Bruxelles – L’ombra del conflitto di interessi per Ursula von der Leyen, sulla scia di incarichi conferiti al marito e conseguenti finanziamenti ricevuti. Dal Parlamento europeo arrivano due interrogazioni parlamentari diverse per firmatari ma identiche nella sostanza. La prima per ordine di presentazione è quella a firma Rosa D’Amato, dei Verdi. L’eurodeputata chiede chiarimenti su Heiko von der Leyen, marito dell’attuale presidente della Commissione europea. Medico di professione, è direttore scientifico della società biotech statunitense Orgenesis, specializzata in terapie cellulari e geniche e in prima linea proprio nella realizzazione dei vaccini anti COVID a RNA. Con la sua azienda “è coinvolto” nella Fondazione creata l’8 giugno scorso dall’nniversità di Padova per gestire il filone di ricerca su terapia genica e farmaci. Un piano, rileva D’Amato, “finanziato dal Piano nazionale per la ripresa con 320 milioni di euro corrisposti al Ministero dell’Università”.
Il 30 settembre, continua l’europarlamentare, si è svolta a Padova l’assemblea ordinaria dei membri della Fondazione “Centro nazionale di ricerca e sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA”, che ha eletto i rappresentanti dei suoi organi di governo. Von der Leyen rappresenta l’Orgenesis, coinvolta nel progetto come fondatore, “che percepirà 200mila euro di contributi l’anno“. Da qui la richiesta, molto chiara e diretta: “Può la Commissione indicare se ritiene che ci sia un potenziale conflitto di interessi che coinvolge la Presidente von der Leyen?”
La storia non è sfuggita neppure ai rappresentanti di altri gruppi parlamentari. Una seconda interrogazione, che vede la sottoscrizione di esponenti dei Conservatori (Ecr), di sovranisti (Id) e non iscritti, sottolinea come Orgenesis Inc. sia “una società che collabora con Pfizer-Biontech ed è direttamente coinvolta nello sviluppo di terapie geniche, in particolare vaccini”. Una società che “intrattiene rapporti con consorzi che hanno partecipato e vinto gare d’appalto per fondi destinati alla ricerca e allo sviluppo in almeno due Stati membri”, e in questo il marito di von der Leyen “trae un notevole vantaggio economico dal modo in cui la posizione di primo piano nell’Ue della presidente influenza la sua attività”. In questo secondo caso viene rivolta un’accusa diretta. “Come intende la Commissione risolvere questo grave conflitto di interessi?”, recita la domanda finale, in cui si dà per scontata la situazione di conflitto di interesse.
L’esecutivo comunitario ha a disposizione fino a 60 giorni per poter rispondere, e dunque replica e spiegazioni richieste arriveranno per metà gennaio. Intanto però Ursula von der Leyen viene messa in discussione da una parte del Parlamento europeo.