Bruxelles – Rendere penalmente perseguibili le persone che utilizzano “consapevolmente” i servizi forniti dalle vittime di tratta di esseri umani. È questa la misura più incisiva del pacchetto di aggiornamento della strategia contro il traffico di esseri umani del 2021, presentato dalla commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, per contrastare un fenomeno che continua a essere particolarmente preoccupante, ancora di più se considerati i quasi 5 milioni di rifugiate e rifugiati ucraini arrivati sul territorio comunitario dall’inizio dell’invasione russa: “Ogni anno oltre 7 mila persone diventano vittime di tratta di esseri umani, ma è solo la punta dell’iceberg perché molte altre non sono individuate”, ha avvertito la titolare per gli Affari interni nel gabinetto von der Leyen, aprendo la conferenza stampa questa mattina (lunedì 19 dicembre).
Un fenomeno che ha un costo materiale per i Ventisette – “circa 2,7 miliardi di euro” – ma principalmente umano: “È in crescita lo sfruttamento lavorativo di uomini e ragazzi, ma si tratta principalmente di donne e ragazze soprattutto per motivazioni sessuali, un quarto sono bambine e bambini”, ha precisato Johansson, ponendo con forza l’accento sul fatto che “quando il traffico riguarda una donna o una ragazza, il suo corpo può essere venduto ancora e ancora e ancora”. Non è necessario andare oltre le frontiere dell’Unione per trovare i trafficanti, perché “le vittime di tratta sono sfruttate all’interno dei nostri Paesi membri, è un problema europeo” ed è per questo motivo che la soluzione deve essere trovata all’interno del contesto comunitario, secondo quanto evidenziato oggi dalla Commissione.
La base di partenza è la strategia presentata nell’aprile dello scorso anno, ma anche le linee-guida implementate dalla primavera di quest’anno appositamente per l’accoglienza dei rifugiati in arrivo dall’Ucraina e la prevenzione dei rischi di un aumento delle vittime di tratta. “Il rischio rimane ancora alto, ma insieme possiamo agire per proteggere le persone, come abbiamo visto con gli arrivi dall’Ucraina”, è l’endorsement arrivato dalla coordinatrice Ue per la lotta alla tratta di esseri umani, Diane Schmitt. L’aggiornamento delle misure prevede l’inclusione del matrimonio forzato e l’adozione illegale tra i tipi di sfruttamento contemplati dalla definizione della direttiva: se sarà incluso nella strategia anti-tratta, questo imporrà agli Stati membri di introdurre le due definizioni tra i reati nel diritto penale nazionale. A proposito di reati, anche l’utilizzo “consapevole” dei servizi forniti dalle vittime di tratta (come quelli legati alla prostituzione) potrebbe costituire un reato, mentre dovrebbero essere introdotte sanzioni obbligatorie per i responsabili di reati di tratta di esseri umani, compresa “l’esclusione dai benefici pubblici e la chiusura temporanea o permanente degli stabilimenti in cui si è verificato il reato”.
Considerato il fatto che “le forme di sfruttamento si sono evolute negli ultimi anni e il crimine ha assunto sempre più una dimensione online” – come dimostrato dalle segnalazioni su tutto il territorio comunitario negli ultimi mesi – la Commissione Ue ha proposto anche un riferimento esplicito ai reati commessi o facilitati attraverso le tecnologie, Internet e social media inclusi. Come ultima misura, nell’aggiornamento della strategia del 2021 è prevista l’introduzione di meccanismi di riferimento nazionali formali per l’identificazione, la prevenzione dei reati e il sostegno alle vittime di tratta, ponendo le basi per un meccanismo europeo, oltre a una raccolta annuale di dati curata da Eurostat. A questo punto i co-legislatori di Parlamento e Consiglio dell’Ue dovranno esaminare la proposta della Commissione e, se adottata, i 27 Stati membri dovranno recepire le nuove norme della direttiva nel proprio diritto nazionale.