Bruxelles – La Commissione Ue a guida Ursula von der Leyen è arrivata oggi (12 gennaio) nella piccola città svedese di Kiruna per l’inaugurazione ufficiale del semestre di presidenza di Stoccolma alla testa dell’Ue. La presidenza è iniziata lo scorso primo gennaio ma il primo incontro ufficiale tra il governo svedese e l’esecutivo europeo con la presentazione delle priorità dei prossimi sei mesi si terrà nella città più settentrionale della Svezia, dove la delegazione di Bruxelles si tratterrà fino a domani.
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La scelta di ospitare l’evento a Kiruna, situata a 200 chilometri a nord del circolo polare artico in Lapponia, si spiega perché viene considerata “città all’avanguardia nell’innovazione, nella ricerca spaziale e nella transizione verde”, oltre a ospitare la miniera sotterranea di ferro più grande del mondo, dove ogni giorno vengono estratte 75mila tonnellate di minerale di ferro a una profondità di 1.600 metri. “Abbiamo scelto di tenere questo incontro a Kiruna per presentare un’area unica della Svezia, una regione unica dell’Ue in cui è attualmente in corso una transizione industriale verde di portata storica”, ha motivato il primo ministro svedese Ulf Kristersson.
Kiruna sta vivendo un’importante trasformazione urbana, dal momento che l’estrazione mineraria della miniera sta causando un cedimento del terreno, che ha costretto Stoccolma a iniziare i lavori per un vero e proprio trasferimento fisico di gran parte della città. Appena pochi mesi fa, a settembre scorso, sono state inaugurate le parti centrali della nuova Kiruna, a circa tre chilometri a est, ma la trasformazione urbana non dovrebbe essere completa fino al 2035, quando il nuovo centro cittadino sarà completamente sviluppato.
Il più grande ‘deposito conosciuto’ di terre rare in Europa
E non è casuale che oggi, durante l’avvio della visita, il gruppo minerario svedese LKAB abbia annunciato di aver scoperto il più grande ‘deposito conosciuto’ di terre rare in Europa, con oltre un milione di tonnellate di metalli strategici come disprosio, neodimio, cerio, essenziali per l’economia di domani, in particolare per le grandi tecnologie della transizione energetica.
“Si tratta del più grande deposito conosciuto di elementi di terre rare nella nostra parte del mondo, e potrebbe diventare un elemento importante per la produzione delle materie prime fondamentali assolutamente cruciali per la transizione verde”, ha dichiarato Jan Moström, CEO dell’azienda svedese. La domanda globale di terre rare dovrebbe continuare ad aumentare. Per sostituire gli idrocarburi e raggiungere la neutralità del carbonio nel 2050, l’Ue avrà bisogno di 26 volte più terre rare, ha calcolato l’Università KU Leuven per Eurométaux, l’associazione europea dei produttori di terre rare. Ciascuno di questi minerali può avere vari impieghi nell’industria, ad esempio per la costruzione di schermi televisivi o dei catalizzatori nei motori a benzina.
La notizia è stata accolta con entusiasmo dal commissario europeo al mercato interno, Thierry Breton, che ha ricordato quanto le “terre rare siano essenziali per la transizione verde”, ma il 91 per cento di loro viene importato dalla Cina. La scoperta di oggi in Svezia è un’ottima notizia per le nostre capacità dell’Ue in materia di estrazione, lavorazione e riciclaggio”. Kiruna non è solo una città mineraria, è anche una città spaziale. Ospita l’unico centro spaziale della Svezia, che – si legge ancora – è stato fondato oltre 50 anni fa e uno degli unici due centri spaziali in tutta Europa. Oggi il centro spaziale è utilizzato principalmente per la ricerca sulla microgravità e sulle condizioni atmosferiche.
Sicurezza, competitività, transizione e stato di diritto
Domani la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, prenderà parte insieme a Kristersson all’inaugurazione del primo spazioporto per il lancio di satelliti sulla terraferma dell’Ue, a cui seguirà un incontro bilaterale con il primo ministro svedese e una conferenza stampa congiunta (per ora in programma intorno alle 16.10) in cui i due leader dovrebbero tratteggiare nelle linee quelle che saranno le priorità e le sfide del semestre di presidenza. Sicurezza e unità, competitività, transizione verde ed energetica, valori democratici e stato di diritto sono i quattro pilastri della presidenza di Stoccolma, che assume la guida della presidenza Ue per la terza volta, dopo il 2001 e il 2009.
Stoccolma assume le redini dell’Ue in un momento particolarmente intenso, dovrà bilanciare da una parte la risposta alle sfide urgenti della crisi energetica; dall’altra, portare avanti il lavoro di rivoluzione ‘verde’ del Green Deal, finalizzando anche alcuni dossier legislativi del pacchetto ‘Fit for 55’ lasciati in sospeso, come la revisione della direttiva sull’efficienza energetica e la revisione della direttiva sulle energie rinnovabili (entrambe del 2018) con cui la presidenza dovrà facilitare un accordo con l’Eurocamera. Ma un altro punto chiave con cui la presidenza di Svezia si dovrà confrontare è la risposta dell’Ue al piano di sussidi verdi da quasi 370 miliardi di euro varato dall’amministrazione statunitense per sostenere la transizione verso le tecnologie pulite, conosciuto come Inflation reduction act (piano contro l’inflazione). Ed è il motivo per cui Stoccolma ha fissato la ‘competitività’ in cima alla sua agenda.
A Bruxelles la discussione su come rispondere al piano statunitense che rischia di svantaggiare le imprese europee è entrata nel vivo, con la Commissione europea che intende proporre da un lato una revisione temporanea degli aiuti di stato per renderne più semplice lo schema, dall’altro, potenziare gli investimenti nelle tecnologie verdi, nella prospettiva di promuovere un Fondo di sovranità industriale con la spinta di risorse comuni. Per la presidenza di Stoccolma “la risposta dell’Ue alle sovvenzioni statunitensi alle tecnologie verdi deve mirare a evitare una guerra commerciale, ma anche una competizione su chi può fornire la maggior quantità di aiuti di Stato, sia all’interno dell’Unione europea che nei confronti degli Stati Uniti”. Lo ha sottolineato la ministra svedese dell’Energia, delle imprese e dell’industria, Ebba Busch, in una conferenza stampa che si è tenuta oggi nella miniera di Kiruna, La Svezia – che in qualità di presidenza di turno dovrà mediare i colloqui tra le capitali – propende dunque su “una risposta coordinata a livello europeo piuttosto che i singoli Stati membri che intervengano con il sostegno nazionale, distorcerebbe la concorrenza nel mercato interno e sfavorirebbe in particolare gli Stati più piccoli dell’Unione”, ha avvertito Busch.
A quanto si apprende a Bruxelles, ieri si è tenuto un primo confronto tra gli ambasciatori dei 27 Stati membri riuniti al Coreper (comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Ue), in vista del Consiglio europeo straordinario del 9 e 10 febbraio in cui la risposta europea all’Ira sarà tra i temi più importanti da trattare. Dopo tanta freddezza, la Germania dovrebbe aprire ufficialmente all’idea di risorse comuni per finanziare un fondo industriale, mentre fonti diplomatiche riferiscono che i Paesi Bassi hanno espresso “forti perplessità” sulla revisione della disciplina sugli aiuti di stato, su cui la Commissione Ue dovrebbe avanzare una proposta già questo mese.