro. Questi numeri sono più alti tra i Millennial olandesi e la Gen Z, dove quasi un quarto (23 per cento) ritiene che l’Olocausto sia un mito o che il numero di ebrei uccisi sia stato notevolmente esagerato, mentre il 12 per cento non è sicuro.
L’indagine degli orrori non finisce qui, poiché nel Paese che fu di Anna Frank, e dove l’occupazione nazista lasciò il segno, il 22 per cento dei Millennial e della Generazione Z ritiene accettabile che un individuo sostenga opinioni neo-naziste. Per Greg Schneider, vicepresidente esecutivo della Claims Conference, “una delle tendenze più preoccupanti che continuiamo a vedere in questi sondaggi è l’aumento del numero di persone che credono che l’Olocausto fosse un mito o che il numero di ebrei assassinati sia esagerato”.
Austria, il campo di Mauthausen, e le analoghe disconoscenze
Claims Conference ha condotto lo stesso sondaggio in sei diversi Paesi. Oltre ai Paesi Bassi indagini hanno riguardato Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Austria. Quest’ultimo Stato, membro Ue dal 1995, registra gli stessi problemi di non conoscenza della questione. Un quarto degli intervistati austriaci (25 per cento) ritiene che “un milione o meno” di ebrei siano stati assassinati durante l’Olocausto. Dettaglio non da poco, dato che su suolo austriaco si trovata il campo di sterminio di Mauthausen. Qui muore anche Carlo Castellani, di cui Eunews ha avuto modo di raccontare per tenere viva la memoria. Da qui uscirà, invece, Ferdinando Valletti, che contribuirà a far conoscere la sua storia, ricordata anch’essa da Eunews, e quella dell’orrore del campo.
Eppure quando agli austriaci intervistati è stato chiesto di nominare un campo di sterminio, un campo di concentramento o un ghetto di cui avevano sentito parlare, “il 42 per cento degli austriaci non ha saputo nominare Mauthausen”, denuncia lo studio. Ciò nonostante il sito in questione “imponeva alcune delle condizioni di detenzione più dure e si trova a circa 100 miglia da Vienna, la capitale dell’Austria“.
Anche in Austria non si ha memoria, o come si dovrebbe. Anche se a dispetto degli olandesi, l’80 per cento delle persone interrogate su Anna Frank ha dimostrato di sapere di cosa si parli. “Tuttavia solo il 20 per cento è stato in grado di identificare i Paesi Bassi, il paese in cui era nascosta in un annesso segreto e alla fine catturato dalla Gestapo, come luogo in cui ebbe luogo l’Olocausto“.