Bruxelles – Accelerare la transizione verde, abbattere le barriere esistenti nel Mercato unico e garantire che gli Stati membri possano fornire un sostegno rapido e mirato ai settori chiave, come quello green. E’ iniziato il lavoro della Commissione europea per rispondere in maniera unita al piano di sussidi verdi varato dall’amministrazione Biden da quasi 370 miliardi, conosciuto come Inflation Reduction Act (piano contro l’inflazione), che Bruxelles teme possa svantaggiare le imprese dell’Unione europea.
A Bruxelles la discussione su come rispondere al piano statunitense è appena entrata nel vivo, con la Commissione europea che intende proporre da un lato una revisione temporanea degli aiuti di stato per renderne più semplice lo schema, dall’altro, potenziare gli investimenti nelle tecnologie verdi, nella prospettiva di promuovere un Fondo di sovranità industriale con la spinta di risorse comuni. “Abbiamo bisogno di una forte risposta europea”, ha scritto la vicepresidente della Commissione Ue per la concorrenza, Margrethe Vestager, in una lettera indirizzata venerdì (13 gennaio) agli Stati membri e vista da Eunews, chiedendogli un contributo e proposte “entro il 25 gennaio” su come allentare le norme europee sugli aiuti di Stato, semplificando e accelerando il quadro attuale per accelerare la transizione.
Bruxelles sonda il terreno tra i 27 sull’idea di garantire ulteriore flessibilità sugli aiuti di stato alle imprese, con l’obiettivo di arrivare a presentare una proposta vera e propria già questo mese. Nella lettera, Vestager rivendica il fatto che la Commissione europea “già ha fatto molto su questo tema”, come approvare circa 672 miliardi di euro di aiuti di Stato nell’ambito del quadro temporaneo di crisi adottato dall’Ue dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Prende atto però del fatto che di questi, più di due terzi delle risorse sono stati notificati all’Ue da soli due Stati membri: da Germania (53 per cento) e Francia (24 per cento), seguiti con un netto distacco dall’Italia con oltre il 7 per cento.
E’ proprio questo netto distacco che porta Vestager a prendere atto del fatto che attualmente non tutti gli stati membri hanno lo stesso spazio fiscale per sostenere le imprese con gli aiuti statali. Non tutti possono permetterseli e questo rischia di creare una guerra tra i governi sugli aiuti di stato. Per questo, Vestager nella lettera richiama all’idea messa in campo nelle scorse settimane dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, di rafforzare la competitività dell’industria europea da un lato con strumenti di finanziamento comune e dall’altro potenziando le risorse di ‘REPowerEu’, il piano varato a maggio per affrancare l’Ue dai combustibili fossili russi.
Il fatto che gli Stati membri non abbiano tutti lo stesso spazio fiscale per varare gli aiuti di stato a pioggia “rischia di mettere a repentaglio l’integrità dell’Europa”, avverte la vicepresidente, assicurando quindi che l’esecutivo sta “studiando come potenziare REPowerEu e come mettere in piedi un Fondo europeo collettivo per sostenere gli Stati membri in modo giusto ed equo”, si legge nella lettera.
Facile a dirsi, ma la questione di un fondo comune rimane particolarmente divisiva a livello comunitario. Sdoganata dal fondo per la ripresa dal Covid-19, il Next Generation Eu, oggi divide l’Ue tra chi vuole ripetere l’esperimento del debito comune per finanziare un nuovo fondo (su cui preme anche l’Italia) e chi, invece, scoraggia l’idea. La Germania, in particolare, ha sempre frenato sulla questione, rallentando le discussioni anche a Bruxelles, ma ora sembra che qualcosa si sia mosso anche nella cancelleria di Berlino. Secondo un documento interno citato dall’agenzia Bloomberg, il gruppo dei socialdemocratici tedeschi (Spd) del cancelliere Olaf Scholz avrebbe aperto all’ipotesi di studiare in maniera più approfondita anche altri strumenti di finanziamento congiunto, oltre al programma di investimento di REPower.
L’idea di fondi comuni complementari è stata evocata di nuovo da von der Leyen in occasione della sua visita di venerdì a Kiruna, in Svezia, per l’avvio della presidenza di turno dell’Ue. Una necessità “complementare” alla revisione degli aiuti di stato è quella di dar vita a “strumenti finanziari che siano credibili, da rendere disponibili a breve e medio termine”, ha detto la presidente in conferenza stampa, senza però specificare la natura di questi finanziamenti, che potrebbero assumere la forma di nuovi fondi derivanti da debito comune. Tutto resta ancora da vedere. La risposta europea all’Ira americana sarà centrale al prossimo Vertice Ue straordinario convocato dal presidente Charles Michel il 9 e 10 febbraio a Bruxelles. E’ in questa occasione che i capi di stato e governo torneranno sull’argomento, dopo averlo affrontato la prima volta al Consiglio europeo del 15 dicembre scorso e aver esortato la Commissione europea a presentare proposte concrete sul tema prima possibile. “Al Consiglio (europeo straordinario, ndr) di febbraio discuteremo di un Fondo di sovranità dell’Ue, per investire in settori strategici per obiettivi a medio e lungo termine”, ha confermato Michel, parlando oggi al termine del confronto con il primo ministro svedese e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Ulf Kristersson, a Stoccolma.