Bruxelles – Lavoratori, questi (sempre più) sconosciuti. Ce ne sarebbe un gran bisogno, ma ce n’è una grande penuria. Gli Stati membri dell’Ue stanno sperimentando “un forte calo della popolazione in età lavorativa“. La Commissione europea stima una diminuzione di 3,5 milioni di unità tra il 2015 e il 2020 e prevede che calerà di ulteriori 35 milioni di persone da qui al 2050. Un deficit di forza lavoro che rimette in discussione competitività, innovazione, e pure gli sforzi richiesti dalle transizioni verdi e digitali. Da qui l’esigenza di correre ai ripari, a partire dalle regioni.
D’ora in avanti i programmi della politica di coesione e gli investimenti interregionali per l’innovazione stimoleranno l’innovazione e le opportunità di impieghi altamente qualificati, contribuendo a migliorare le possibilità di trattenere e attrarre talenti in queste regioni, troppe. Sono 82, in 16 Stati membri, “gravemente colpite” dalla diminuzione della popolazione in età lavorativa, dalla bassa percentuale di laureati o dalla mobilità negativa della popolazione in età compresa tra i 15 e i 39 anni. In esse vive quasi il 30 per cento della popolazione dell’UE
In Italia, il fenomeno della popolazione in età lavorativa in calo e una quota inferiore di istruzione terziaria riguarda 12 regioni su 20 (Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna).
Queste 82 regioni europee presentano carenze strutturali specifiche come l’inefficienza del mercato del lavoro e dei sistemi di istruzione, formazione e apprendimento per gli adulti, gli scarsi risultati nei settori dell’innovazione, della governance pubblica o dello sviluppo delle imprese e l’accesso limitato ai servizi. “Se affrontassero queste problematiche, potrebbero attrarre più lavoratori qualificati”, questa la convizione dell’esecutivo comunitario ha voluto inviare una comunicazione agli Stati membri per formare e fermare i talenti.
“Di tutte le insidie allo sviluppo, la trappola dei talenti è una delle più preoccupanti, in quanto priva le nostre regioni delle loro migliori e più brillanti risorse”, avverte la commissaria per la Coesione, Elisa Ferreira, convinta che “la politica di coesione, che per sua impostazione si basa sul territorio, può fungere da catalizzatore per aiutare le regioni a trattenere, sviluppare e attrarre talenti”. I governi centrali e locali sono avvisati.