Bruxelles – L’inflazione frena, sulla scia del rallentamento degli aumenti dei costi dell’energia. Eurostat conferma le stime diffuse a inizio mese. A dicembre il caro-vita nell’eurozona si è ridotto di quasi un punto percentuale, scendendo a quota 9,2 per cento rispetto al 10,1 per cento di novembre. Un risultato che mostra almeno due elementi: in primo luogo quei segnali di rinnovato ottimismo che induce governi e analisti economici a considerare che il rischio di una nuova recessione possa essere scongiurato; dall’altro si certifica che adesso la principale componente a trainare in alto l’inflazione sono i generi alimentari, e non più l’energia.
Nell’ultimo mese del 2022 il contributo maggiore al tasso di inflazione annuo dell’area dell’euro è venuto da alimentari, alcol e tabacco (+2,88 punti percentuali, pp), seguiti da energia (+2,79 pp), e servizi (+1,83 pp). Come conseguenza della frenata dell’aumento dei prezzi energetici, il tasso di inflazione si riduce anche negli Stati membri. In Italia a dicembre l’indice ha toccato quota 12,3 per cento (-0,3 punti percentuali rispetto a novembre), in Germania 9,6 per cento (-1,7 pp), in Francia 7,1 per cento (-0,4 pp), in Spagna 5,5 per cento (-1,2 pp). Nel complesso 11 Stati membri con la moneta unica su 20 restano con un livello di inflazione a doppia cifra, ma il tasso generale medio torna ad essere a una cifra.
Segnali che inducono a delle riflessioni sulle misure di risposta al caro-bollette vissuto finora. Con la componente energetica che non è più l’elemento principale del caro-vita, il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, da Davos solleva il tema dell’eliminazione delle politiche eccezionali di sostegno. Ammette che “non è facile eliminare queste misure, da un punto di vista sociale” e anche da un punto di vista politica. “E’ una questione delicata”, ma che presto o tardi andrà affrontata.
“Dobbiamo evitare che le misure di contrasto al caro-energia restino permanenti e illimitate nel tempo“, avverte il componente italiano dell’esecutivo comunitario. Non agire in tal senso “sarebbe un rischio” per la tenuta dei conti dei governi. A proposito di conti, dalla Commissione era giunto l’invito al governo Meloni di fare in modo che le misure contro il caro bollette non gravassero sulle finanze pubbliche, e il messaggio che Gentiloni lancia dal World Economic Forum suona dunque da pro-memoria anche per il suo Paese.
La Commissione guarda con una certa apprensione al volume del debito e alla sua sostenibilità, consapevole che le stime prodotte a Bruxelles sono state riviste a Francoforte, dalla Bce. L’esecutivo comunitario aveva previsto che le misure di risposta al caro-energia avrebbero pesato per lo 0,9 per cento del Pil dell’Eurozona, ma senza un ritiro di queste stesse misure o il peso potrebbe anche arrivare “attorno al 2 per cento” alla fine di quest’anno, avverte Gentiloni. La “graduale eliminazione” risulta dunque un elemento di dibattito per l’Eurozona.