Bruxelles – È un momento decisivo per la tenuta del Mercato unico di fronte alle sfide dell’Inflation Reduction Act (Ira) degli Stati Uniti, il piano contro l’inflazione che Bruxelles teme possa svantaggiare le imprese dell’Unione Europea. La competitività industriale, così come l’unità nell’implementazione della transizione verde e nell’affrontare gli alti prezzi dell’energia, richiede una “risposta comune europea” e non un approccio autonomo di ogni Stato membro negli investimenti nei settori strategici. È quanto ribadisce la vicepresidente esecutiva della Commissione Ue e commissaria per la Concorrenza, Margrethe Vestager, in un’intervista rilasciata a Eunews/Gea in vista del vertice dei leader Ue di febbraio, quando i Ventisette discuteranno di una revisione temporanea degli aiuti di Stato e di un fondo di sovranità industriale.
Quali sono le sfide che deve affrontare l’industria europea?
“Sono due. Un’impennata senza precedenti dei prezzi dell’energia e l’Ira che, con i suoi sostanziali sussidi verdi, rischia di trasferire gli investimenti e i posti di lavoro europei negli Stati Uniti. Dobbiamo portare avanti a pieno ritmo i nostri sforzi verso un’economia più sostenibile dal punto di vista ambientale, con prezzi energetici bassi. Questa è la nostra soluzione per una maggiore competitività nel lungo periodo”.
Come si sta impostando il confronto con gli Stati Uniti?
“Stiamo lavorando con gli Stati Uniti per trovare soluzioni concrete per limitare, e idealmente invertire, i danni. Abbiamo accolto con favore le nuove linee guida emanate alla fine del 2022, che ribadiscono che le aziende dell’Ue possono beneficiare del programma di credito per i veicoli commerciali puliti nell’ambito della legge statunitense sulla riduzione dell’inflazione. È il frutto di un impegno costruttivo nell’ambito della task force Ue-Usa per la riduzione dell’inflazione a livello di alti funzionari. Tuttavia, mentre parliamo con i nostri partner internazionali, dobbiamo anche fare i compiti a casa”.
In che modo?
“Dobbiamo trovare nuove soluzioni per continuare ad attrarre in Europa innovazioni e investimenti nella transizione verde. Per quanto riguarda gli aiuti di Stato, dobbiamo rendere le nostre regole più semplici, più rapide e più mirate. E dobbiamo farlo senza mai mettere a repentaglio la parità di condizioni tra i Paesi europei, perché non c’è transizione verde redditizia per l’Europa nel suo complesso se alcuni Paesi vincono su altri. Il Mercato unico è il nostro bene più prezioso, dobbiamo continuare a proteggerlo ed evitare le corse ai sussidi dannosi. In altre parole, il controllo degli aiuti di Stato è necessario per preservare il Mercato unico e la coesione all’interno dell’Unione e per consentire all’economia europea di riprendersi dall’attuale crisi”.
Gli Stati membri sembrano avere necessità di un nuovo approccio agli aiuti di Stato.
“Siamo ben consapevoli delle difficoltà causate dall’attuale crisi energetica e della necessità per gli Stati membri di sostenere le proprie economie in queste circostanze eccezionali. Abbiamo bisogno di una risposta europea che acceleri la transizione verde, elimini le barriere esistenti nel Mercato unico e, allo stesso tempo, consenta agli Stati membri di fornire un sostegno rapido e mirato ai settori chiave. Abbiamo già un Quadro di crisi temporaneo, che comprende una serie di importanti salvaguardie per garantire che gli aiuti non comportino indebite distorsioni della concorrenza e della parità di condizioni nel Mercato unico. Il Quadro ha già permesso agli Stati membri di sostenere l’economia mobilitando finora 672 milioni di euro di finanziamenti nazionali, ma potrebbe essere necessario fare di più”.
Su quale fronte?
“Soprattutto nell’attuale situazione, è importante trovare il giusto equilibrio tra il mantenimento degli incentivi al risparmio energetico e la possibilità di fornire un sostegno mirato per evitare che la crisi faccia uscire dal mercato aziende altrimenti di successo. Abbiamo quindi deciso di consultare gli Stati membri su questo punto. Nessuno è nella posizione migliore per dirci dove e come le nostre norme sugli aiuti di Stato dovrebbero essere semplificate. Gli Stati membri ci daranno anche il loro parere su come bilanciare al meglio la necessità di sostenere la produzione in alcuni tipi di settori, che sono strategici per la transizione verde, con il possibile rischio di frammentazione del Mercato unico”.
Cosa si aspetta dalla consultazione?
“Sulla base di ciò che ci dirà il sondaggio, effettueremo gli adattamenti necessari per trasformare il nostro quadro esistente in un quadro temporaneo di crisi e di transizione. Vogliamo rendere queste regole temporanee più rapide, semplici e prevedibili, a vantaggio di tutti gli Stati membri, al fine di accelerare gli investimenti pubblici per alimentare la transizione, preservando al contempo condizioni di parità nel mercato unico”.
L’Italia è uno dei Paesi con uno spazio fiscale ridotto. Non c’è il rischio di penalizzare questi Stati membri?
“È ovvio che non tutti i Paesi membri hanno la stessa possibilità di erogare aiuti di Stato, alcuni hanno molto più spazio fiscale di altri. Ma dobbiamo anche garantire nel nostro Mercato unico le stesse condizioni di parità che chiediamo agli Stati Uniti. Se da un lato è fondamentale che gli Stati membri abbiano la flessibilità di investire i loro bilanci in settori strategici, dall’altro questo approccio non può essere autonomo, perché favorirebbe gli Stati con tasche profonde e porterebbe a distorsioni che finirebbero per minare il Mercato unico”.
La soluzione può essere un nuovo fondo comune?
“Abbiamo bisogno di una risposta europea comune a questa sfida. Per questo proponiamo di introdurre un nuovo fondo europeo di sovranità. Questo finanziamento complementare garantirà che tutti i Paesi europei possano beneficiare della transizione verde, e non solo alcuni. Già oggi il nostro bilancio dell’Ue, così come strumenti quali il Recovery and Resilience Facility e RePowerEu, forniscono mezzi finanziari per sostenere l’economia dell’Ue nel raggiungimento degli obiettivi del Green Deal”.
Quale dovrebbe essere l’obiettivo del fondo europeo di sovranità industriale?
“Nel medio termine dobbiamo rafforzare le risorse disponibili per la ricerca a monte, l’innovazione e i progetti strategici a livello europeo. Ciò significa garantire, da un lato, nuovi e ulteriori finanziamenti a livello europeo e, dall’altro, un più alto livello di coordinamento delle politiche, come l’idrogeno, i semiconduttori, l’informatica quantistica, l’intelligenza artificiale e le biotecnologie. Detto questo, resta un fatto: il sostegno pubblico non può fare tutto. Gli aiuti di Stato sono una soluzione efficace alle sfide attuali, ma non si può costruire la competitività a partire dai sussidi. Soltanto un Mercato unico forte e ben funzionante può garantire una crescita sostenibile e a lungo termine”.