Bruxelles – Ogni persona ha il diritto di sapere a chi sono stati comunicati i propri dati personali, soprattutto quando affidati alle poste. I servizi di consegna e spedizione corrispondenza non possono trincerarsi dietro la risposta di rito per cui ‘l’utilizzo dei dati personali avviene nei limiti consentiti dalla legge’. E’ per questo motivo che la Corte di giustizia dell’Ue ha dato torto a Österreichische Post, le poste austriache. Il regolamento generale in materia di protezione dei dati (Gdpr), ricordano i giudici di Lussemburgo, prevede che la persona interessata abbia il diritto di “ottenere dal titolare del trattamento le informazioni relative ai destinatari o alle categorie di destinatari a cui i suoi dati personali sono stati o saranno comunicati”. In linea di principio ciò non ammette eccezioni.
Certo, si riconoscono eccezioni alla regola. La Corte di giustizia ammette che una volta comunicati i dati, chi li gestisce può “limitarsi a indicare le categorie di destinatari qualora sia ancora impossibile identificare questi ultimi o qualora la richiesta sia manifestamente infondata o eccessiva”.
In ogni caso resta fermo il diritto per ciascun cittadino dell’Ue sapere a chi arrivano le proprie informazioni anagrafiche e personali, poiché questo può consentire di “esercitare altri diritti” che gli sono riconosciutigli dal Gdpr, quali il diritto di rettifica, il diritto alla cancellazione (più noto come ‘diritto all’oblio‘).