Bruxelles – Finisce dopo 30 anni la latitanza di Matteo Messina Denaro, l’ultimo dei più potenti boss di Cosa Nostra degli anni dello stragismo mafioso. La notizia dell’arresto di questa mattina (16 gennaio) del capomafia trapanese da parte del raggruppamento operativo speciale dei Carabinieri (Ros) nella clinica privata La Maddalena di Palermo – dove si trovava per “terapie mediche” – è stata salutata con soddisfazione dalle istituzioni comunitarie: “Oggi il mondo è un po’ più sicuro“, ha commentato la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola.
The world is a little safer today. https://t.co/dzBAUXWeKf
— Roberta Metsola (@RobertaMetsola) January 16, 2023
Ritwittando le parole del ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani (ex-collega fino a ottobre dello scorso anno e membro della stessa famiglia politica del Partito Popolare Europeo), la presidente dell’Eurocamera è stata la prima tra i leader delle istituzioni comunitarie a commentare un evento storico per la lotta antimafia quale l’arresto di Matteo Messina Denaro, atteso dal 1993. Con un ringraziamento a magistratura e forze di polizia “per questo risultato straordinario” le ha fatto eco la vicepresidente italiana dell’Eurocamera, Pina Picierno: “Occorre con forza e costanza abbattere ogni sistema criminale per liberare il Paese dalla morsa delle mafie”. Per la Commissione Europea è arrivato il commento del titolare dell’Economia, Paolo Gentiloni: “Arrestato Matteo Messina Denaro, complimenti alla Procura di Palermo, ai Carabinieri e a tutte le autorità italiane coinvolte“.
Immediata anche la reazione dei partiti italiani al Parlamento Ue. “Arrestato Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa Nostra latitante da 30 anni!”, ha esultato il capo-delegazione del Partito Democratico, Brando Benifei, che si è complimentato con il procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia, e il procuratore aggiunto Paolo Guido “per questo lavoro straordinario” e con i Carabinieri del Ros che hanno effettuato l’arresto: “Lo Stato c’è“. Congratulazioni “all’Arma dei carabinieri, agli inquirenti e a tutti coloro che hanno collaborato alla straordinaria operazione” sono arrivate anche dall’eurodeputato di Renew Europe e segretario generale del Partito Democratico Europeo, Sandro Gozi. “Questo è un bellissimo giorno per Palermo, per la Sicilia e per l’Italia tutta”, è quanto afferma la candidata alla vicepresdienza del Parlamento Ue, Annalisa Tardino (Lega): “Un altro duro colpo alla mafia, un risultato storico per il nostro Paese che dimostra che la legalità vince”.
“L’arresto del boss mafioso Matteo Messina Denaro, che era latitante da oltre 30 anni, è una notizia che aspettavamo da tempo”, ha esultato l’eurodeputata del Movimento 5 Stelle, Sabrina Pignedoli: “Ai carabinieri del Ros e alle forze inquirenti facciamo i nostri complimenti”. L’esponente M5S ha però chiesto “piena chiarezza sui tanti episodi che lo vedono coinvolto e su tutti coloro che in ogni sede hanno favorito la sua latitanza“, gettando una luce sui “troppi i misteri sulle stragi e sui rapporti mafia-politica che Matteo Messina Denaro custodisce”. L’ex-membro della delegazione pentastellata Dino Giarrusso ha definito l’arresto “una vittoria dei cittadini onesti contro la mafia e contro la politica che della mafia è stata complice“. Parlando di un “grande giorno per la Sicilia e per l’intera Europa”, Giarrusso si è complimentato con l’antimafia italiana: “Si dimostra un’eccellenza, un modello per la costituenda Procura antimafia europea“, considerato il fatto che “le mafie hanno allargato il loro raggio d’azione e per questo è ancora più urgente una collaborazione globale contro la criminalità organizzata”.
Arrestato #MatteoMessinaDenaro, il boss di Cosa nostra latitante da 30 anni!
Complimenti al procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia, e al procuratore aggiunto Paolo Guido per questo lavoro straordinario, e ai Carabinieri del ROS che hanno effettuato l’arresto.
Lo #Stato c’è. pic.twitter.com/LTyl0bLN5d— Brando Benifei (@brandobenifei) January 16, 2023
Chi è Matteo Messina Denaro
Figlio del mafioso Francesco Messina Denaro, il boss mafioso è nato a Castelvetrano nel 1962. Alleato dei Corleonesi nella guerra di mafia degli anni Ottanta contro la Cupola di Palermo, Matteo Messina Denaro è stato uno dei protetti di Totò Riina e capo cosca del Paese in provincia di Trapani. Fu denunciato per associazione a delinquere di stampo mafioso nel 1989, con le indagini avviate dal commissario di polizia di Castelvetrano, Rino Germanà (salvatosi tre anni più tardi da un agguato fallito, guidato dallo stesso boss trapanese).
Nel 1992 fu inviato a Roma per gli appostamenti al presentatore televisivo Maurizio Costanzo e soprattutto per uccidere il magistrato Giovanni Falcone e il ministro della Giustizia, Claudio Martelli: gli omicidi saltarono perché Riina poi cambiò idea sull’esecuzione dell’attentato a Falcone. Pochi mesi più tardi Matteo Messina Denaro fu responsabile dell’omicidio del capo della cosca di Alcamo, Vincenzo Milazzo, e della compagna (incinta di tre mesi), Antonella Bonomo. Dopo l’arresto del capo-mafia Riina il 15 gennaio del 1993, Messina Denaro fu d’accordo a proseguire la strategia stragista di Cosa Nostra caldeggiata dai boss Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e i fratelli Graviano: fornì supporto logistico per gli attentati a Firenze, Roma e Milano del 1993, che provocarono 10 morti e 106 feriti, oltre ai danni al patrimonio artistico delle tre città.
Latitante dall’estate dello stesso anno, autorizzò il rapimento a San Giuseppe Jato (Palermo) di Giuseppe Di Matteo, figlio tredicenne del mafioso pentito Santino Di Matteo, per costringere quest’ultimo a ritrattare le rivelazioni sulla strage di Capaci. Dopo due anni di prigionia, l’11 gennaio 1996 Matteo Messina Denaro ordinò di strangolare e sciogliere nell’acido il ragazzo. Nel 1998 è diventato capo-mandamento di Castelvetrano dopo la morte del padre Francesco e, con l’arresto di Bernardo Provenzano l’11 aprile 2006, il numero uno di Cosa Nostra.