Bruxelles – Agire congiuntamente. Sembra la fine del 2020, in realtà è la fine del 2022 ma le preoccupazioni sulla pandemia di Coronavirus sono le stesse di due anni fa. Di fronte ai timori della notizia sulla nuova ondata di casi di infezioni da Coronavirus in Cina e la riapertura ai viaggi, Bruxelles ha convocato questa mattina (29 dicembre) una riunione del Comitato per la sicurezza sanitaria dell’UE, il gruppo consultivo informale sulla sicurezza sanitaria a livello europeo, per discutere di come garantire un approccio coordinato tra i 27.
Il comitato riunisce i rappresentanti dei ministeri della salute dei Ventisette e si è riunito “per discutere la situazione del COVID-19 in Cina con gli Stati membri dell’UE e dello Spazio economico europeo. Dobbiamo agire congiuntamente e continueremo le nostre discussioni”, scrive la Commissione europea su twitter. Pressioni a Bruxelles per convocare la riunione sono arrivate dal governo di Roma, che ieri ha stabilito con una ordinanza del ministro Orazio Schillaci di introdurre tamponi antigenici Covid-19 obbligatori e, in caso di positività, l’esecuzione di test molecolari, per tutti i passeggeri provenienti dalla Cina e in transito in Italia, dal momento che dal primo giugno non è più in vigore l’obbligo presentare il Certificato verde digitale dell’Ue, il Green Pass Europeo.
Lo scatto in avanti del governo di Roma ha costretto la Commissione europea a convocare con urgenza, nel pieno dell’inattività delle istituzioni di Bruxelles per il periodo natalizio, il comitato e a ribadire l’importanza di agire uniti e non in maniera scoordinata. Un approccio coordinato è quello che ha chiesto anche la premier, Giorgia Meloni, parlando questa mattina nella tradizionale conferenza stampa di fine anno che si è svolta oggi a Roma. “Ci aspettiamo che l’Unione Europea voglia operare in questo senso”, ha osservato Meloni, precisando che l’Italia si è mossa “immediatamente, abbiamo disposto il tampone da chiunque arrivi dalla Cina”. Ma è una decisione che andrebbe presa a livello comunitario, lo ammette, anche perché si rischia di vanificarne gli effetti. “Auspichiamo che l’Unione europea voglia operare in questo senso”. Ha poi assicurato che la situazione in Italia la situazione è “abbastanza sotto controllo, stiamo monitorando minuto dopo minuto”, ha concluso, lanciando una stoccata ai governi precedenti.
Questi gli auspici del governo di Meloni, che però per ora non trovano la sponda europea. La maggior parte dei governi non è d’accordo sull’introduzione di nuove misure restrittive come il tampone all’ingresso, e dunque rimandano la discussione. Un portavoce della Commissione europea, interpellato da Eunews sulla questione, ricorda che “è fondamentale che l’UE agisca in modo unito e coordinato per quanto riguarda eventuali misure di salute pubblica alla luce della situazione in Cina. La Commissione continuerà a facilitare le discussioni tra gli Stati membri e sarà pronta a convocare ulteriori riunioni se necessario”, assicura.
Non è la prima volta che i Paesi dell’UE si trovano divisi sulle politiche di sanità, in particolare in materia di COVID. Soprattutto all’inizio della pandemia ci sono stati molti dibattiti su cosa fare e la concorrenza per l’acquisto di dispositivi medici, dalle mascherine e poi i vaccini. Poi, di fronte al rischio di frammentare il mercato unico, la svolta e la decisione di iniziare a condividere gli acquisti congiunti di vaccini. Per l’Ue una misura inedita, che oggi ha spianato la strada anche all’acquisto congiunto di gas che dovrebbero arrivare il prossimo anno.
Coordination of national responses to serious cross border threats to health is crucial.
Today, the #EUHealthSecurity Committee met to discuss the COVID-19 situation in China with EU/EEA Member States.
We need to act jointly & will continue our discussions.#HealthUnion
— EU Health – #HealthUnion (@EU_Health) December 29, 2022
Il virus della COVID-19 ha trovato oltre due anni fa un’Europa completamente impreparata di fronte a una crisi sanitaria, in parte a causa della mancanza di competenze dell’Ue in materia. Allo scoppio della pandemia sono seguiti mesi di “nazionalismo vaccinale”, in cui ogni Stato pensava a sé nella battaglia al virus, chiudendo le frontiere, cercando di accaparrarsi più dispositivi sanitari possibile. Poi, dalla crisi è arrivata la riflessione sulla necessità di un’Europa più presente in materia di salute, dove le competenze sono tutte, o quasi, nelle mani degli Stati membri: Bruxelles si è messa a capo dei negoziati per l’acquisto dei vaccini per abbassare i costi ed evitare concorrenza tra gli stessi Paesi Ue, i confini piano piano riaprono e il mercato unico tiene di fronte alla crisi.