Bruxelles – Per minimizzare i potenziali rischi di pull factor (fattore di attrazione), una ricollocazione automatica dei migranti dovrebbe andare di pari passo con un processo virtuoso di accordi con i Paesi di provenienza e transito. Lo ha sostenuto l’ambasciatore Piero Benassi, rappresentante permanente dell’Italia presso l’Unione europea, durante un’audizione alla Commissioni Affari costituzionali e Trasporti della Camera dei deputati sul decreto legge numero 1 del 2023 che introduce “disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori”.
Benassi ha spiegato che accordi internazionali di questo genere potrebbero permettere di regolare i flussi, diminuendo anche il numero di persone in arrivo. “Una cooperazione internazionale che preveda un rapporto dell’Unione europea con i Paesi di origine e transito, esercizio per ora poco coordinato, sarebbe una risposta più matura ed efficace“, ha insistito l’ambasciatore.
L’ambasciatore ha poi sostenuto che l’esternazionalizzazione delle procedure d’asilo è un tema delicato e complesso che va studiato con attenzione per evitare il rischio di violazioni di norme internazionali. Ci vorrebbe “un’unicità dei criteri di concessione dell’asilo e un coordinamento, che manca per ora nell’Ue. Una maggiore organicità dei criteri – ha spiegato il diplomatico – eviterebbe anche molti motivi di polemica”.
La deputata del Pd Laura Boldrini ha poi domandato a Benassi se all’interno delle istituzioni europee c’è un dibattito sulla creazione di una forza comune di ricerca e soccorso dei migranti in mare. L’ambasciatore ha risposto che “il dibattito è ancora aperto, ma non c’è una posizione comune dei 27 anche perché ci sono alcuni governi ‘prudenti’ che lamentano come la prima missione di questo tipo, Sophia (conclusa il 31 marzo 2020, ndr) di fatto fece solo salvataggi, e dunque si tema che un’azione di questo tipo possa diventare un pull factor”.