Bruxelles – Il terzo documento in poco più di due mesi per affrontare le “sfide urgenti” in materia di migrazione e asilo, mentre si lavora senza sosta per finalizzare i dossier legislativi del Patto migrazione e asilo presentato nel settembre del 2020. La commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, ha presentato oggi (24 gennaio) la strategia operativa per i rimpatri, un documento programmatico emerso dal lavoro con la coordinatrice per i rimpatri, Mari Juritsch: “Stiamo facendo progressi su questo tema, ma dobbiamo fare ancora di più e lavorare insieme è la ricetta per gestire la migrazione in modo più efficace“.
Confermando che anche questo documento – così come i Piani d’azione sul Mediterraneo centrale e sui Balcani Occidentali – sarà sul tavolo sia del Consiglio Affari interni informale di Stoccolma giovedì (26 gennaio) sia del Consiglio Europeo straordinario del 9-10 febbraio, la commissaria Johansson ha voluto ricordare quali sono per Bruxelles quelle “sfide immediate” che i Ventisette devono affrontare: “A mettere i sistemi di asilo sotto forte pressione è il numero richieste di asilo, pari a 924 mila ogni anno”, ma soprattutto il fatto che “ogni anno ci sono 300 mila decisioni di rimpatrio, ma solo 70 mila persone ritornano effettivamente nei Paesi terzi“. Per il gabinetto von der Leyen è imperativo che “chi ha bisogno di protezione internazionale abbia il diritto a essere accolto, ma chi non ce l’ha deve ritornare nel proprio Paese di origine”, ha precisato Johansson. Ma per implementare questa linea “né ciascun Paese membro né la Commissione possono farcela da soli”.
Piani e strategie operative come quella sui rimpatri rispondono a necessità nell’immediato, ma la vera partita continua comunque a giocarsi sul via libera ai nove dossier del Patto del 2020, al momento al vaglio dei co-legislatori del Parlamento e del Consiglio dell’Ue. Come precisato dalla titolare degli Affari interni dell’esecutivo Ue, “serve un buon avanzamento grazie alla tabella di marcia concordata a settembre [dello scorso anno, ndr], per portare a termine entro marzo 2024″ tutti i file legislativi. Dopo l’intesa politica spinta dalla presidenza di turno ceca del Consiglio dell’Ue, “abbiamo iniziato i triloghi sul Regolamento Eurodac modificato, presto inizieranno quelli sul Regolamento sullo screening e la presidenza svedese sta lavorando duramente sul Regolamento per la gestione dell’asilo e della migrazione” (quello che mira a sostituire l’attuale regolamento Dublino e rilanciare la riforma del sistema europeo comune di asilo).
La strategia operativa della Commissione Ue sui rimpatri
Secondo quanto presentato dalla Commissione Europea, la strategia sui rimpatri dovrebbe essere incentrata sulla “ricerca di un approccio coerente e flessibile, in grado di rispondere continuamente ai cambiamenti delle priorità politiche e delle circostanze“, da implementare tra gli Stati membri e Bruxelles, con una stretta collaborazione tra le autorità nazionali, la coordinatrice dell’esecutivo Ue, Frontex (l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera) e tutte le istituzioni comunitarie. Sono quattro le aree di interesse identificate: azioni mirate per rispondere in modo coordinato, accelerazione del processo di rimpatrio, digitalizzazione e analisi dei dati, e consulenza sia per i rimpatri volontari sia per quelli forzati.
Come obiettivi dichiarati, questa strategia dovrebbe portare a un “significativo incremento dei rimpatri verso Paesi terzi in cui non vi siano grossi ostacoli politici“, ma anche più rapidità e sostenibilità “in linea con i valori europei e i diritti fondamentali” e il contemporaneo “sostegno all’integrità e la credibilità dei sistemi di asilo degli Stati membri, scoraggiando gli attraversamenti irregolari delle frontiere”, si legge nel documento. Per raggiungere questi macro-obiettivi, la strategia si concentra sulle modalità (generali) di attuazione “entro la fine del 2023”: operazioni mirate di rimpatrio congiunto, studio della situazione sul campo, raddoppio del numero di Paesi terzi coperti dai servizi congiunti di reintegrazione di Frontex, analisi del divario di digitalizzazione tra gli Stati membri e introduzione della consulenza per il rimpatrio come competenza professionale.