Bruxelles – I legali dell’ex vicepresidente dell’eurocamera, Eva Kaili, chiedono che la loro assistita possa tornare a casa con la modalità del braccialetto elettronico e riabbracciare così la figlia di due anni. L’ex vicepresidente del Parlamento europeo dovrà attendere fino a tarda serata per conoscere il verdetto dei giudici, che questa mattina (22 dicembre) si sono riuniti al Palazzo di Giustizia di Bruxelles per l’udienza preliminare dell’eurodeputata greca, colta in flagrante con oltre 500 mila euro in contanti nella propria abitazione e per questo arrestata dalla polizia federale belga lo scorso 9 dicembre, nell’ambito dell’inchiesta denominata Qatargate.
Da quanto riferito dagli avvocati, Andre Risopoulos e Michalis Dimitrakopoulos, l’ex vicepresidente non avrebbe parlato in aula, ma sta “partecipando attivamente all’inchiesta”: i due legali, che hanno dichiarato di aver avuto un colloquio di oltre 4 ore con Kaili per preparare la sua difesa e provare la sua innocenza, hanno chiesto al giudice la scarcerazione con la misura di sorveglianza del braccialetto elettronico, perché “non vuole scappare, ha una figlia da cui tornare”.
La difesa di Kaili “rigetta tutte le accuse“: a differenza di quanto avrebbe dichiarato l’eurodeputata greca nei giorni scorsi, di essere stata a conoscenza delle attività del compagno Francesco Giorgi e di Antonio Panzeri, Dimitrakopoulos sostiene che Kaili avrebbe scoperto il denaro nella sua abitazione solo nel momento dell’arresto di Giorgi, la sera del 9 dicembre. In ogni caso, l’ex vice di Roberta Metsola continua a negare di aver ricevuto mazzette per influenzare i dibattiti nell’aula comunitaria, e gli avvocati raccontano di una donna “tradita dal suo partner”, l’ex assistente parlamentare di Antonio Panzeri e ora di Andrea Cozzolino. Dal carcere di Haren, il compagno di Kaili, nel tentativo di scagionare la deputata greca sta a poco a poco fornendo agli inquirenti nomi e elementi per ricostruire il giro di tangenti: il socialista belga Marc Tarabella, ma anche gli eurodeputati del Pd Andrea Cozzolino, Alessandra Moretti e Brando Benifei, sarebbero stati indicati come potenzialmente coinvolti nell’affaire.
Il capo delegazione del Partito democratico a Bruxelles, Brando Benifei, ha respinto con fermezza le insinuazioni che lo legano allo scandalo: “Non sono mai stato in Qatar o in Marocco, non avevo nessuna frequentazione fuori dal lavoro nel Parlamento Europeo con nessuna delle persone coinvolte nel Qatargate, ogni mia interrogazione o votazione è andata sempre contro le posizioni politiche sui temi in questione che questi esponenti politici portavano avanti”. Benifei, per sciogliere qualsiasi dubbio relativo alla sua posizione e a quella del partito, si è detto “disponibile a collaborare con la magistratura insieme a tutta la delegazione degli Eurodeputati PD per fare luce al più presto su tutti gli aspetti di questa vicenda”.