Bruxelles – Il social media con i più ampi margini di crescita, con un bacino d’utenza prevalente tra le persone tra 16 e i 24 anni. È inevitabile per le ambizioni dell’Unione Europea di assicurare la massima protezione degli utenti online l’aumento dell’attenzione sul rispetto degli standard di TikTok, come ha dimostrato oggi (10 gennaio) l’intenso giro di incontri bilaterali tra responsabili delle politiche digitali della Commissione von der Leyen e l’amministratore delegato della piattaforma cinese, Shou Zi Chew.
Il primo cruccio per l’esecutivo comunitario riguarda le “recenti notizie di stampa sulla raccolta e la sorveglianza aggressiva dei dati negli Stati Uniti“, che ha portato al divieto dell’installazione dell’app sui dispositivi federali statunitensi a causa dei timori per la sicurezza nazionale. A renderlo noto è la vicepresidente esecutiva della Commissione Ue per il Digitale, Margrethe Vestager, in una nota diffusa dai portavoce dell’esecutivo comunitario. Accompagnato nella sua prima visita ufficiale presso le istituzioni Ue dal consigliere generale di TikTok, Erich Andersen, dal vicepresidente per gli affari governativi in Europa, Theo Bertrame, e dalla responsabile delle politiche pubbliche dell’ufficio di Bruxelles, Caroline Greer, il Ceo della piattaforma cinese di social media è stato incalzato su “protezione dei dati personali degli europei, sicurezza dei bambini sulla piattaforma, diffusione della disinformazione russa e trasparenza dei contenuti politici a pagamento”, ha puntualizzato la vicepresidente della Commissione Ue per i Valori e la trasparenza, Věra Jourová.
Nato nel 2014 in Cina come evoluzione del precedente Musical.ly, TikTok mette al centro della propria strategia social la condivisione di brevi video invece di post scritti (come Facebook e Twitter) o immagini statiche (come Instagram). Nell’ottobre del 2020 ha aderito al codice di condotta dell’Ue per contrastare l’incitamento all’odio online e nel corso dello scorso anno si è allineato alle misure restrittive internazionali contro gli organi di propaganda russi. Due “apprezzamenti” sottolineati dai membri della Commissione, in particolare di fronte ai tentativi di “attori statali non appartenenti all’Ue che cercano di manipolare i contenuti della piattaforma per diffondere la disinformazione“, ha ricordato la vicepresidente Jourová.
Prioritaria per la commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, la questione del contrasto alla diffusione di materiale pedopornografico online e di contenuti terroristici, mentre il titolare per la Giustizia, Didier Reynders, ha messo al centro della discussione l’allineamento di TikTok sul Regolamento generale per la protezione dei dati personali (Gdpr), i potenziali trasferimenti illegali di dati di cittadini europei verso la Cina e la privacy dei minori. Secondo Chew la piattaforma starebbe mettendo in campo uno sforzo per creare un “solido sistema” di trattamento dei dati dei cittadini europei, ma anche per limitare l’effetto dei discorsi d’odio e di altri “contenuti tossici”.
I count on #TikTok to fully execute its commitments to go the extra mile in respecting EU law and regaining trust of European regulators.
There cannot be any doubt that data of users in Europe are safe and not exposed to illegal access from third-country authorities. pic.twitter.com/csKdCSOeMi— Věra Jourová (@VeraJourova) January 10, 2023
TikTok alla prova delle leggi digitali dell’Ue
Ma il vero banco di prova per TikTok sarà il rispetto della nuova legislazione Ue in materia digitale rappresentata dal Digital Services Act (Dsa) e Digital Markets Act (Dma). “L’obiettivo dell’incontro con TikTok era quello di esaminare come l’azienda si stia preparando a rispettare gli obblighi previsti” dalla legge sui servizi e sui mercati digitali, ha specificato la vicepresidente Vestager. “Conto sul fatto che TikTok esegua appieno i suoi impegni“, le ha fatto eco Jourová, sottolineando che “non ci possono essere dubbi sul fatto che i dati degli utenti in Europa siano al sicuro e non siano esposti ad accessi illegali da parte di autorità di Paesi terzi”.
Il Digital Markets Act specifica le caratteristiche per identificare i gatekeeper (i ‘controllori’ dell’accesso al mercato digitale): fatturato annuo di almeno 7,5 miliardi di euro all’interno dell’UE negli ultimi tre anni, valutazione di mercato minima di 75 miliardi di euro, oltre 45 milioni di utenti finali mensili, almeno 10 mila utenti aziendali stabiliti nell’Ue, controllo di uno o più più servizi di piattaforma di base (marketplace, app store, motori di ricerca, social network, servizi cloud, servizi pubblicitari, e anche assistenti vocali e browser web) in almeno tre Paesi membri. In caso di violazione delle regole stabilite dal Dma, è prevista una multa fino al 10 per cento del fatturato globale e 20 per cento in caso di recidiva: in caso di violazione di almeno tre volte in otto anni, la Commissione potrà aprire un’indagine di mercato.
Il Digital Services Act si applica a tutti gli intermediari online che forniscono servizi sul territorio comunitario, con un livello di obblighi crescenti e proporzionati al numero di utenti raggiunti: le grandi piattaforme online con più di 45 milioni di utenti attivi mensili nell’Ue saranno soggette a requisiti sulla valutazione indipendente (e annuale) dei rischi sistemici di disinformazione, contenuti ingannevoli, violazione dei diritti fondamentali dei cittadini e violenza di genere e minorile. Le violazioni del regolamento comporteranno multe fino al 6 per cento del fatturato globale e saranno sorvegliate dalle autorità nazionali (le piattaforme più piccole) e dalla Commissione UE (potere esclusivo su quelle più grandi).