Bruxelles – L’orientamento sessuale non può essere un motivo per rifiutare di stipulare un contratto con un lavoratore autonomo. La Corte di giustizia, in punta di diritto, invia una pro-memoria alla Polonia. La sentenza emessa dai giudici di Lussemburgo non si limita a ricordare che la direttiva sulla parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro stabilisce un quadro generale per la lotta alle discriminazioni fondate, in particolare, sull’orientamento sessuale. Nel farlo invia un messaggio al Paese, già oggetto di scontri con la Commissione per le politiche nei confronti della comunità Lgbtqi.
La sentenza riguarda un operatore audiovisivo polacco. Ha realizzato, tra il 2010 e il 2017, montaggi, trailer e servizi di costume e società per le trasmissioni auto-promozionali della TP, una società che gestisce un canale televisivo pubblico nazionale in Polonia. Poi, a fine 2017, la pubblicazione sui social di un video musicale
natalizio avente come scopo la promozione della tolleranza verso le coppie di persone dello stesso sesso. Immediatamente la TP ha smesso di rivolgersi al cittadino. Una pratica incompatibile con il diritto dell’Unione, che prevede il divieto di ogni discriminazione.