Bruxelles – Energia e inflazione, una spirale che strozza crescita e crea incertezze per l’eurozona. In modo diverso Commissione europea, Stati membri e Banca centrale europea guardano allo stesso problema, e ognuno è deciso di seguire la propria ricetta. Quella della Bce riguarda i tassi, con la presidente Christine Lagarde che, al World Economic Forum di Davos, conferma una volta di più la volontà a rialzarli, se fosse necessario. “L’inflazione è l’obiettivo numero uno della Bce”, ripete alla platea. “La nostra determinazione è di riportarla al 2 per cento in modo tempestivo. Ecco perché abbiamo aumentato i tassi e continueremo a farlo per raggiungere l’obiettivo” prefissato che risponde al mandato dell’Eurotower. E ai mercati che non sembrano credere nell’impostazione di Francoforte, Lagarde replica: “Li inviterei a rivedere le loro posizioni”. Avanti così, dunque.
L’obiettivo dell’esecutivo comunitario, quando si parla di energia e dell’inflazione che contribuisce a trainare verso l’alto, è quello di misure “più mirate” contro il caro-bollette. Valdis Dombrovskis, commissario per il Commercio e un’economia al servizio delle persone, ne fa una questione imprescindibile. Se non si esce dalla logica di aiuti troppo generalizzati “la questione dei prezzi elevati resterà”, avverte, perché “non si manderà il segnale necessario per ridurre i consumi e quindi ridurre i prezzi”. La preoccupazione di fondo, in Commissione, è dunque il rischio di andare avanti con un caro-costi che soffochi consumi e produzione.
Mark Rutte, primo ministro dei Paesi Bassi, non tradisce la natura ‘rigorista’ del suo Paese. “Fare le riforme strutturali” è ciò che serve per rimettere la barra a dritta. Un’agenda politica non nuova, ma che per l’approccio nordico all’economia non passa di moda ma al contrario acquista di rinnovata attualità. Perché a ben guardare le riforme strutturali invocate chiamano l’attuazione dei piani nazionali per la ripresa, che comprendono investimenti per le transizioni verdi e tecnologiche.
A proposito di investimenti, Lagarde non può esimersi dal fare un appunto per i governi. La transizione energetica “è fondamentale per la nostra indipendenza”, ma perché questa richiede “investimenti massicci” allora “occorre procedere al completamento dell’unione del mercato dei capitali e fare in modo che funzioni”. E’ indispensabile perché inevitabile, spiega. “I soldi pubblici da soli non saranno sufficienti per questi investimenti. Il mio suggerimento è agire velocemente”. Un contributo al dibattito che Christian Sewing, presidente di Deutsche Bank, sente l’esigenza di sottoscrivere. “Senza l’unione dei mercati di capitali il Green Deal non si realizzerà”.