Bruxelles – Di fronte alla crisi energetica la Germania nazionalizza, con il beneplacito della Commissione europea. L’aggressione russa dell’Ucraina, le sanzioni Ue di risposta che colpiscono anche il settore energetico, lo stop di forniture di gas, stanno mettendo sempre più in difficoltà l’economia tedesca che, in nome dell’emergenza, procedono al salvataggio delle compagnie. Una vera e propria corsa contro il tempo per evitare il peggio. L’esecutivo comunitario concede al governo federale la possibilità di ricapitalizzare Sefe, dando il via libera all’iniezione di 6,3 miliardi di euro. E’ questa l’ultima tappa di un processo iniziato da mesi.
Sefe è l’impresa che si è sostituita a Gazprom Export Lcc. Berlino aveva già chiesto e ottenuto (12 novembre) di acquisire la proprietà di Sefe al 100 per cento proprio per soppiantare il ramo del colosso russo operativo in Germania. Bruxelles ha dato il via libera all’intervento da 225,6 milioni di euro, perché c’è da “salvaguardare la redditività dell’azienda e la sicurezza dell’approvvigionamento di gas per l’economia tedesca”. Per la stessa ragione si è permesso alla Germania di nazionalizzare anche Uniper, altro operatore energetico messo in crisi dalla chiusura dei rubinetti del gas.
Solo per Uniper la Germania ha tirato fuori circa 40 miliardi di euro. Ha speso mezzo miliardo per acquistare il pacchetto azionario detenuto da Fortum, la partecipata finladese di cui il governo Helsinki deteneva il 53 per cento delle quote. Quindi ha messo quattro miliardi di euro per rimborsare a Fortum prestiti concessi in precedenza dalla stessa Fortum a Uniper. Un’operazione obbligata, quest’ultima, visto che il governo finlandese aveva preteso indennizzi in cambio del benestare alla nazionalizzazione. La Commissione europea ha dato l’ok la scorsa settimana, notificando il ‘sì’ il 16 dicembre. A distanza di pochi giorni, il 20 dicembre, l’esecutivo comunitario ha permesso la ricapitalizzazione da 34,5 miliardi di euro per l’ormai nazionalizzata Uniper.
Anche qui, il motivo è quello di puntellare la principale economia dell’Ue e della zona euro. “Molti importatori di gas naturale russo non sono attualmente serviti, e questo ha gravi conseguenze per i clienti e per l’economia tedesca”, riconosce Margrethe Vestager. La vicepresidente esecutiva e capo dell’Antistrust a dodici stelle per certi aspetti è quasi costretta a lasciar fare. L’intervento su Uniper “eviterà gravi perturbazioni” in Germania e, di riflesso, sul resto dell’Ue.
Le ultime previsioni economiche della Commissione europea prevedono la Germania in recessione: -0,6 per cento del Pil nel 2023. Si vogliono evitare effetti contagio. Si è consapevoli del fatto che una frenata tedesca possa trascinare tutti i Paesi partner dell’Ue nel vortice di una recessione. Non solo. Uniper è la quarta società di stoccaggio di gas in Europa, con il suo volume di immagazzinamento che rappresenta circa il 25 per cento della capacità totale della Germania. Un fallimento dell’azienda avrebbe ripercussioni anche per le strategie europee sulle riserve di gas. I Ventisette hanno concordato di far sì che queste siano piene al 90 per cento a partire dall’inverno 2023.
Intanto fin qui tra Sefe (225,6 milioni più 6,3 miliardi di ricapitalizzazione, totale oltre 6,5 miliardi) e Uniper (500 milioni più 4 miliardi di indennizzi più 34,5 miliardi di ricapitalizzazione, totale 39 miliardi), la Germania di Olaf Scholz è fin qui intervenuta con 45,5 miliardi di euro di soldi pubblici per correre ai ripari. Col consenso dell’Ue.