Bruxelles – Alla vigilia del passaggio di consegne tra la presidenza di turno ceca e quella svedese del Consiglio dell’Ue, i Ventisette cercano di sfruttare l’onda lunga del rinnovato impegno di fine 2022 sui dossier migrazione e asilo per preparare il terreno di un nuovo anno che a Bruxelles è considerato decisivo. Dopo le due intese tra i negoziatori del Parlamento Ue e del Consiglio dell’Ue a proposito della direttiva sulle condizioni di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale e del Regolamento sul nuovo quadro di reinsediamento, gli ambasciatori riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio hanno concordato i mandati per negoziare con l’Eurocamera sulle parti di quattro dossier non coperte dai negoziati del 2016-2018.
In quello che resta del semestre ceco – poco più di una settimana al 31 dicembre – ci sarà il passaggio di consegne tra Praga e Stoccolma, con tutte le incognite che presenta un governo svedese dipendente dalle posizioni intransigenti dall’estrema destra (fuori dall’esecutivo, ma nella maggioranza parlamentare) in materia di migrazione e asilo. La presidenza di turno svedese riceverà il mandato di adottare la posizione del Consiglio dell’Ue e avviare i negoziati con il Parlamento non solo sui due dossier approvati giovedì scorso (15 dicembre) in via provvisoria sulla base dell’accordo del 2018, ma anche sul Regolamento sulle qualifiche e sul Regolamento modificato sulle procedure di asilo.
Quanto concordato tra i 27 ambasciatori Ue è un avanzamento dei lavori sulla riforma della legislazione comunitaria sulla migrazione e l’asilo, che combina le proposte della Commissione di sei anni fa e il Patto migrazione e asilo del 2020, secondo la tabella di marcia dei co-legislatori firmata a inizio settembre per arrivare alla chiusura di tutti i file entro la fine della legislatura nel 2024. Per quanto riguarda il Regolamento modificato sulle procedure di asilo il mandato può essere considerato parziale, dal momento in cui si focalizza sulla definizione di “minore non accompagnato”, sul rilevamento dei dati biometrici e sul ruolo delle autorità coinvolte, ma non affronta il concetto di “Paesi sicuri”. Sono invece centrali le questioni delle informazioni fornite alle persone migranti all’arrivo e il formato dei colloqui individuali con l’assistenza di un consulente legale.
A proposito del Regolamento sulle qualifiche, l’obiettivo è quello di stabilire le condizioni minime necessarie per poter beneficiare della protezione sul territorio comunitario. Rispetto agli elementi del testo già coperti dai negoziati conclusi nel 2018, gli ambasciatori hanno inserito un riferimento alle “norme volte a scoraggiare i movimenti secondari” per le persone migranti “che hanno ottenuto la protezione internazionale a seguito della conclusione positiva di una procedura di reinsediamento o di ammissione per motivi umanitari”.
A questo si lega il Regolamento sul nuovo quadro di reinsediamento, che definisce la base volontaria su cui gli Stati membri parteciperanno al programma, con la garanzia di soluzioni a lungo termine per le persone migranti (come lo status legale di rifugiato e l’accesso a tutti i diritti fondamentali). In questo contesto gli Stati membri dovrebbero ricevere un importo di 10 mila euro per ogni persona ammessa a titolo di reinsediamento, 6 mila euro per motivi umanitari e 8 mila per donne vulnerabili, persone a rischio rimpatrio forzato dai propri Paesi, sopravvissuti a violenze o torture, minori non accompagnati e persone con esigenze mediche o disabilità.
Infine, per quanto riguarda la direttiva sulle condizioni di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, oltre a quanto già stabilito a proposito dell’autorizzazione a lavorare non oltre i sei mesi dalla data di registrazione della domanda (invece degli attuali nove) e alle altre misure di miglioramento delle opportunità di integrazione nella società, gli ambasciatori hanno eliminato i rifermenti al Regno Unito, che erano ancora presenti nell’accordo sulla migrazione e asilo del 2018, quando Londra non aveva ancora lasciato definitivamente l’Unione.
Il punto sui dossier migrazione e asilo approvati
Il Patto migrazione e asilo presentato dalla Commissione Ue nel settembre 2020 contiene al suo interno nove dossier, nuovi ed ereditati dai negoziati conclusi sulle proposte del 2016. Per l’Eurocamera è prioritario l’avanzamento su accoglienza, reinsediamento e qualifiche, mentre la contropartita per il Consiglio è rappresentata da più concessioni su impronte digitali e screening (ciascuno coperto da un regolamento specifico), come evidenziato nel corso dell’ultimo vertice dei ministri degli Affari interni e dagli stessi ambasciatori.
Nello specifico, il Patto della Commissione include il Regolamento per la gestione dell’asilo e della migrazione (relatore Tomas Tobé, Ppe), il Regolamento per le crisi e le cause di forza maggiore (relatore Juan Fernando López Aguilar, S&D), il Regolamento sullo screening (relatrice Birgit Sippel, S&D), il Regolamento sulle qualifiche (relatore Matjaž Nemec, S&D), il Regolamento modificato sulle procedure di asilo (relatrice Fabienne Keller, Renew Europe), la Direttiva sui rimpatri (relatrice Tineke Strik, Verdi/Ale), il Regolamento Eurodac modificato (relatore Jorge Buxadé Villalba, Ecr), il Regolamento sul nuovo quadro di reinsediamento (relatrice Malin Björk, Sinistra) e la direttiva sulle condizioni di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale (relatrice Sophia In ‘t Veld, Renew Europe).
Delle proposte in materia di migrazione e asilo proposte negli ultimi anni dalla Commissione, le uniche che si sono concretizzate sono due. La prima è la riforma della Guardia di frontiera e costiera europea (Frontex) dell’aprile 2019, che ha creato un corpo permanente di personale operativo e ha espanso il ruolo che l’Agenzia può svolgere nei Paesi terzi confinanti e non-confinanti con l’Unione, fatto salvo l’obbligo di osservare i diritti fondamentali e il principio di non-respingimento delle persone alla frontiera. La seconda proposta approvata nel dicembre 2021 è l’istituzione dell’Agenzia europea per l’asilo (Euaa), che ha sostituito l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (Easo) e da gennaio lo ha trasformato in un’agenzia indipendente a tutti gli effetti. Il compito della nuova Agenzia Ue è quello di migliorare il funzionamento del sistema europeo comune di asilo e di fornire assistenza tecnica agli Stati membri sulla valutazione delle domande di protezione internazionale, con la prerogativa a partire dal 31 dicembre 2023 di controllare se gli impegni assunti dai Ventisette vengono rispettati sul campo (meccanismo vincolato dall’approvazione del Regolamento per la gestione dell’asilo e della migrazione).