Bruxelles – Cambio di rotta. Come spesso accade in Unione europea, ci vogliono crisi di portata storica per portare la Germania a infrangere i suoi tabù, soprattutto quelli sul piano economico. E’ servita la crisi sanitaria del Covid-19 per portare la Germania di Merkel a dire sì all’acquisto in comune di vaccini, poi la crisi economica derivata dalla pandemia a spingere Berlino a co-finanziare con debito comune il fondo per la ripresa. Ora non tanto la crisi energetica, quanto i timori europei sul piano di sussidi verdi varato in agosto dagli Stati Uniti col nome di Inflation Reduction Act (Ira) a convincere la Germania di Olaf Scholz a cambiare rotta sull’idea di nuovi finanziamenti comuni per sventare il rischio.
Secondo Bloomberg, il cancelliere tedesco Scholz e i socialdemocratici tedeschi (Spd) chiederanno all’Unione europea di dar vita a nuovi strumenti di finanziamento comuni per rispondere al piano di Biden sui sussidi statunitensi per la tecnologia verde. La bozza di documento citata dall’agenzia precisa che i socialdemocratici di Scholz sosterranno la riforma delle attuali regole sugli aiuti di stato che la Commissione europea dovrebbe proporre già nel mese di gennaio ma mettendo a disposizione più fondi, in modo da controbilanciare la spinta degli aiuti verdi degli Stati Uniti. Una fonte citata da Bloomberg ha affermato che il cancelliere sostiene le proposte avanzate dal suo partito e desidera che i leader dell’Ue approvino ulteriori strumenti di finanziamento, in modo che gli Stati membri con budget più limitati non vengano lasciati indietro nella corsa ai sussidi verdi.
Se le indiscrezioni Bloomberg fossero confermate, potrebbe trattarsi di un nuovo momento di svolta per l’Unione europea. L’amministrazione Biden ha varato ad agosto l’Inflation Reduction Act (Ira), un massiccio piano contro l’inflazione da quasi 369 miliardi, con l’idea di promuovere lo sviluppo di tecnologie verdi, considerando sgravi fiscali per l’acquisto di prodotti Made in Usa tra cui automobili, batterie ed energie rinnovabili. Il piano ha messo in allerta l’Unione europea che teme uno svantaggio competitivo per le imprese europee. Visti i timori di Bruxelles, Biden a fine 2022 ha acconsentito a estendere alle aziende dell’Ue la possibilità di beneficiare di uno (quello per gli operatori commerciali) dei due programmi di credito di imposta previsti per i veicoli puliti, contribuendo a ricucire in parte strappi.
Ma secondo Bruxelles rimangono vari punti da chiarire per trovare soluzioni alle preoccupazioni europee sulla concorrenza, a cui stanno lavorando con Washington nell’ambito della task force Usa-Usa. Intanto, continua il lavoro della Commissione europea per un piano europeo di risposta a quello statunitense per sostenere la transizione verde delle imprese. Già a gennaio arriverà la revisione del quadro di norme sugli aiuti di stato, per renderli più semplici e veloci. L’equivalente europeo delle agevolazioni fiscali sono gli aiuti di Stato e dunque Bruxelles interverrà lì. Oltre a modificare le regole sui sussidi, von der Leyen punta a potenziare gli investimenti nelle tecnologie verdi: nel breve termine, attraverso il piano ‘RepowerEu’ presentato a maggio scorso per affrancare l’Ue dai combustibili fossili russi, e a medio termine, con la prospettiva di dare vita a un fondo di sovranità per l’industria, da finanziare con risorse comuni europee, e su cui si prevedono scontri tra i governi.
Secondo la Commissione europea, l’occasione di presentare una proposta in tal senso sarà la revisione di metà termine del bilancio a lungo termine (il Qfp – 2021-2027) che arriverà in estate. La ‘ricetta’ prevede quindi da una parte il potenziamento dei sussidi statali alle imprese, dall’altra dar vita a un Fondo di sovranità europeo con cui finanziare un politica industriale dell’Ue e affrontare così il problema dell’asimmetria tra Paesi Ue che hanno o non hanno spazio fiscale per approvare aiuti di stato a pioggia (come nel caso italiano). Proprio l’idea di un Fondo di sovranità, da finanziare con risorse comuni, è quello che rischia di dividere di più i governi. La Germania ha sempre, finora, frenato sull’idea di ripetere l’esperienza di debito comune dell’inedito Next Generation EU.
La discussione a livello europeo è appena iniziata. I capi di stato e governo ne hanno discusso in prima battuta al Vertice Ue del 15 dicembre, ma torneranno sul tema in maniera più approfondita al Consiglio europeo straordinario che si terrà a Bruxelles il 9 e 10 febbraio.