Bruxelles – L’Europa ha dato una mano all’Italia e al suo mezzogiorno, e l’ha fatto attraverso politiche mirate per lo sviluppo dei territori condotte e finanziate attraverso uno strumento specifico, quello della coesione. Andrea Patroni Griffi, costituzionalista, professore ordinario di diritto pubblico presso l’università degli studi della Campania (Unicampania), sul ruolo svolto dall’Unione europea non ha dubbi. Ciononostante si fa ancora tanta fatica a comprendere l’importanza di interventi sul territorio e per il territorio, anche per una questione meridionale su cui, se l’Ue tanto ha lavorato, il Paese ha ancora molto lavoro da fare, confida nell’intervista concessa a Eunews nell’ambito del progetto True – Trusting Europe.
Eunews: Il divario Nord-Sud negli anni non si è ridotto, semmai si è anche ampliato. Questo incide nella percezione dei cittadini sulle politiche di coesione e la loro utilità?
Patroni Griffi: “La coesione è una fondamentale politica dell’Unione Europea, che ha proprio lo scopo di ridurre i divari territoriali delle aree meno sviluppate degli Stati membri. Se questo divario non si è ridotto ma ampliato nel Mezzogiorno d’Italia, si deve verificare quanto sia semmai responsabilità dell’Italia stessa, soprattutto se si pensa a quanto invece realizzato ad esempio nel sud della Spagna o nei Laender dell’Est della Germania o ancora in altre aree depresse di altri Paesi”.
E: Possiamo dire che senza le politiche di coesione il mezzogiorno sarebbe ancora più indietro?
P.G: “Certamente. E’ comunque importante ricordare che le risorse europee per la coesione devono essere aggiuntive a quelle nazionali. Mentre in passato l’Italia è stata anche censurata dalla Commissione europea per un uso sostitutivo di quelle nazionali invece che aggiuntivo come l’Europa richiede. Peraltro la perequazione territoriale costituisce un preciso obbligo sancito dalla Costituzione, così come la determinazione e il finanziamento adeguato dei livelli essenziali delle prestazioni per tutti i cittadini italiani”.
E: Quanto è importante la politica di coesione per Napoli e la Campania?
P.G: “Tanto, anche se si può fare di più e meglio. Pensiamo ad un’aria in estrema difficoltà sotto il profilo socio-economico come il casertano e al finanziamento per quasi 15 milioni euro per la cosiddetta terra dei fuochi e la prevenzione dei roghi tossici o ai lavori di restauro delle facciate interne ed esterne della Reggia”.
E: Che contributo può offrire il mondo dell’università per far conoscere di più e meglio queste politiche così importanti?
P.G: “Anche partecipando a iniziative come quelle organizzate da Associazioni come La Nuova Europa. L’Università, comunque, oltre a un luogo di ricerca scientifica e alta formazione, svolge sempre un ruolo straordinario per i territori in cui opera, anche formando i futuri esperti di accesso e gestione dei fondi europei. Poi solo il successo delle politiche di coesione e degli altri interventi che azzerino o almeno limitino davvero i divari territoriali potranno concorrere a consentire che siano create le condizioni perché giovani, brillanti neo laureati restino al Sud invece di essere quasi costretti a emigrare”.