Roma – Dal caro bollette agli aiuti di stato, dal patto di stabilità al piano nazionale di ripresa e resilienza. La tradizionale conferenza stampa di fine anno organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti in collaborazione con l’Associazione della Stampa parlamentare (la prima che la vede alla guida di Palazzo Chigi) che si è svolta oggi a Roma (29 dicembre) è una nuova occasione per Giorgia Meloni per rilanciare la sua idea di Europa confederale, l’unica – a detta della premier – in grado di garantire “soluzioni migliori”. Per poi spiegare che l’idea è quella di un’Europa delle nazioni sovrane “che decidono di condividere alcune grandi materie piuttosto che continue cessioni di sovranità per creare questo super Stato europeo estremamente burocratizzato che rischia di ingolfare ulteriormente il sistema”.
Non faccia Bruxelles quello che può fare meglio Roma, non agisca Roma lì dove, da soli, non si è competitivi. Non è la prima volta che Meloni insiste sull’idea di Europa confederale, che lasci intatte le prerogative sovrane degli Stati membri nelle piccole cose, per cercare soluzioni comuni nelle grandi materie. Meloni parla in conferenza stampa dopo l’annuncio fatto ieri dal ministro per Raffaele Fitto che sono stati raggiunti in tempo tutti e 55 gli obiettivi previsti dal piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) dell’Italia per il secondo semestre 2022. “Sono contenta che il governo sia riuscito a raggiungere i 55 obiettivi previsti per il 2022”, ha detto Meloni, rivendicando che quando si è insediata al governo “dei 55 obiettivi ne erano stati conseguiti 25, penso che questa staffetta con il precedente governo abbia funzionato e sono contenta che si sia riusciti”. Il conseguimento degli obiettivi comporta che ora Roma potrà inviare a Bruxelles la lettera con i risultati per chiedere la prossima tranche da 19 miliardi di euro.
Ora però arriva la parte più difficile. “Il grosso di quanto fatto per il Pnrr era programmazione e ora inizia la parte complessa, in cui questi obiettivi devono diventare cantieri: qui oggettivamente ci sono delle difficolta” perché “il piano è stato scritto prima del conflitto in Ucraina. Quando le priorità erano diverse da quelle di oggi”, ha spiegato Meloni, la quale guarda con interesse anche a REPowerEu, il piano di investimento varato a Bruxelles lo scorso 18 maggio per ridurre la dipendenza energetica dai combustibili fossili russi. La leader di Fratelli d’Italia definisce REPower “molto interessante”, uno strumento che andrebbe “mediato con il Pnrr” per affrontare il tema del costo delle materie prime. Per ora non è certa la quota di finanziamento che andrà a Roma attraverso REPower, ma secondo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, la cifra dovrebbe aggirarsi intorno ai 9 miliardi di euro.
Nel pieno della crisi energetica, Meloni rivendica il ruolo che l’Italia potrebbe giocare di fronte alla necessità che l’Europa oggi ha di approvvigionamento energetico e in particolare di rinnovabili. “Basta guardare una cartina del Mediterraneo per vedere che l’Italia è in una posizione privilegiata sull’approvvigionamento energetico in un momento in cui l’Unione europea ha un disperato bisogno di approvvigionamento”, ha detto, rispondendo a una domanda sui rapporti con l’Africa. “Il tema dell’energia offre l’occasione all’Europa di essere presente in Africa, visto l’indietreggiamento degli ultimi anni con risultati che sono sotto occhi di tutti, ovvero l’avanzata di Cina, Russia, Turchia. Per Meloni l’energia offre la “possibilità all’Italia di essere capofila di questo nuovo approccio all’Africa”.
Con risorse spese bene dall’Europa in Africa “si può ragionare per produrre l’energia che serve, diversificando e l’Italia può diventare la porta d’ingresso in Europa dell’energia prodotta in Africa”, ha aggiunto, suggerendo l’idea di un ‘piano Mattei per l’Africa’, citando Enrico Mattei che “raccontava di un approccio verso le nazioni non predatorio, e questa è la particolarità della cooperazione e presenza italiana. Noi non andiamo di solito in un’altra nazione per portare via qualcosa, ma per lasciare qualcosa e per costruire rapporti in cui c’è pariteticità”.
Dall’Ira statunitense al Patto di stabilità, i temi su cui Meloni cerca la sponda europea
La crisi energetica non è l’unico tema all’orizzonte su cui Meloni cerca la sponda europea. La premier condivide con Bruxelles i timori sull’Inflation Reduction Act (Ira), il massiccio piano di investimenti per le tecnologie verdi varato dal governo statunitense, che fa preoccupare l’Ue perché potrebbe svantaggiare le imprese europee dal momento che prevede sgravi fiscali per acquistare prodotti americani tra cui automobili, batterie ed energie rinnovabili. Anche per Meloni il piano “rischia di produrre assenza di competitività per le nostre imprese. Di fronte a questi strumenti e a una concorrenza con Stati Uniti e Cina, non possiamo continuare con le norme che abbiamo oggi anche a livello europeo, ad esempio in termini di aiuti di stato”. Ha ricordato che il dibattito a livello europeo su una risposta all’Ira statunitense è stata avviata all’ultimo Vertice Ue che si è svolto a Bruxelles il 15 dicembre “e deve continuare”. Sarà sul tavolo dei capi di stato e governo al prossimo Consiglio europeo del 9-10 febbraio. Per Meloni la situazione in cui l’Europa si trova “costringe a un cambio di passo, all’accelerazione e a una visione totalmente diversa, anche sul tema aiuti di stato”, dal momento che “siamo in un’Europa nella quale non abbiamo il controllo di niente”.
In realtà Bruxelles presenterà già a gennaio un quadro aggiornato sugli aiuti di stato, per semplificarlo e renderlo più rapido, ma che potrebbe non avvantaggiare Paesi come l’Italia che non hanno spazio fiscale per finanziarli a pioggia (come nel caso della Germania). Ed è il motivo per cui la Commissione europea sta pensando di dar vita a un Fondo di sovranità europea per compensare le mancanze, su cui la premier non si è pronunciata. Lo ha fatto invece sulla riforma del Patto di stabilità che sarà una delle scadenze finanziarie più importanti del prossimo anno a Bruxelles. “Siamo tutti d’accordo sul fatto che non si possa tornare alle regole precedenti. Penso che in passato il patto di stabilità e crescita sia stato concentrato moltissimo sulla stabilità e poco sulla crescita. Credo che oggi il nuovo patto debba essere più concentrato sulla crescita. Torno alla proposta dello scomputo degli investimenti dalla spesa corrente”. Nel confronto con i giornalisti si è imposta la guerra di Russia in Ucraina, a cui Meloni ha ribadito il sostegno. Dopo il colloquio avuto nei giorni scorsi con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha confermato che dovrebbe recarsi “a Kiev prima della fine di febbraio, cioè prima dell’anniversario dell’invasione (della Russia) del 24 febbraio”, ha detto.