Bruxelles – Una Puglia più eco-sostenibile e una Sardegna più amica del clima. I progetti ci sono, le intenzioni anche, e adesso anche i soldi. La Commissione europea ha dato il via libera all’esborso di 1 miliardo di euro per interventi volti al recupero, in senso ‘green’, della zona di Taranto e del Sulcis. Da una parte c’è da contrastare l’insieme degli effetti prodotti dall’Ilva, l’acciaieria più grande d’Europa, dall’altro la necessità di riconvertire una zona troppo votata al carbone. Le risorse europee che arrivano dal Just Transition Fund, Fondo per una transizione giusta incoraggerà la diversificazione economica e la creazione di posti di lavoro in settori verdi, tra cui quello dell’energia rinnovabile.
A Taranto l’imperativo è il cambio del paradigma che vuole la città sinonimo di Acciaierie d’Italia (ex Ilva), che produce secondo modelli ‘datati’ e poco attenti alle emissioni. Per trasformare la produzione dell’acciaio, su cui puntano il governo Meloni e il suo ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è indispensabile introdurre nuovi modelli imprenditoriali, garantire una maggiore disponibilità di energia rinnovabile e di idrogeno verde e riqualificare la forza lavoro. Qui le risorse Ue intendono sostenere la riqualificazione di 4.300 lavoratori in vista di un loro reimpiego in posti di lavoro verdi connessi alla transizione verso l’energia pulita e all’economia circolare.
Il Fondo per una transizione giusta sosterrà inoltre la costruzione di turbine eoliche, lo sviluppo di idrogeno verde e la produzione di impianti geotermici per gli edifici della provincia, al fine di assicurare la disponibilità di energia rinnovabile per le attività economiche e residenziali a prezzi accessibili. Le risorse offerte all’area di Taranto concorreranno inoltre alla creazione di una cintura verde intorno alla città. Si tratta di una infrastruttura verde costituita da parchi urbani e aree naturalistiche contribuirà al ripristino dei terreni degradati e alla riduzione delle emissioni di CO2.
Nel Sulcis Iglesiente si intravede invece “un forte potenziale per la produzione di energia rinnovabile”. Per questo sarà agevolata la creazione di comunità energetiche rinnovabili volte a ridurre la povertà energetica, oltre che per accrescere l’energia pulita. Il Fondo per una transizione giusta concorrerà anche a ridurre e ottimizzare il consumo energetico delle PMI incoraggiando l’uso di tecnologie pulite per la produzione di energia eolica, solare e marina. I siti contaminati saranno bonificati, riabilitati e destinati a nuove attività economiche. Sul fronte occupazionale verranno sostenuti 2,250 lavoratori ad acquisire nuove competenze.
“La Commissione europea è dalla parte dell’Italia nel costruire un futuro verde, sostenibile e sano per tutti”, sottolinea Frans Timmermans, commissario responsabile per il Green Deal. “La transizione verso la neutralità climatica è necessaria per dare ai nostri figli e nipoti un futuro su questo pianeta, ma non è un processo necessariamente facile”. Una sottolineatura, quest’ultima, che sa di richiamo alla responsabilità.
L’Ue mette i soldi, ora l’Italia dovrà saperli spendere. Il sistema Paese non può permettersi brutte figure, anche perché il via libera al miliardi di euro arriva dopo la definizione di piani di transizione che la stessa Italia ha negoziato di concerto con l’esecutivo comunitario. Su richiesta delle autorità italiane la Commissione ha fornito consulenza tecnica ad hoc per la preparazione della strategia nazionale e dei piani. Ora è tempi di tradurli in pratica.